Mi è capitato più volte di leggere in rete, o nei social network, post o commenti indelicati di operatori del settore vino, indirizzati a colleghi, concorrenti, cantine o altri professionisti. Commenti dispregiativi o pistolotti polemici su scelte produttive, su assegnazione di premi, sulle indubbie e ingiustificate scelte delle guide del vino, etc etc.
Non che ci sia nulla di male nell’esprimere con forza, determinazione e a volte rabbia, il proprio dissenso su determinati temi. Ma qui non si parla di commenti sani e costruttivi, bensì di attacchi che sconfinano nella diffamazione, nell’ingiuria o anche solo nel reiterato e lamentoso sport di pubblicare nei social commenti costantemente “contro” qualcosa o qualcuno.
Le parole sono importanti (ricordiamoci sempre Nanni Moretti), se poi produci un bene per il consumatore finale o operi in un settore a grande esposizione e condivisione mediatica come quello vinicolo, allora contano ancora di più.
Preciso compito di ogni individuo in rete è badare a ciò che scrive e riflettere prima di infilarsi in situazioni potenzialmente lesive della propria persona e, di conseguenza, del proprio prodotto.
Leggerezza e impulsività
Il problema nasce spesso da un approccio leggero alle comunicazioni sui mezzi digitali.
Si agisce d’impulso. Si scaricano sulla tastiera pensieri e frustrazioni pensando spesso più alla forma, spesso enfatica e incisiva, da dare al messaggio, che non al pubblico che quel messaggio può raggiungere.
Il fatto è che ci sentiamo protetti sulle nostre bacheche e nei nostri account sociali, ma non lo siamo, almeno non come lo siamo a casa nostra. Nei social siamo seguiti, letti, osservati, condivisi, commentati.
Spesso ci comportiamo come se discutessimo con il singolo individuo o facessimo 4 chiacchiere da bar con i soliti noti. Ma in rete, e soprattutto nei social network, non esiste nulla di più sbagliato, perché
in rete, se parli a uno, parli a tutti quanti.
Ricordo inoltre che la maggior parte dei social network di oggi si basa su un concetto di timeline (linea del tempo). Semplificando al massimo, se posti qualcosa un giorno in una precisa ora, quel contenuto si fissa in quell’esatto punto temporale e lì permane. Visibile e recuperabile. A disposizione del caso e delle necessità.
La leggerezza non è dunque una buona strategia, esattamente come non la è l’impulsività. I danni comunicativi più gravi in rete, non solo nel settore vino, sono stati commessi in nome di queste due aberranti modalità di approccio.
La chiave sta nella lungimiranza, nella capacità dunque di guardare avanti, oltre il momento, per costruire qualcosa che del futuro abbia già il sentore. Lungimiranza e responsabilità.
La responsabilità è morta, lunga vita alla responsabilità
Responsabilità è un concetto fortemente inflazionato. Dovremmo avere il coraggio di ridargli la dignità che si merita, memori del fatto che
in rete più che mai serve essere responsabili delle proprie affermazioni, affermazioni che non sono mai volatili, ma hanno la peculiarità di depositarsi e rimanere.
Hai voglia a cancellare poi i commenti scomodi, qualcuno che fa un bello screenshot e lo diffonde lo si trova sempre.
Poi certo arrivano i pentimenti, i mea culpa, le scuse, le rettifiche, le giustificazioni. Ma la frittata è fatta, la reputazione è intaccata e l’immagine collegata al vino può subire conseguenze anche molto negative sulla percezione del brand e sulle vendite. E ricorda sempre che la diffamazione, che sia offline o online, è materia da codice penale.
Non ricordo chi lo ha detto ma si adatta perfettamente al nostro argomento: “la liberà è responsabilità, per questo nessuno la vuole”.
Il caso
Ricordo il caso verificatosi, qualche anno fa, di un vignaiolo che si espresse in rete con commenti ritenuti offensivi e razzisti. Senza andare a scavare nel passato, senza giudizi in merito alle sue affermazioni, ricordo che in molti condannarono le parole del vignaiolo e promisero di boicottarlo nell’unico modo che avevano a disposizione, non acquistando più il suo vino.
Anche su questo punto lascio da parte il fatto se sia giusto o meno non acquistare un vino se non ci piace la persona che lo produce, e lo lascio da parte perché è un elemento ininfluente, irrilevante ai fini del risultato finale. Il punto è un altro e la domanda che chiunque, non solo chi produce o lavora nel mondo del vino, dovrebbe porsi è solo una:
il modo in cui esprimo le mie opinioni in rete può in qualche modo danneggiarmi a livello umano e professionale, e può ricadere in maniera negativa sul frutto del mio lavoro quotidiano?
La risposta è ovviamente sì.
Alcuni consigli di netiquette
Nei Social Network, nei Blog, nei Forum, ovunque vi sia una platea digitale a leggerti, evita di indirizzare commenti offensivi, lesivi, denigratori, diffamatori, all’indirizzo altrui, ancor di più se operano nel tuo stesso settore.
Questo ultimo aspetto è di fondamentale importanza perché
la tua reputazione e la tua immagine personale si sviluppano principalmente nel tuo ambiente, circolano tra le persone che operano nel tuo settore e ricadono su chi decide di seguirti per conoscere meglio te e ciò che produci.
Il tuo contesto è da tenere sempre in grande considerazione, da presidiare e da proteggere, da stimolare e incuriosire piuttosto che da infastidire o perturbare.
E se sei il tipo di persona che proprio non riesce a frenare la lingua, fai di tutto per non essere “quella versione” di te stesso. Non si tratta di un limite alle tue libertà o di snaturarti come individuo. Scommetto che se sei il tipo che privatamente si mette le dita nel naso, di certo ti limiti in questa attività quando vai al ristorante.
Mostra dunque al tuo pubblico la parte migliore di te stesso. E ricorda sempre che
in rete sei esposto perché hai deciso liberamente di usare Facebook, Twitter, Instagram, etc. Nessuno ti ha costretto. Chi ti legge e ti segue in rete non vuole avere a che fare con critiche e polemiche troppo frequenti o con ingiurie e pistolotti, bensì con storie e narrazioni, con suggestioni e valori, con le peculiarità del tuo vino e del tuo territorio.
Per non diventare in rete quello che spesso siamo al volante di un’auto.
Fonte immagine: istockphoto.com
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