L’ultimo libro di Seth Godin mi ha offerto nuovi e interessanti spunti di riflessione sul marketing digitale dedicato al mondo del vino.
Un marketing positivo
Il marketing raccontato da Godin, che di storie se ne intende, è utile, etico, sano, generoso, fatto di empatia e di altruismo.
È l’arte di aiutare le persone a risolvere un problema.
Questa visione è sufficientemente poetica per essere venduta, diffusamente utopica per il fatto che in molti usano tecniche di marketing per piazzare prodotti e servizi scadenti, vera nella misura in cui l’azienda che lo applica è essa stessa etica e interessata al guadagno tanto quanto alla reale soddisfazione dei propri clienti.
In questo senso Seth ci offre un importante punto di vista per costruire la nostra identità, il nostro posizionamento nel mercato e, di conseguenza, la nostra offerta. Ecco cosa ci chiede di fare.
Costruiamo qualcosa che alle persone mancherebbe se sparisse. – Seth Godin
L’invito, seppur non nuovo, mi piace sempre molto ogni volta che lo incontro. Penso che rappresenti davvero un punto di vista capace di aprire, se pur temporaneamente, gli occhi di fronte alla realtà.
La domanda che devi porti è dunque la seguente:
se il tuo vino scomparisse domani, i tuoi clienti ne rimarrebbero scossi e dispiaciuti, o semplicemente andrebbero a pescare un altro vino dallo scaffale, o dal catalogo online di un e-commerce, dopo una leggera alzata di spalle?
Credo poche aziende in Italia possano davvero fregiarsi della certezza che creerebbero un vuoto nella vita del consumatore medio di vino.
Per fortuna non esiste solo la massa, non esiste solo il consumatore medio, esistono anche gruppi più ristretti, coesi e riconoscibili di appassionati di vino che legano le loro vite a etichette in grado di “farli stare meglio con se stessi e con gli altri”. Il virgolettato l’ho messo per enfatizzare un punto chiave, un aspetto cruciale che necessita di ulteriore approfondimento.
Cosa compra il consumatore quando compra vino
Presento ora un ragionamento che il buon Seth propone come buono per ogni prodotto. Io, ovviamente, lo applico al vino, riferendomi nello specifico al consumatore ricorsivo e mediamente preparato, non all’acquirente saltuario da supermercato.
Ti sei mai chiesto cosa compra veramente un consumatore evoluto e consapevole quando sceglie una bottiglia di vino?
Le persone non vogliono comprare un vino, vogliono comprare esperienze da condividere e da raccontare.
Ancora più in dettaglio vogliono, tramite il vino, avvertire quella sensazione di piacevolezza e di convivialità generata dalla condivisione di un piacere e di una conoscenza (ci piace farci belli grazie al nostro gusto e alla nostra preparazione in materia).
Le persone non comprano quindi una semplice bottiglia di vino, le persone vogliono star bene con se stessi e in compagnia e sentirsi apprezzati per una determinata scelta.
Ecco quello che può fare un vino di qualità quando è sorretto da una buona strategia di marketing. Può aiutare le persone a diventare ciò che vorrebbero diventare, o versioni migliori di se stesse.
Se ci rifletti attentamente, e superi il momento di resistenza mentale che ti porta a pensare che questa visione sia esagerata ed eccessivamente romanzata, ti rendi conto di quanta verità ci sia in questa prospettiva, e di quanta responsabilità tu abbia nei confronti di chi ti segue.
Pensa alle coppie che vedi al ristorante, pensa agli enostrippati che incontri alle fiere del vino, pensa a tutti quelli che non stappano una bottiglia senza condividerla anche in Facebook o Instagram, pensa ai gruppi d’acquisto che aspettano di unirsi per avere il vino di quella cantina, pensa a chi pratica l’enoturismo, pensa a chi (come me) quando decide dove andare in vacanza controlla che aziende vinicole ci sono nei paraggi, pensa a chi regala un vino per regalare un’emozione, un’esperienza, a chi porta il vino a cena, ponderando prima la scelta per non fare errori, pensa a chi stappa vecchie bottiglie. Potrei continuare in eterno, credimi.
Fino a qui tutto bello, tutto ideale, tutto molto emozionale, emotivo. E il digitale? Che ruolo gioca? Strategico e fondamentale tanto per cambiare, vediamo perché.
Come raggiungere le persone giuste
Parto da una provocazione.
Se pensi di coinvolgere emotivamente il tuo pubblico ricorrendo unicamente a canali tradizionali, o comunque rinunciando a sporcarti le mani con gli strumenti e gli ambienti digitali, ti sbagli di grosso.
Se pensi di riuscire a far breccia nel cuore e nella memoria (parola fondamentale) delle persone, senza entrare nei loro smartphone o senza raggiungerli a casa loro, ti sbagli di grosso.
Il digitale sfrutta la libertà della rete, gli aspetti ludici dei device (smartphone in prima fila), il cazzeggio, il pettegolezzo e il voyeurismo dei canali social, le confidenze e le conversazioni delle chat.
Il digitale inteso come utilizzo finale e scopo diffuso è emozione ed emotività, è il terreno perfetto per i tuoi contenuti enoici.
A chi raccontare il tuo vino
Quello che dite non è tanto importante quanto quello che gli altri dicono di voi. – Seth Godin
Ecco un altro punto focale della questione target. La vostra preoccupazione deve essere concentrata a raggiungere e coinvolgere in rete e nei canali social non solo le persone giunte, ma più in profondità le persone che condividono i vostri stessi valori, la vostra “visione del mondo”.
Solo così si potranno coinvolgere consumatori in grado di empatizzare con i tuoi valori. Persone che sposeranno il tuo brand e il tuo vino così come altri prodotti entrati a far parte della loro vita.
Lo scopo secondario di questa azione? Fare in modo che queste persone ne parlino, faccia a faccia o sulle piattaforme digitali, con altre persone dalle caratteristiche simili.
Conclusione
Questo post, nella mia testa, compone un ideale mosaico strategico grazie all’unione con due altri post che ho scritto. Uno è quello su come emozionare con il tuo vino, dove parlo anche dei marker somatici, l’altro è il recente post sull’importanza della consistenza nella comunicazione enoica.
Tutti questi consigli, tutte queste strategie e riflessioni, puntano a un grande unico scopo, quello di riuscire a occupare (per restarci) uno spazio positivo e saldo nella testa delle persone giuste.
Piattaforme e ambienti digitali, consistenza nelle azioni, approccio etico alla comunicazione, predisposizione all’empatia, sono tutti fattori che, uniti sotto il cappello di un’unica strategia e filosofia, possono fare la differenza quando applicati con costanza e per molto tempo (anni, non mesi).
Ora che sai cosa rappresenta, o potrebbe rappresentare, il tuo vino per un consumatore consapevole e in linea con la tua visione del mondo, non devi far altro che raggiungerlo e coinvolgerlo in rete e nei canali social. Buon lavoro.
Fonte: Questo è il marketing, Seth Godin
Questo post contiene alcune informazioni che spero possano esserti d’aiuto concreto. Se vorrai condividerlo ne sarò felice.
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