La rete si suddivide principalmente in due grandi categorie di utenti: chi produce contenuti e chi condivide contenuti. I primi tendenzialmente non hanno difficoltà a svolgere anche il ruolo di condivisori, i secondi difficilmente (o raramente) sono anche produttori.
Confini sfumati ma predisposizioni ben chiare
Ribalto l’assunto iniziale premettendo che in rete, e soprattutto nei social network, siamo tutti sia produttori di contenuto, sia condivisori di contenuti altrui. Questa affermazione è valida se per contenuto intendiamo anche solo un semplice post o una fotografia caricata su Instagram.
Tutto cambia però se assegnamo un significato altro e più strutturato, digitalmente e professionalmente, alla parola contenuto.
Se per contenuto iniziamo a intendere qualcosa di utile, finalizzato a uno scopo, di valore per chi legge, qualitativo in termini informativi, divulgativi o professionali, allora ecco che ci rendiamo conto che non tutti sono produttori di contenuto, anzi, la maggior parte delle persone sono condivisori di contenuto altrui o semplici produttori di testi e immagini di natura personale.
I contenuti di cui si discute in questo post sono dunque contenuti utili, di qualità, dove per qualità intendo di valore. Contenuti prodotti da chi, per i più svariati motivi, parla a nome di un’azienda, è un brand a tutti gli effetti, o comunica per l’accrescimento della propria reputazione personale.
Per un rapido inquadramento sul tema dei contenuti di qualità ti invito a rileggere (o a leggere se non lo hai ancora fatto) un mio precedente post su cosa è un contenuto di qualità nel mondo vino.
Per produrre contenuto serve pertanto:
- avere degli obiettivi
- possedere una strategia
- avere qualcosa da dire
- possedere doti comunicative
- possedere o costruirsi i materiali necessari (testi, immagini, video, podcast, etc)
- avere un pubblico in ascolto (e i tuoi amici, salvo eccezioni, non sono un pubblico, sono amici)
Il contenuto oggi è sottostimato
L’incredibile opportunità che tutti noi abbiamo oggi di dire qualcosa e far sentire la nostra voce grazie ai social network e alla rete in generale, presenta sempre più spesso il lato opaco della stessa medaglia.
Banalizzazione dei contenuti, mala interpretazione dei contenuti altrui, ricondivisioni frettolose e prive di approfondimento, proliferazione di fake news, sono i mali digitali di oggi.
Lo zio Ben aveva avvertito il nipote Peter che “da un grande potere derivano grandi responsabilità”. Noi abbiamo uno smartphone in mano, abbiamo i social media, ma tutto questo è nullo se non attiviamo la nostra intelligenza, il nostro spirito critico, la nostra curiosità, la nostra capacità di approfondimento e analisi e, soprattutto, il nostro senso di responsabilità.
Il vino. Contenuto per eccellenza
Come per qualsiasi ambito, così anche nel mondo del vino, un contenuto è quello che aggiunge valore a chi legge o osserva, quello che crea immedesimazione, partecipazione e invita al commento o alla condivisione, quello che offre un vantaggio o una soluzione, o anche solo un interessante spunto di riflessione.
Questo non significa abolire i contenuti personalistici, leggeri, semplicemente divertenti o apparentemente futili. Tutto ciò va benissimo se inserito in una coerenza strategica e narrativa finalizzata a scopi ben precisi, arricchimento e completamento di contenuti con la C maiuscola, riconoscibili, identitari e di ispirazione per chi ne fruisce.
Il vino è contenuto per definizione, riempie bottiglie e stomaci, riscalda i pensieri e favorisce le conversazioni. Tutto questo merita dignità, valorizzazione, forse anche scomposta ebbrezza e frivola leggerezza, ma mai banalizzazione, mai chiacchiera politicizzata, mai critica senza alternativa o soluzione, mai attacco urlato e ingiustificato, mai quel silenzio sociale spesso sostituito dal pettegolezzo privato.
Parlando di vino potrei banalizzare il tutto affermando che chi produce vino è anche il produttore dei contenuti digitali e i consumatori sono i condivisori dei contenuti delle aziende vinicole. I confini sono ovviamente molto più sfumati e ognuno, a differenti livelli, può produrre e condividere contenuti a tema vino in rete.
