Non conosco personalmente Marilena, ma a questa mancanza rimedierò al primo viaggio in Sicilia che riuscirò a pianificare.
La seguo invece da tempo sui social network, specialmente Facebook, e trovo che possegga rare qualità comunicative che non derivano solo da ciò che ha imparato a fare in questi anni di gavetta digitale, quanto piuttosto da un’indole personale che la predispone all’ascolto, alla conversazione e alla condivisione.
Quello che posso dire di lei, al di là di ciò che puoi scoprire tu stesso seguendola in rete, è che mi ha regalato una bella intervista, che è stata gentile e disponibile e che ha dimostrato professionalità e cura nelle risposte che leggerai tra poco.
Spero che le sue parole possano esserti di ispirazione per immaginare il futuro della comunicazione della tua azienda vinicola e per convincerti delle opportunità che i nuovi canali digitali offrono alla promozione di un vino, di un territorio, di una persona.
Anche se nel tuo caso probabilmente non servono presentazioni, raccontaci brevemente chi sei, che vino produci e in che territorio, e come sei diventata una vignaiola.
Sono Marilena, ho 47 anni, sono nata, vivo e faccio il vino a Menfi, una piccola comunità di agricoltori della Sicilia sud-occidentale.
Sono diventata vignaiola per scelta di vita dopo aver studiato e lavorato lontano da qui. Dopo 15 anni trascorsi a Firenze, in Veneto e in Friuli sono tornata a casa, dove ho raccolto l’eredità della mia famiglia: le vigne, piantate da mio nonno negli anni ’20 e custodite nel tempo da mio padre.
Ho iniziato a fare il vino per gioco e ho scoperto, facendolo, che questo gioco poteva essere la più grande opportunità della mia vita, oltre che la cosa più stimolante, soddisfacente, intensa e umanamente formativa che io abbia mai sperimentato.
Quando e come hai mosso i primi passi nel mondo digitale, e in che ambienti?
Ho iniziato dieci anni fa – come per molte cose – quasi per gioco.
Mi sono iscritta a Facebook per ritrovare i vecchi compagni del liceo, che ho frequentato a Firenze, e questo mi sembrava un ottimo modo per tenerci in contatto. Dopo poco tempo però le potenzialità dei social network mi sono apparse come la manna dal cielo.
Per una piccolissima azienda localizzata ai margini geografici dell’universo e senza alcun budget per la promozione, poter raggiungere con facilità e a costi contenutissimi ogni potenziale cliente dovunque nel mondo era una opportunità da non perdere.
Ho vissuto anni frenetici per imparare il più possibile: frequentavo ogni social, ogni blog del vino, cercavo di cogliere qualsiasi opportunità di contatto e stavo connessa letteralmente 24 ore al giorno. Questo mi ha permesso di affinare strumenti di indiscutibile efficacia: ad esempio, ho iniziato a fare storytelling nel 2008 con un “diario di viaggio” che ho aperto sul sito aziendale, dove raccontavo i piccoli episodi di vita quotidiana in cantina, quando probabilmente nemmeno il termine “storytelling” era stato ancora coniato nell’accezione che conosciamo.
Ho lavorato per costruire una solida presenza e una buona web reputation e di questo lavoro costante, quotidiano, oggi sto raccogliendo i frutti.
Quali sono i social media che hai eletto a tuoi canali di comunicazione privilegiati, e come mai proprio loro?
Uso Facebook essenzialmente per un discorso di visibilità: in Italia è il social maggiormente diffuso, e riesco ad avere una buona visibilità organica sia sul profilo che sulla pagina grazie alle numerose condivisioni e al lavoro quotidiano che vi svolgo.
Il mio primo grande amore è stato però Twitter, il canale sul quale ho conosciuto la maggior parte dei contatti che ancora oggi frequento nel mondo del vino: con molti produttori, giornalisti e appassionati siamo diventati amici anche nella vita reale. Il suo limite rimane la scarsa diffusione sul mercato italiano: molti utenti interessanti che frequentavo si sono disamorati e le conversazioni non sono più stimolanti come quattro o cinque anni fa, ma rimane un canale per me molto importante per la comunicazione all’estero.
Utilizzo molto anche Instagram, soprattutto nel racconto della vita quotidiana di una vignaiola: una foto vale più di tante parole, e specie negli ultimi due anni ho notato un incremento costante nel numero dei follower e delle interazioni. Lo uso spesso anche in combinazione con Twitter: grazie ai sistemi automatici di repost è facile trasformare questi due canali in un tandem utilissimo a presidiare il flusso di notizie in fasce orarie diverse.
