Difficilmente parlo di nuove app a tema vino, per una serie di motivi che brevemente ti elenco.
- non sono quasi mai interessanti
- soffrono del peccato originale di essere “nuove”, quindi non possiedono ancora una concreta base statistica sulla quale ragionare in termini di reale interesse o efficacia
- non si sa mai quanto dureranno
Ciò premesso ti parlerò oggi di una nuova app che mi è stata segnalata e che ha attirato la mia attenzione, principalmente perché ha smosso una serie di collegamenti nella mia mente, e nella mia memoria, che vorrei raccontarti.
Wine Listening
Wine Listening è una neonata app (al momento solo per iOS) che abbina vino e musica.
Un algoritmo associa l’etichetta di un vino (scansionata da app) alla playlist musicale su Spotify ritenuta più adatta a quel tipo di vino.
Qui entriamo nel campo delle neuroscienze. L’algoritmo si basa infatti su ricerche del Research Laboratory di Oxford, capitanato dallo psicologo sperimentale Charles Spence, esperto in design multisensoriale.
I quesiti alla base dell’applicazione erano semplici.
Può una determinata musica modificare la percezione di un vino? E qual è la musica più adatta alla degustazione di un vino con determinate caratteristiche organolettiche?
L’app, una volta fotografato e riconosciuto un vino dall’etichetta, si collega al proprio profilo Spotify e, anche in base ai gusti del singolo utente, seleziona i brani che più si avvicinano a quel tipo di vino.
Il database vinicolo conta 2.5 milioni di etichette. La musica è da archivio Spotify.
Ora. A certi livelli la scienza è esatta tanto quanto gli scienziati che la divulgano, e c’è sempre da qualche parte uno studio che ne confuta un altro. Non conosco nel dettaglio i parametri di analisi utilizzati nello studio condotto dal Research Laboratory di Oxford, ma quando ci sono di mezzo figure di spicco come Charles Spence non dubito certo della bontà dei risultati.
Ma vediamo ora cosa mi ha ricordato questa app.
Musica e vino
L’accostamento vino musica proposto da Wine Listening, mi ha riportato alla mente un passaggio del bel libro Contagioso di Jonah Berger.
L’autore ricorda un interessante esperimento condotto dai musicologi Adrian North, David Hargreaves e Jennifer McKendrick, volto a capire come alcuni stimoli musicali possano modificare il comportamento d’acquisto delle persone in un determinato ambiente.
In un supermercato statunitense, i musicologi avevano sostituito la musica di sottofondo con musiche provenienti da altri paesi, verificando che, ad esempio, con una musica francese in sottofondo le persone tendevano ad acquistare più vino francese dagli scaffali.
Pensa a farlo in una enoteca, una che magari ha difficoltà a vendere vini francesi. Credi che entrare e avvertire in sottofondo una canzone di Edith Piaf non possa in qualche modo accendere uno stimolo associativo nella mente dei potenziali clienti? Io credo proprio di sì.
Questo meccanismo associativo ricorda da vicino quello che Martin Lindstrom (esperto danese di neuromarketing e brand building) chiama marker somatico, che altro non è che una scorciatoia mentale che collega un determinato stimolo a uno stato emotivo. Ne ho parlato approfonditamente in questo post su come emozionare con il tuo vino.
Fino a qui tutto bene
In ottica esperienziale (e forse anche commerciale) l’abbinamento vino musica è dunque più che sensato, sia in un ambiente domestico sia in un ambiente commerciale (pensando appunto a enoteche, wine bar, wine shop, locali con un forte orientamento al vino).
Più in generale potrei dire che se mi trovo in un jazz club mi aspetto anche una selezione di vini coerente con l’ambiente e con ciò che propone, sia a livello decorativo, sia musicale, sia di cibo in accompagnamento.
La musica è inoltre un elemento chiave, perché coinvolge un senso non sempre completamente avvolto dall’esperienza degustativa (al di là intendo del rumore del cavatappi, del liquido che si muove nel bicchiere o del “croccare” delle bollicine in un vino spumante).
Ma fin qui restiamo sempre in un confine tra marketing esperienziale, ambientale e neuromarketing. Poco commerciale in pratica.
E forse proprio per questo motivo Wine Listening fa un passo avanti nell’esperienza d’uso proponendo, in perfetto stile commerciale oltreoceanico, l’acquisto di due abbonamenti che ti permettono di ricevere a casa mensilmente un vino e alcuni vantaggi musicali.
Ecco l’ideale chiusura del cerchio. Coinvolgo i tuoi sensi dimostrandoti quanto è piacevole ascoltare una determinata musica con un determinato vino e poi ti vendo vino e musica in abbonamento.
Non so ovviamente se la cosa sta funzionando, non so se ha un reale mercato in Italia, e di che numeri stiamo parlando.
So però che la direzione di marketing è chiara.
Il coinvolgimento dell’utente è sempre più ampio, multisensoriale, esperienziale, immersivo. Perché al di là di ciò che realmente ti serve, oggi vendere qualcosa significa vendere emozioni.
Fonti: vanityfair.it – winelistening.com – amazon.it
Questo post contiene alcune informazioni che spero possano esserti d’aiuto concreto. Se vorrai condividerlo ne sarò felice.
Nel caso in cui necessitassi di ulteriori approfondimenti o desiderassi contattarmi per una consulenza, puoi farlo tramite la chat Messenger o scrivendo a andreamarc79@gmail.com