Le 24 ore sono il nuovo standard temporale per i contenuti digitali? Il precursore è stato Snapchat (nato nel 2011), poi è arrivato Instagram (2016 per le Stories) seguito da WhatsApp (2017 per gli Status) e da Facebook (sempre 2017 con piattaforma social e Facebook Messenger).
24 ore. Per vedere i contenuti (audiovideo e immagini) dei nostri amici o delle persone e brand che seguiamo. Per rimanere aggiornati, scoprire novità, compiere azioni come cliccare su un hashtag, approfondire un link, visualizzare un profilo, rispondere a un semplice sondaggio, scrivere un messaggio.
Una illuminante infografica di Socialbakers racconta molto bene l’evoluzione nel tempo di Instagram Stories, Snapchat e WhatsApp Status, tutte funzionalità che permettono la produzione e la condivisione di contenuti che dopo 24 ore dalla pubblicazione si auto cancellano, scomparendo definitivamente dai rispettivi social e dagli sguardi bramosi delle persone.
Le tre app posseggono dinamiche proprie, soprattutto per quanto riguarda i livelli di visibilità dei propri contenuti temporanei. Di base però la logica è la medesima. Si tratta sempre di immagini, o di brevi video, in orientamento verticale, visibili solo per 24 ore. Se un utente pubblica continuamente contenuti di questo tipo, si crea un vero e proprio flusso di contenuti che le persone possono visualizzare scorrendo un contenuto alla volta.
Come puoi ben verificare dall’infografica il povero Snapchat, che ha ideato i contenuti durevoli 24 ore, è quello che meno degli altri è riuscito a garantire nel tempo una crescita alla propria piattaforma.
Le Stories di Instagram (palesemente scopiazzate da Snapchat), lanciate nell’agosto del 2016 hanno visto una crescita impressionante, sfondando la soglia dei 300 milioni di utenti attivi al giorno a ottobre 2017. Gli Status di WhatsApp sono invece quello che non ti aspetti, forse perché più discreti, apparentemente inosservati e meno discussi.
WhatsApp, questo sconosciuto
Prima di tutto chiariamo bene cosa è WhatsApp oggi grazie ai sempre utili numerini.
Un miliardo e mezzo di persone usano WhatsApp.
100 milioni di telefonate ogni giorno vengono fatte su WhatsApp.
60 miliardi di messaggi vengono inviati ogni giorno su WhatsApp.
WhatsApp è oggi disponibile in 60 lingue e in 180 paesi (India e Cina compresi).
4 miliardi e mezzo di fotografie e 1 miliardo di video al giorno vengono condivisi su WhatsApp.
300 milioni di persone usano gli WhatsApp Status ogni giorno.
Tornando invece ai nostri contenuti durevoli 24 ore, dobbiamo avere il coraggio di un’ammissione. Ammettiamolo dunque, agli WhatsApp Status non avevamo pensato. E siamo stati ampiamente autorizzati a farlo dal fatto che la loro natura è prettamente privata, limitata alla cerchia delle persone presenti nella nostra rubrica con un account WhatsApp.
Poco si prestano a ragionamenti di marketing, a strategie di contenuti come accade invece per Snapchat e, ancor di più, per le Instagram Stories.
In queste ultime due piattaforme è sufficiente seguire, o anche solo cercare in piattaforma e visualizzare, i profili pubblici (o privati previa autorizzazione) delle persone iscritte a Snapchat e Instagram per vederne le Stories. Con WhatsApp invece la comunicazione avviene solo tra persone collegate tramite rubrica telefonica; devi in pratica possedere il contatto telefonica della persona che pubblica gli Status per vederli.
Che opportunità di marketing offrono questi strumenti?
Instagram Stories e Snapchat
Metto insieme questi due ambienti perché, anche se molto differenti tra di loro, offrono opportunità comunicative simili. E se, obiettivamente, in Instagram è tutto più semplice, immediato e “aperto”, anche in Snapchat si possono identificare i profili più interessanti e seguirne gli Snap nella stessa modalità di fruizione delle Instagram Stories.
Non sto qui ora ad addentrarmi nelle singole specificità dei due ambienti, né tanto meno a descriverne approfonditamente le funzionalità. In svariati post precedenti ho avuto modo di parlare di quanto siano importanti i concetti di identità, narrazione e coerenza in Instagram oppure di come determinati social siano un’opportunità che puoi cogliere.
Ti basti sapere che in questi canali hai a disposizione una vetrina pubblica, aperta sul mondo e raggiungibile da chi è interessato al tuo vino. Produrre Stories o Snap, ti permette di farti notare e comunicare potenzialmente in maniera continuativa con il tuo pubblico, in un flusso costante di contenuti a scadenza, che permette a chi ti segue di vivere quotidianamente le tue esperienze, il tuo lavoro in vigna e in cantina, la partecipazione alle fiere, gli eventi in azienda.
Ovviamente tutto questo prevede un elevato impegno e una costanza nelle azioni che devi aver voglia di avviare e di mantenere.
Con lui non puoi fare molto, non direttamente almeno. La sua natura privata ti preclude il mondo dei pubblici, delle profilazioni, delle comunicazioni mirate. Non puoi essere visto da tutti, non puoi essere raggiunto da tutti. I tuoi Status temporanei sono destinati unicamente ai contatti presenti nella rubrica del tuo smartphone che posseggono e usano WhatsApp.
Ha dunque senso usare ANCHE questo strumento? Certo che sì! E per almeno 3 validi motivi.
- nella tua rubrica telefonica avrai certamente distributori, partner commerciali, referenti di fiere ed eventi, titolati di attività come bar, enoteche, ristoranti, colleghi, influencer (non sono felice se non cito questa categoria) che per natura sono fortemente interessati alle tue comunicazioni (magari non a tutte, ma la buona notizia è che puoi scegliere cosa mostrare a chi è collegato con te in WhatsApp)
- gli amici presenti in rubrica sono i tuoi ambasciatori, o tali almeno potrebbero e dovrebbero essere. Usare gli Status di WhatsApp può essere in tal senso interessante per veicolare novità in maniera leggermente più esclusiva e personale, comunicare lanci di nuovi prodotti o eventi, invitare i tuoi collegamenti in cantina
- WhatsApp è pur sempre una delle app di direct message più agili e diffuse al mondo. Le persone possono dunque rispondere facilmente e privatamente ai tuoi Status e aprire con te un canale di comunicazione diretto
Ora sta a te capire cosa comunicare attraverso questi strumenti. Quanto svelare ai tuoi pubblici di ciò che fai e di cosa fai. Quanto rimanere strettamente legato al tuo ruolo di produttore di vino, o quanto invece aprire la porta sulla tua vita privata e sulle tue esperienze quotidiane personali.
Se sei un vignaiolo convinto che il tuo vino rispecchi la tua personalità e i tuoi valori, e che non vi sia netta divisione tra ciò che sei e ciò che produci, allora puoi tranquillamente raccontarti, consapevole del fatto che tutto ciò contribuisce alla costruzione di un tuo brand personale e di una reputazione fatta non solo di lavoro ma anche di gusti e passioni personali.
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Fonte: expandedramblings.com
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