Infine, YouTube, che uso (troppo) saltuariamente per condividere dei video più “istituzionali” o informativi sull’azienda e sul territorio.
Nella tua immaginazione, e poi nella concretezza quotidiana, a chi ti rivolgi quando comunichi in rete e nei social network?
Il “tono di voce” che utilizzo e gli argomenti di cui parlo dipendono molto dalla piattaforma, e tutte le volte che posto faccio molta attenzione al target di riferimento che in quel momento si trova sulla piattaforma stessa.
Detto questo,
quando sono dietro ad uno schermo, che sia quello del pc o del cellulare, penso sempre di essere seduta intorno a un tavolo, con buoni amici, davanti a una bottiglia di vino.
Sei stabilmente presente nella classifica dei maggiori influencer del vino a livello mondiale secondo Social Vignerons. Ritieni di rappresentare un esempio per chi come te produce vino e ha interesse a comunicare la propria identità in rete?
Oddio, non lo so… Finire in quella classifica è stato frutto di anni di lavoro di relazione con gli influencer veri, quelli che muovono decine (se non centinaia) di migliaia di follower e che sono i miei maestri sul web.
Chiacchierare con Luiz Alberto, fondatore della #winelover community, o con Randall Grahm, che è il vignaiolo più seguito al mondo su Twitter, o con @Insopportabile – che adoro – ti apre le porte di una visibilità quasi globale.
Ma, ovviamente, questo non succede per caso:
serve tanto lavoro, un piano editoriale sensato e coerente, una certa originalità e un’ottima qualità dei contenuti.
Non so se questo possa (o debba) essere considerato un esempio di come stare in rete, io lo faccio prima di tutto perché mi piace e mi trovo a mio agio a comunicare così, e poi perché serve alla mia azienda.
Rispetto solo a qualche anno fa il panorama digitale è cambiato notevolmente. Gli ambienti e i canali si sono moltiplicati, così come è aumentata la popolazione digitale. Rispetto anche a questa maggiore complessità, che consigli daresti ai vignaioli che intendono approcciarsi oggi alla rete e ai social network?
Tre, in particolare: verità, coerenza e gentilezza.
Il web, in particolare il mondo social, sta diventando un brutto posto. Lo vediamo ogni giorno quanto la comunicazione sia “urlata”, quanto le conversazioni siano litigiose.
Questo non fa bene al web e soprattutto genera il rischio di farsi trascinare – per imitazione o provocazione – in un rumore di fondo sempre più inutile e assordante. I consigli che darei sono gli stessi che mi darebbe mia nonna:
sii te stesso, frequenta belle persone, costruisci bene la tua rete di contatti senza inseguire i like, offri qualità prima di chiedere visibilità.
Quali sono le caratteristiche personali che ritieni indispensabili per avviare a mantenere una comunicazione efficace nei social network?
Un po’ ci devi essere portato, sennò finisci a postare le foto costruite in still life da qualche agenzia di pubblicità 😉 Servono anche impegno quotidiano, disponibilità alla conversazione e un pizzico di ironia.
So, in relazione anche ai tuoi studi, che avresti voluto avviarti a una carriera diplomatica. Ora che fai vino, e che buona parte della tua piazza è rappresentata dai social network, pensi che le tue doti diplomatiche possano rappresentare una risorsa o ritieni piuttosto che nella comunicazione digitale della viticoltura di diplomazia ne serva ben poca?
Sinceramente penso di star facendo esattamente quello per cui ho studiato. Il vino ti porta a viaggiare tantissimo, ad incontrare persone molto diverse in luoghi lontani che non hanno alcuna idea di cosa sia Menfi, in Sicilia.
Comunicare il vino significa raccontare una cultura, promuovere un territorio e una comunità, generare supporto e adesione ad un progetto. Tutte cose che fanno le missioni diplomatiche all’estero.
Anche tu hai un blog. In base alla tua esperienza e a ciò che ti circonda come vedi i blog del vino oggi? Sono morti, agonizzano o godono di buona salute?
Quelli che sono stati capaci di cambiare nel tempo sono vivissimi. Certamente sono usati in modo diverso da come lo erano quando sono nati. Generano meno interazioni visibili, cioè meno commenti, ma costituiscono lo strumento fondamentale per un’azienda che voglia essere presente in rete con una personalità e non solo con un catalogo di prodotti.
Ricordiamoci sempre che sono i contenuti ad essere indicizzati dai motori di ricerca, ed è tramite i contenuti che la gente ti trova quando cerca qualcosa di cui ha bisogno.
