Concetti come la SEO (Search Engine Optimization), le sponsorizzazioni su Facebook, Google Adwords o Linkedin, il Social Media Marketing, evocano spesso suggestioni fumose, indefinite, evanescenti, prive di una concretezza facilmente riscontrabile in altri settori.
Il rischio è duplice. Da un lato, mancando una necessaria comprensione dei contenuti, manca anche una realistica valorizzazione di una prestazione consulenziale, di un lavoro, di un prodotto o di un servizio digitali, dall’altro, mancando una conoscenza e una cultura reali circa le dinamiche del mondo digital, viene meno la comprensione di ciò che si sta valutando e acquistando.
A pagarne le conseguenze è sia chi il servizio lo offre, sia chi lo acquista, ma la colpa di tutto ciò pesa unicamente sulle spalle dei primi, coloro che hanno il compito di spiegare, descrivere e dimostrare quello che possono fare per un’azienda in ambito digital, dando così dignità, valore e considerazione al proprio lavoro e, di conseguenza, anche all’intero settore.
Tu che il vino lo produci, e che giustamente dedichi tempo e attenzioni a ciò che è il tuo lavoro e mi auguro anche la tua passione, avrai certamente già ricevuto telefonate o email di aziende che ti dicono che hanno verificato che il posizionamento in Google del tuo sito web è migliorabile, che non compari nelle ricerche online, che i tuoi concorrenti sono posizionati prima di te con la chiave di ricerca “migliore cantina mai esistita in zona xyz”, che non sei raggiungibile tramite le mappe, che hai pochi like in Facebook, che hai pochi follower in Instagram, e via dicendo.
Dentro di te lo percepisci che una comunicazione di questo tipo è poco chiara, priva di profondità, terribilmente impalpabile per essere considerata. Dentro di te lo sai che, espressi in questo modo e non spiegati, i temi digitali diventano relativi e privi di sostanza.
Lo sai ma spesso ti fai comunque convincere. Perché le leve che alcuni consulenti di bassa lega muovono, sono quelle della scarsa conoscenza e della paura. Paura di non essere visibili, di non comparire online, di restare sempre un passo dietro alla concorrenza.
Mi è capitato più volte, parlando con clienti o amici operatori del settore vino e non solo, di sentirmi dire che avevano ricevuto un’offerta economica “molto interessante” per migliorare il posizionamento del proprio sito e del proprio brand online. Le domande che pongo loro sono sempre le stesse.
Che cosa ti vendono esattamente? Quali sono le voci specifiche e dettagliate delle attività che svolgeranno? Hanno già effettuato un’analisi preliminare del tuo posizionamento in rete e ne hanno prevista una più approfondita? Che obiettivi vi siete dati e con quali metriche misurerete il ritorno del tuo investimento nel tempo?
Spesso queste domande sono senza risposta e ci restano, altre volte favoriscono la nascita di utili spunti di riflessione e di confronto, altre volte ancora servono a confermare la presenza di professionisti seri o di agenzie competenti.
Ma perché tutto questo accade?
I motivi sono molteplici. Principalmente direi che i timori di cui parlavo sopra giocano un ruolo fondamentale. Aggiungo la paura che spesso si ha di chiedere e domandare per non risultare “ignoranti” in materia, quando l’unica via per imparare qualcosa di nuovo, o approfondire un concetto fumoso, è proprio quella di chiedere senza vergogna.
Alcuni dei temi più complessi da comprendere e assimilare
Non è mia intenzione approfondire il significato, le logiche e gli scopi di argomenti tanto vasti e complessi come il posizionamento organico o i social network. La mia volontà è unicamente quella di fornirti alcuni spunti di riflessione critica, per affrontare questi argomenti in maniera attiva, consapevole e curiosa con i tuoi consulenti o con chi ti propone servizi di digital marketing.
Diversamente sarai vittima di un sistema che spesso utilizza le parole del marketing come bende per gli occhi e le nuove tecnologie per evocare illusori orizzonti di gloria.
La SEO
La SEO di oggi è molto diversa da quella di qualche tempo fa, quando lo scopo principale era cercare di “gabbare” i motori per posizionarsi il più in alto possibile nei risultati delle ricerche online.
Oggi la SEO è ottimizzazione del codice ma anche cura dell’esperienza di navigazione dell’utente su un mezzo digitale. Comprende conoscenze di social media marketing e di pubbliche relazioni online. Necessita di competenze copy, di analisi dei dati, comunicative e di marketing, oltre che tecniche per la parte destinata al codice o all’utilizzo corretto dei CMS.
Inoltre i risultati delle ricerche in Google sono sempre più personali, con il risultato che quello che vedi tu non è quello che vedo io. Anche per questo motivo il consulente SEO deve oggi avere ben presente e padroneggiare i concetti di multicanalità e di customer journey.
So che si tratta di argomenti poco noti al grande pubblico. Ecco perché è importante approfondire bene cosa comprende e cosa non comprende una proposta SEO, quali attività concrete andrà a svolgere il professionista o l’agenzia che propone il servizio e, soprattutto, che obiettivi (aumento delle richieste di visite in cantina o delle degustazioni, aumento di visite al sito, incremento del pubblico nei canali social, etc) si prefigge il progetto, in che tempi e con quali costi.
