Mercoledì 10, a Vinitaly, ho partecipato allo speed date Hire Me Influencer, organizzato da Vinitaly International e Wine2Wine.
Dalle 11:00 alle 12:30, negli spazi di Wine2Digital, PalaExpo A2, 1° piano, alcune aziende vinicole e operatori del settore hanno potuto parlare per 5 minuti con figure di spicco della comunicazione digitale del vino, tra influencer, blogger e digital strategist.
La partecipazione era gratuita, previa registrazione.
C’ero anche io, con il mio blog, la barba bianca, un maglione che mi sono reso conto solo dopo essere troppo natalizio, e con la voglia di ascoltare le parole delle persone, e quindi delle aziende, che si sarebbero sedute di fronte a me.
Qui voglio riportare solo alcune impressioni raccolte nel corso dell’evento e unicamente legate ad esso, senza fare di tutta l’erba un fascio e nella consapevolezza che non c’è stato realmente il tempo di conoscersi, ma solo quello di annusarsi.
Un format interessante
Il format è decisamente interessante, e trattandosi di una prima edizione (e aggiungo di qualcosa di cui si sentiva il bisogno), direi che è stato gestito molto bene.
Un punto a mio avviso migliorabile è rappresentato da quei 5 minuti ad azienda che si sono rivelati quasi sempre insufficienti.
Ammetto che in un paio di occasioni ho barato fingendo che la persona che avevo di fronte si fosse appena seduta per raddoppiare il tempo di conversazione. L’organizzazione, se leggerà, mi perdonerà questo peccatuccio pubblicamente confessato.
Un altro aspetto forse non perfettamente centrato è stato il nome, con quel “influencer” che capisco faccia tanto attualità ma rischia forse di appiattire e uniformare il colorato ventaglio di differenti figure e professionalità presenti all’evento.
L’intento dell’evento era invece assolutamente nobile e condivisibile: presentare alle aziende vinicole e ai vignaioli partecipanti una panoramica generale delle opportunità offerte dal digital nelle sue varie forme, e dargli l’occasione di porre all’influencer, al blogger o al professionista che avevano di fronte, alcune domande dirette per ottenere consigli in grado di migliorare la propria comunicazione digitale.
Bello! E grazie all’organizzazione per avermi incluso tra i professionisti presenti!
Chi ho incontrato, senza far nomi
Gli iscritti all’evento erano a grandi linee suddivisi in questo modo:
- aziende vinicole di piccole e medie dimensioni (regioni rappresentate: Veneto, Sicilia, Friuli, Lombardia, Marche)
- distillerie
- giornalisti / freelance / consulenti
- agenzie di comunicazione
- importazioni
Dalle impressioni raccolte e dalle parole ascoltate ho rilevato che c’è, come immaginavo, molta curiosità e molto fermento ma ancora poca conoscenza delle opportunità e delle differenti declinazioni, e professionalità, legate alle comunicazione digitale del vino.
Il gap è come sempre culturale, e diciamo che per colmarlo ci stiamo impegnando parecchio.
Un problema ben più concreto riguarda invece un aspetto più profondo, endemico, a valle di tutto quello che è possibile offrire a livello di strumenti e ambienti.
Alcune delle aziende con le quali ho piacevolmente chiacchierato non sapevano bene cosa volevano ottenere da un confronto di questo genere, e non lo sapevano perché non avevano e non hanno chiari i propri obiettivi nel medio e lungo periodo.
Con alcuni sono riuscito a scambiare due parole realmente costruttive e a fornire quelli che ritenevo fossero consigli concreti e mirati, con altri c’è stato a malapena il tempo di conoscersi, con altri ancora ho capito che non potevo aiutarli, e non potevo farlo per due semplici motivi:
- o non ero la figura che stavano cercando
- o non potevo essergli utile, non in 5 minuti, perché non sapevano cosa volevano
Quest’ultimo aspetto è lo specchio del tessuto nazionale, non solo del vino ma aziendale in generale.