Vediamo dunque quali sono le principali opportunità e responsabilità in capo a chi fa vino e a chi il vino lo consuma e ne parla nei social network.
Mi rivolgo a te che fai vino
La produzione del contenuto principe, fondante, sul tuo vino, sul tuo metodo produttivo, sul tuo territorio vinicolo è in capo a te. Non può e non deve essere demandata ad altri se non come amplificazione, conferma o addirittura critica di ciò che tu racconti, con la tua identità, la tua voce, i tuoi obiettivi e la tua esperienza.
Sei tu che devi raccontarci cosa fai e come lo fai, da te io consumatore devo trovare tutte le informazioni o le suggestioni disponibili sul tuo vino. Se le trovo “anche” da altre parti, bene, se le trovo “solo” da altre parti, male, se invece le “cerco” da altre parti, molto ma molto male.
Ricordati di mantenere il controllo dei tuoi contenuti e delle conversazioni che dai tuoi contenuti, o da contenuti di altri sul tuo vino, scaturiscono.
Mi rivolgo a te che consumi vino
Tu che consumi vino hai il diritto e il piacere di osservare, scoprire, incuriosirti e partecipare ai contenuti prodotti da chi il vino lo fa. Non devi essere timido, puoi fare tutte le domande che vuoi e, se il vino ti è piaciuto, puoi condividere la tua esperienza sui social network per fare in modo che anche altri possano conoscerlo.
Hai anche però il dovere di essere responsabile di ciò che scrivi da un lato, e di scrivere ciò che pensi dall’altro.
Puoi e, a mio avviso, devi, produrre tu stesso contenuto di qualità, perché altri possono leggere ciò che scrivi, possono vedere le immagini che produci, possono collegarsi ai video che giri con il tuo smartphone.
E se anche so che non siamo in un mondo ideale, e che ognuno è libero di presentare ai social la propria parte di approssimazione e di silenzio, spero ancora che chi consuma vino con cognizione abbia la forza di spiegare le proprie posizioni senza gridarle e di porsi con umiltà di fronte ai propri dubbi.
Così come spero che chi ama il vino possa comunicare la propria passione con la stessa forza e convinzione con la quale si imbufalisce di fronte a una bottiglia guasta o a una visita in cantina non particolarmente riuscita.
Produrre contenuto oggi è relativamente facile
In un mio recente post ho spiegato nel dettaglio come sia oggi semplice produrre contenuti video.
Ora, se vogliamo ampliare al massimo la nostra visione, ci rendiamo conto di quanto sia semplice oggi, a livello di strumenti e piattaforme, produrre e condividere praticamente ogni tipologia di contenuto.
Siamo tutti critici, fotografi e videomaker. In pochi secondi abbiamo il potere di far conoscere una nostra opinione su un vino, scrivere un commento a una degustazione, far sapere ai nostri collegamenti dove ci troviamo con una semplice foto, mostrare a tutti la nostra abilità nell’arte del sabrage grazie a un breve video.
Produrre contenuto oggi è dunque semplice lato pratico, la parte difficile la svolge, come sempre, la natura del contenuto che hai oggi la possibilità di creare e condividere a una parte di pubblico più o meno ampia.
Il digitale offre pari opportunità ma non sempre discrimina ruoli, conoscenze, competenze e intenti.
Che tu produca vino o ne sia un semplice consumatore, poni la giusta cura e la debita attenzione a ciò che produci e a ciò che condividi in rete, perché i tuo contenuto possa essere responsabile per la comunità e di qualità per chi lo fruisce.
E se pensi che questo mio post possa essere considerato un contenuto di qualità, commentalo, criticalo, integralo o semplicemente condividilo.
Questo post contiene alcune informazioni che spero possano esserti d’aiuto concreto. Se vorrai condividerlo ne sarò felice.
Nel caso in cui necessitassi di ulteriori approfondimenti o desiderassi contattarmi per una consulenza, puoi farlo tramite la chat Messenger o scrivendo a andreamarc79@gmail.com