Senza dimenticare che, essendo tutto ciò che accade in rete misurabile, una proposta SEO senza monitoraggio dei risultati e report calendarizzati dell’andamento delle attività non ha nemmeno senso di essere considerata.
Reali garanzie non ve ne sono e non possono esistere per la natura dinamica e mutevole delle logiche stesse dei motori di ricerca, dei social network e dei linguaggi e ambienti digitali.
Certamente può esistere una garanzia di serietà, di metodo e di approccio, per mezzo di una corretta impostazione del lavoro e di una serrata attività di analisi dell’andamento delle azioni, in grado di offrire concrete possibilità di miglioramento della visibilità, raggiungibilità e posizionamento di un prodotto o di una brand in rete.
Se vuoi approfondire il tema delle ricerche online leggi il mio post su come stanno cambiando e cambieranno le ricerche online sul vino.
Il social media marketing
Alcuni sostengono, con animosità e fermezza ammirevoli, che con i social non si vende vino. In parte l’affermazione (semplicistica nella sua superficialità) è vera, ma solo parzialmente e solo se si adotta uno sguardo frettoloso e parziale sul tema.
Le sezioni Vetrina (Shop in inglese) e Offerte, disponibili per chiunque possegga una pagina Facebook aziendale, e che si configurano come veri e propri social commerce, basterebbero a chiudere qui la discussione.
Se parliamo invece di acquisti indiretti le opportunità si ampliano ulteriormente, perché credo nessuno possa negare che,
essendo i mercati conversazioni, se faccio conoscere il mio prodotto a 1000 persone in più, incremento anche le possibilità che più persone possano comprare una mia bottiglia, scegliere un calice del mio vino al ristorante, pensare alla mia etichetta per il regalo a quell’amico che ama bere bene, ricordare il mio nome o il mio brand in occasione di fiere o eventi vinicoli.
Al di là di questa piccola parentesi, anche qui valgono i necessari requisiti sopra descritti per la SEO. Un qualsiasi progetto di social media marketing che si rispetti, e che non può certo avere il respiro di un paio di settimane, deve essere ben spiegato e raccontato. Deve partire dall’identità aziendale e dagli obiettivi prefissati, per sviluppare in maniera dettagliata l’elenco delle attività, il piano dei contenuti, la suddivisione dei ruoli, i KPI (…) e i momenti di monitoraggio e analisi dei risultati per eventuali aggiustamenti, ridefinizioni, cambi di rotta, etc.
E ricorda anche sempre che non devi usare Instagram, Snapchat, YouTube, etc… puoi.
Le campagne sponsorizzate
Qui è tutto più semplice. Allochi un budget, accendi delle campagne, ottieni risultati. Bada bene che per risultati non intendo necessariamente quelli che speri tu, però certamente qualcosa ottieni.
La differenza qui la fa il consulente o l’agenzia che offre la parte di gestione delle campagne, la fanno i contenuti, la corretta impostazione di budget, target, annunci e quant’altro, e il solito monitoraggio dell’andamento a scopi migliorativi.
Le campagne si possono accendere e spegnere in qualsiasi momento, la spesa è sempre controllata e quasi sempre valgono una sperimentazione anche con budget minimi e pianificazioni non troppo estese.
Qui diventa di fondamentale importanza il concetto di conversione. Approfondisci questo tema con il mio post sul perché bisogna monitorare le conversioni.
Come puoi difenderti dagli investimenti sbagliati
Ecco ciò che ti consiglio di fare quando ti trovi sul tavolo una qualsiasi offerta commerciale o strategica in ambito digitale:
- fermati e rifletti sulle parole lette e ascoltate
- appuntati o evidenzia tutto ciò che non ti è chiaro
- se l’offerta contiene solo le voci generiche degli ambiti di intervento e il prezzo, non serve procedere oltre
- se ti offrono qualcosa senza un minimo di analisi iniziale del tuo posizionamento in rete, diffida
- pretendi un’offerta accompagnata da un documento che descriva bene e in maniera dettagliata le attività e le azioni che verranno avviate, gli obiettivi associati, i tempi e i costi
- chiedi per quali altre aziende hanno lavorato e offerto gli stessi servizi
- poni tutte le domande che ti vengono in mente senza timori e senza vergogna
Tutto questo non ha ovviamente lo scopo di farti diventare un esperto in materia, piuttosto quello di fornirti gli strumenti di comprensione utili a farti scegliere una strada piuttosto che un’altra, una proposta strategica e commerciale in mezzo ad altre mille. Ricordandoti sempre di non acquistare ciò che non comprendi.
Questo post contiene alcune informazioni che spero possano esserti d’aiuto concreto. Se vorrai condividerlo ne sarò felice.
Nel caso in cui necessitassi di ulteriori approfondimenti o desiderassi contattarmi per una consulenza, puoi farlo tramite la chat Messenger o scrivendo a andreamarc79@gmail.com