Qualche anno fa i Wine Club, così come gli shop online di singoli vignaioli/e, rappresentavano solo pochi casi isolati. Oggi, spinti anche dalla pandemia, entrambi stanno riscuotendo un certo successo.
Ricordo quando l’idea di aprire uno shop online per una cantina rappresentava da un lato un’utopia, dall’altro un vero e proprio timore commerciale e di posizionamento.
I principali blocchi allo sviluppo erano:
- non posso mostrare i prezzi online altrimenti distributori, enoteche e ristoratori si incazzano
- non posso vendere la singola bottiglia perché non è sostenibile
- le mie spese di spedizione saranno sempre più elevate di quelle dei grandi player multimarca come Tannico
- non posso permettermi, vedi sopra, di attivare politiche di prezzo troppo aggressive (sconti, coupon, spese gratuite)
- non so bene che circuiti attivare per i pagamenti, e poi i vari PayPal si prendono la loro commissione
- quando ce l’ho, poi devo gestire anche quello, con tutto ciò che ne consegue (ordini, corrieri, politiche di reso, soglie di acquisto, promozioni, magazzino, reclami, non sia mai anche l’estero, etc)
Oggi, come sempre grazie al progredire di idee e tecnologie, alcuni blocchi hanno ceduto e alcune preoccupazioni si sono ridimensionate.
Complice la pandemia, che ha duramente colpito il circuito Ho.re.ca., molte cantine (anche piccole) hanno aperto propri e-commerce e si sono lanciati, più o meno liberamente, in questa avventura digitale.
L’altro ambito che ha avuto una decisa accelerazione è stato quello dei Wine Club, soluzioni principalmente indirizzate alla costruzione di community di consumatori fedeli e fidelizzati.
Forse stiamo finalmente capendo che la ricchezza risiede nel database aziendale, anche per il mondo del vino.
Semplificando e snellendo il concetto, possiamo dire che il Wine Club cerca di invitare enoappassionati ad iscriversi, spesso tramite form su sito o per mezzo di strumenti di email marketing, a liste profilate in cambio di vantaggi esclusivi. Ad esempio: anteprime, eventi riservati, degustazioni speciali, aperture di vecchie annate, sconti e promozioni sugli e-shop aziendali.
E proprio qui volevo arrivare. Il Wine Club è venuto in qualche modo in aiuto alle aziende, nella gestione delle criticità commerciali legate agli shop online pubblici.
Da un livello massimo di protezione, che vede aziende mostrare i prezzi solo se ci si iscrive al Wine Club, a chi può usare il gancio del rapporto “privato” per gestire scontistiche e promozioni con maggiore libertà, senza che siano smaccatamente esposte alla luce del sole.
Ma la natura e le opportunità dei Wine Club non possono e non devono ridursi alla risoluzione di problematiche presenti su altre piattaforme. Devono poter sviluppare tutto il loro potenziale legato per l’appunto alla nascita e alla coltivazione nel tempo di un database di appassionati che vogliono sentirsi realmente e concretamente speciali, coccolati, facenti parte della famiglia.
Da questo punto di vista il futuro del Wine Club sarà sempre più legato alla progettazione di un’esperienza unica, alla costruzione di un rapporto realmente intimo e consapevole tra chi beve e chi produce vino.
Questo post contiene alcune informazioni che spero possano esserti d’aiuto concreto. Se vorrai condividerlo ne sarò felice.
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