Come immagini il futuro digitale delle nuove generazioni di vignaioli? Avranno ancora una scelta o, per guadagnare e mantenere la loro parte di mercato, dovranno necessariamente fare i conti con la rete e i suoi ambienti?
Per rispondere a questa domanda ti faccio un esempio facile facile. Quanti vignaioli italiani conosci che non stanno in rete?
Io ne conto una decina, e sono tutte aziende storiche, di straordinaria qualità: non solo non stanno in rete, ma non vanno nemmeno alle fiere, non escono quasi dalla cantina.
Funziona se sei Quintarelli, ma non funziona se sei un giovane vignaiolo sconosciuto di un territorio sconosciuto. Non funziona oggi, e funzionerà anche meno domani.
L’unica ragione che può dissuadere un giovane vignaiolo dal comunicare bene in rete è che abbia la fortuna di vendere il suo vino, tutto, al bar sotto casa.
Ora, mi perdonerai, ma chiudo riciclando tre domande già fatte a un tuo collega vignaiolo, Gianluca Morino, in una precedente intervista.
Dove e come trovi il tempo per curare i tuoi canali social, aggiornarti sulle nuove tendenze e svolgere il tuo lavoro di vignaiola?
Oggi puoi curare i social mentre stai sul trattore, mentre sei in treno per andare a una degustazione, mentre aspetti che il cliente che ti ha dato un appuntamento si liberi per parlare con te. Puoi postare una foto mentre stai facendo un rimontaggio, mentre fai una pausa durante la potatura o la vendemmia, gli strumenti ci sono.
Per curare i social devi semplicemente essere social, ossia devi avere il piacere di condividere quello che stai facendo. Se sei social il tempo non è un problema, lo fai e basta. In più, è un piacere farlo.
Quanto pianifichi e quanto improvvisi nella tua attività social?
Diciamo 50 e 50. E so perfettamente che questo non è un bene, perché dovrei pianificare molto di più per essere ancora più efficace.
Essere social ti porta un po’ più verso l’improvvisazione: che da un lato è un bene, perché offri un punto di vista genuino e autentico della tua vita e del tuo lavoro, ma dall’altro ti fa perdere, oggettivamente, delle opportunità.
Postare i contenuti giusti al momento giusto è molto importante se non fai campagne a pagamento, perché sono gli algoritmi che sovrintendono alla visibilità di quello che dici, e generare interazioni nei primi dieci minuti è fondamentale per avere efficacia.
E ora la domanda scomoda. I social aiutano a vendere vino?
Se i social non servissero a vendere non ci si passerebbe tanto tempo in orario di lavoro.
Dico di più: se i social non esistessero (meglio: se il web non esistesse) probabilmente non esisterebbe nemmeno la mia azienda, fagocitata da un mercato che premierebbe chi ha soldi da spendere in pubblicità tradizionale, ossia televisione, stampa specializzata e grandi eventi. Che è, poi, la fotografia di quello che succedeva dieci anni fa.
Ora, non dico che i canali tradizionali di promozione non servano più, ma certamente non sono così accessibili per le piccole aziende con budget risicato. La rete è una delle più grandi rivoluzioni di questo secolo, forse quella che ha avuto l’impatto maggiore e che ha creato le migliori opportunità per aziende piccole e piccolissime.
Oggi noi piccolini possiamo cogliere queste opportunità alla pari con le grandi aziende e accedere a basso costo a canali distributivi che prima ci erano preclusi. Cosa che, secondo me, stiamo facendo benissimo.
Dove trovi Marilena
A seguire i principali canali digitali di Marilena. Il mio personale consiglio è di osservarla con attenzione
Sito web Cantine Barbera
Instagram @marilenabarbera
Twitter @marilenabarbera
Facebook @cantinebarbera
Pinterest @marilenabarbera
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One Response
Bravissima Marilena. Un’intervista che molti produttori -non solo nel settore vinicolo- farebbero bene a ritagliare e rileggersi spesso. E questo vale ovviamente anche per non pochi sedicenti “professionisti” del web e del marketing… tra i quali i dilettanti abbondano.
A parziale consolazione di chi non è così attivo e brillante nell’uso del web, va detto che Marilena Barbera non è solo un’imprenditrice colta, intelligente e appassionatissima del suo lavoro, ma anche una persona attivissima, direi vulcanica. E a questo mondo non siamo tutti uguali (…..fermo restando il caso fortunato di chi vende tutto ai bar sotto-casa).