In pochi sanno davvero cosa vogliono diventare in un arco temporale che non sia il giorno dopo.
In pochi hanno chiari in testa degli obiettivi, siano essi commerciali, di marketing o di comunicazione (3 ambiti intrecciati ma profondamente diversi tra loro, spesso purtroppo confusi).
In pochi possiedono la lucidità e la forma mentale necessari per partire della strategia e non, come capita sempre più spesso, dagli strumenti (Instagram, Facebook, sito web, etc).
Sul tema strategico puoi leggere il mio post su come non essere schiavo dei social media.
Tutto questo genera confusione e aumenta l’entropia. Perché senza obiettivi e senza strategia si può fare tutto o niente, e tutto o niente diventano alternative in egual modo valide.
E non servono obiettivi di conquista del mondo. Vanno bene anche piccole visioni future di posizionamento aziendale o di prodotto, di penetrazione in un nuovo mercato (anche di nicchia, non per forza cosmico), di raggiungimento e coinvolgimento di un target nuovo di eno appassionati o di un allargamento del pubblico esistente.
Ogni volta che ho potuto parlare di obiettivi ho saputo cosa dire, nella speranza di aver fatto un buon lavoro e di aver fornito qualche utile spunto di riflessione in quei concitati e insufficienti 5 minuti.
Nei casi di non conoscenza reciproca e di non chiarezza negli intenti e nelle attese, il tempo non era certo abbastanza per presentarsi, comprendersi, offrire una panoramica di opportunità e fornire consigli sensati.
L’unica possibilità che mi si presentava in quest’ultimo caso era quella di passare dal lato opposto della scrivania, per cercare di porre le domande giuste piuttosto che correre il rischio di rispondere a quelle sbagliate.
Se con alcuni non sono riuscito a comunicare al meglio me ne dispiaccio, e li invito, se vorranno, a contattarmi per riprendere la nostra chiacchierata dal minuto numero 5.
Riprendendo le fila di quanto osservato e ascoltato, voglio sia estremamente chiaro che non faccio una colpa alle aziende vinicole se ancor oggi sono confuse dal panorama digitale.
Un evento come questo ha il principale merito di aver dimostrato la buona volontà di vignaioli e cantine di approfondire un tema tanto complesso, cercando di farsi un’idea più ampia possibile.
La responsabilità vera è nostra, di noi consulenti, perché se chi fa vino ha diritto alla conoscenza, alla curiosità e alla comprensione, noi abbiamo il dovere della divulgazione e dell’onestà su ciò che è possibile offrire e ottenere.
Chiusura prospettica
Lavoro nella comunicazione e nel digital ormai da anni, e posso serenamente affermare che anche solo qualche tempo fa un evento del genere non sarebbe stato possibile.
Le aziende del vino stanno pian piano comprendendo che, volenti o nolenti, i conti con il mondo (digital) di oggi devono pur farlo se vogliono continuare a vendere il proprio vino, soprattutto ai bevitori di domani.
Auguro pertanto a Hire Me Influencer di crescere e migliorarsi nelle prossime edizioni, così come spero di far parte di questo processo evolutivo, nell’ottica di trasmettere alle aziende sempre più conoscenza dei canali e delle opportunità ad essi collegate, così che possano davvero scegliere e non essere scelte da un digitale che corre ma che ha bisogno che la direzione siamo noi a deciderla.
Questo post contiene alcune informazioni che spero possano esserti d’aiuto concreto. Se vorrai condividerlo ne sarò felice.
Nel caso in cui necessitassi di ulteriori approfondimenti o desiderassi contattarmi per una consulenza, puoi farlo tramite la chat Messenger o scrivendo a andreamarc79@gmail.com
4 Responses
Ottimo articolo, fa chiarezza su diversi approcci del new marketing a un settore forte in l’Italia
Grazie mille!
Grazie Marco è stato un piacere conoscerti!
Grazie a te Luisa, il piacere è stato mio 🙂