Il 46,6% degli utenti Instagram ha meno di 1.000 follower. Il 50% degli utenti Instagram riceve meno di 100 like in media per post.
Parto così perché in questo modo ci sentiamo tutti più umani ed evitiamo di osservare con eccessiva invidia il profilo Instagram della Ferragni o, per noi enostrippati, quello di Wine Spectator.
Ora che siamo più sereni andiamo avanti.
Il 33,5% degli utenti ha tra i 1.000 e i 10.000 follower, un 9,8% tra i 10.000 e i 50.000, un piccolo 2,7% tra 50.000 e 100.000, il restante è leggenda (mega influencer, vip, grossi brand).
Dove ho preso questi numeri? Dall’Instagram Engagement Report 2019 redatto da HubSpot e Mention. Come sempre linko la risorsa a fine post.
Fotografata rapidamente la segmentazione di pubblico presente sulla nostra piattaforma preferita, procediamo a scoprire cos’è l’engagement, come mai è tanto importante e, soprattutto, perché devi concentrarti su quello e non sul mero aumento di follower.
Cos’è il tasso di coinvolgimento (engagement rate)
Per coinvolgimento in Instagram si intendono le interazioni che le persone hanno con i tuoi contenuti (post, stories, live, video), dove per interazioni si comprendono solitamente like e commenti, anche se potremmo aggiungere condivisioni, visualizzazioni (per stories, video e dirette) e messaggi diretti.
Al limite del misurabile, se ricevi un commento in WhatsApp per un tuo contenuto in Istagram, beh, teoricamente anche questo è engagement, un engagement che potremmo definire cross piattaforma.
Compreso questo, e semplificando il tutto limitandoci a like e commenti, possiamo dire che il tasso di coinvolgimento, o engagement rate, è il rapporto tra il numero medio di like e commenti ai tuoi post e il numero dei tuoi follower.
Se hai 10 followers e 5 interazioni in media, hai un tasso di coinvolgimento del 50%. Se hai 100 follower e 1 interazione in media, hai un tasso di coinvolgimento dell’1%.
La cosa fondamentale da comprendere è che per Instagram il fattore importante e premiante è proprio il coinvolgimento, e non il numero di follower, perché l’obiettivo della piattaforma è, prima di tutto, che sia viva, vissuta, usata.
Un buon engagement rate è segno di sanità e qualità del profilo, indica che l’account ha avuto la capacità e la bravura di raggiungere un target pertinente e interessato, e che è in grado di produrre contenuto rilevante per il proprio seguito.
Alla luce di tutto questo risulta facile intuire come l’acquisto di follower o gli incrementi di interazioni tramite bot o pratiche di follow / unfollow, uccidano matematicamente il tasso di coinvolgimento.
Se hai un oceano di follower fasulli, inattivi o semplicemente non in target, la percentuale di interazioni calcolata sulla base degli utenti realmente interessati ai tuoi contenuti, sarà così poco rilevante che il tuo engagement rate ne soffrirà pesantemente.
Pensaci ogni volta che brami con trepidante smania il fascino superficiale dei numerini (qui poi ci torno, non preoccuparti che la ramanzina non è finita).
L’engagement è attualmente il KPI per eccellenza del brand awareness, che, tradotto, significa che hai un marchio forte se hai un elevato tasso di coinvolgimento del tuo pubblico. E non solo in Instagram, ovunque insista il tuo brand, online e offline.
Alcune generalizzazioni più o meno utili
Analizzando rapidamente l’Instagram Engagement Report scopriamo altri dati interessanti.
Parlando di tipologie di post disponibili in Intagram ci accorgiamo che, statisticamente, i video post ricevono in media più like e commenti dei carousel, che a loro volta ricevono in media più like e commenti delle singole immagini.
In realtà qui mi sento di smentire parzialmente il report. La mia esperienza mi dice che i post di immagini ottengono risultati migliori dei video post, almeno in relazione ai brand vinicoli o ai vignaioli medio piccoli che osservo e che seguo sulla piattaforma. A maggior ragione se si tratta di piatti video istituzionali confezionati alla maniero dello spot, come se ne vedono ancora tanti oggi.
Gli hashtag continuano ed essere importanti ma è buona cosa usarne pochi e pertinenti. L’abuso storico di queste etichette, unito al fatto che molti utenti ne inventavano di propri e irrilevanti, ha portato a casi di penalizzazione e a una conseguente necessità di ridimensionamento.
Alcune linee guida consigliano l’utilizzo di meno di 30 hashtag per post, altre meno di 10, il repot dal quale prendo spunto oggi addirittura meno di 5. Io direi che la rilevanza è la guida, e che una decina di hashtag è un buon numero medio per post.
Per la scelta dei migliori, uno dei trucchi è quello di osservare i post più coinvolgenti di profili di wine influencer o di brand vinicoli forti, per vedere quali hashtag usano con maggiore frequenza.
Le cose importanti
Fatto questo breve inciso sulle tendenze della piattaforma, concludo tornando a sottolineare l’importanza del giusto approccio e della giusta visione in Instagram, così come nel digitale in generale.
Chi non riesce a guardare oltre i numeri è miope, a volte addirittura cieco, e passerà le sue giornate a cercare di capire come ottenere più follower e più like, invece di concentrarsi a immagine contenuti interessanti per il proprio pubblico.
Oggi, a mio avviso, ci sono sempre meno scuse per giustificare questa miopia. Il panorama tecnologico e digitale, la maggiore consapevolezza dei mezzi e delle piattaforme, dovrebbe aver funto da lente, anche se mi rendo conto che troppo spesso non è così.
Sin da quando lavoro nel marketing i meri numeri rappresentano un forte problema di percezione. Dalle visite al sito agli iscritti alla newsletter, dai follower in Instagram al numero di like, la maggior parte delle aziende guarda con timore e desiderio al solo dato numerico che deve per forza salire.
E mentre guarda lì, non guarda altrove, non vede che il suo pubblico sta solo aspettando del contenuto di valore, non lo vede e non se ne cura, non gli dedica le necessarie attenzioni. E così facendo non cresce come brand, non fa la differenza, galleggia nell’affollato limbo della mediocrità.
I numeri, i dati, gli insight, le statistiche sono una risorsa da osservare in profondità e con la visione ben salda sui propri obiettivi. Solo così diventano strumenti a disposizione delle menti in grado di interpretarli allo scopo di migliorare prodotti, servizi, contenuti.
Se vuoi davvero fare la differenza in Instagram come in altri canali digitali, prima di tutto devi metterti in testa di fare la differenza per le persone giuste.
Identificate quelle, il tuo sforzo deve essere quello di pensare ogni giorno a loro, a cosa vogliono, a cosa gli piace, a cosa desiderano. Fatto questo saprai quali contenuti produrre. Fatto questo potrai osservare i numeri per comprendere, anche grazie a loro, come migliorare la tua comunicazione digitale e come coinvolgere maggiormente il tuo pubblico.
Fonte: Instagram Engagement Report
Questo post contiene alcune informazioni che spero possano esserti d’aiuto concreto. Se vorrai condividerlo ne sarò felice.
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