Torno a parlare di wine influencer, e stavolta parto dai risultati del report 2019 sullo stato dell’influencer marketing nel mondo.
Da qualche giorno è uscito il report sullo stato dell’influencer marketing redatto da talkwalker, piattaforma internazionale per l’analisi dei dati social.
L’influencer marketing è uno dei temi caldi del momento quando si parla di digitale, e anche se quasi nessuno ha le idee davvero chiare sull’argomento, è nostro dovere osservare con attenzione il fenomeno sotto tutti i punti di vista possibili, nel tentativo di comprenderne posizionamento e opportunità.
Riporto sinteticamente i risultati più interessanti dell’analisi svolta da talkwalker, risultati non solo numerici ma anche contenutistici, così poi passiamo a farci due riflessioni tutte nostre sull’influencer marketing legato al mondo del vino.
I confini del report e i suoi risultati
Da novembre 2018 a gennaio 2019 talkwalker ha intervistato 823 professionisti nel mondo, suddivisi in vari ambiti aziendali inerenti il marketing, la comunicazione e le pubbliche relazioni.
Le industrie oggetto dell’analisi andavano dal settore tecnologico al retail, dai servizi all’ospitalità, dalla finanza all’intrattenimento.
Le dimensioni aziendali variavano da realtà con meno di 10 dipendenti a grossi gruppi con oltre 500 dipendenti.
Tutti i dettagli circa la metodologia di analisi e i risultati statistici li puoi trovare scaricando il rapporto completo. A fine post troverai il link per il download della risorsa.
Ora mi concentro su alcuni numeri e su alcune riflessioni e impressioni generali raccolte nel corso delle interviste.
Il 61% dei professionisti intervistati afferma di voler aumentare il budget destinato all’influencer marketing nel 2019. Solo il 31,5% ha però ammesso di avere un piano di influencer marketing per il 2019.
L’informazione ci fa azzardare l’ipotesi che la maggior parte delle aziende faccia influencer marketing tanto per fare, per seguire un trend, ma senza possedere reali obiettivi o strategie.
A conferma di questo approccio anche il fatto che l’obiettivo indicato come principale nella collaborazione con uno o più influencer, con il 65,8%, è ancor oggi l’incremento di una generica visibilità del marchio, e solo per il 16,9% degli intervistati arriva ad essere la generazione di nuovi contatti.
Questo è il segno ulteriore di una visione ancora limitata del panorama esplorabile e di un approccio tradizionalista all’influencer marketing.
Arriviamo ora a un altro punto di fondamentale importanza, quello riguardante le principali sfide identificate dagli intervistati in rapporto alle loro attività di influencer marketing. Ecco quali sono gli elementi di criticità riscontrati:
- misurare il ritorno sull’investimento, questione imprescindibile quanto spinosa mancando ancora strumenti consolidati
- identificare e scegliere gli influencer adatti per promuovere in maniera efficace i valori aziendali
- trovare modi originali e creativi di collaborazione con queste figure, per slegarsi dalla logica limitante e un po’ sterile della fotina del prodotto che fa tanto product placement stantio
Il fatto che queste siano le principali sfide indicate dal mercato è confortante, soprattutto per chi come me lavora nel settore e cerca ogni giorno di aprire gli occhi a clienti o potenziali clienti sulle reali opportunità legate al marketing digitale.
Rispetto allo scorso anno sembra dunque che si inizi finalmente a sentire un’esigenza di qualità. Se fino a poco fa infatti il metro di selezione di un influencer era unicamente il numero di follower, i recenti smascheramenti dei trucchetti da bot, delle strategie di follow / unfollow e degli acquisti follower e like fasulli, ha portato le aziende a concentrarsi su fattori ben più importanti, come ad esempio:
- la coerenza con i valori e i messaggi del brand
- la qualità e la creatività dei contenuti
- il pubblico in target con gli obiettivi aziendali
- il livello di engagement dell’influencer
- l’autenticità e la spontaneità dei messaggi
Pochi influencer sono davvero creativi e molti di loro sono più interessati a scattare selfie piuttosto che produrre contenuti di qualità. – uno degli intervistati
Si inizia ad avvertire infine l’esigenza di relazioni più durature, con obiettivi a lungo termine, e non più solo azioni spot dal dubbio valore e ritorno.
E mentre i mega influencer perdono punti in naturalezza e spontaneità, i micro e i nano influencer attraggono sempre di più le aziende che cercano una condivisione di valori, una partecipazione sentita alla filosofia aziendale, naturalezza nelle azioni, target più mirato e interessato, maggiore credibilità, maggiore rilevanza.
Nel 2018 l’influencer marketing ha attratto molto, ha fallito altrettanto nelle aspettative, ma ha mantenuto un certo fascino. Le aziende più scaltre ne hanno compreso le potenzialità inespresse e ora vogliono capire come trovare gli influencer giusti per loro, misurarne le azioni e inserire il tutto in una visione strategica più ampia e a lungo termine.
La mia speranza, come sempre, è che quelli bravi e preparati riescano finalmente a ritagliarsi un posto onorevole e dignitoso nella comunicazione digitale del vino, così come vengano finalmente abbandonate le logiche facili e furbe, adottate da un pugno di falsi wine influencer che ne fanno regolarmente uso.
Cosa accadrà nel mondo del vino
Il panorama italiano è, qui come in altri ambiti digitali, frastagliato e confuso.
Gli wine influencer italiani bravi lavorano sulla qualità fotografica, sulla produzione originale, sulla narrazione di storie (magari in doppia lingua) e sulla progettazione di format che si discostino da quegli standard che rischiano l’appiattimento del messaggio.
I peggiori si limitano a poche righe sterili di descrizione del vino, a formati iconografici facili e banali e, nei casi peggiori, arivano a postare o ricondividere immagini non loro di suggestivi territori vinicoli lontani migliaia di chilometri dal divano di casa sul quale si trovano (cosa non si fa per un pugno di follower in più…).
La qualità è imprescindibile ma non può essere quella degli altri.
Detto questo, le previsioni sono sempre diffici da fare, ma se osservo lo stato delle cose attuale, il livello di digitalizzazione delle imprese italiane e i tiepidi ma concreti segnali di risveglio delle coscienze che provengono da varie parti del mondo, penso che il processo verso un’etica da una parte (influencer) e una consapevolezza dall’altra (aziende) sia ancora lungo ma, credo e spero, inevitabile.
Come sempre saranno le aziende del vino più smalizziate e preparate a convogliare i loro budget e le loro strategie nella ricerca del wine influencer giusto al di là dei meri numeri.
Gioco forza ne saranno avvantaggiati in primis i micro e i nano wine influencer, quelli che possono vantare una community sana e una certa spontaneità e qualità di ciò che producono.
Riprendendo rapidamente i concetti che ci siamo raccontati, dovendo consigliare un’azienda del vino su quali elementi prendere in considerazione oggi per la selezione di uno o più wine influencer, e dando una priorità a questi elementi, uscirebbe questo elenco:
- quanto coinvolgimento e partecipazione riescono a generare
- che valori difendono e promuovono
- che tipologia di seguito hanno
- cosa pubblicano e quanto pubblicano
- dove si posizionano a livello di personal branding
- quanti follower hanno
Fonte: talkwalker.com
Questo post contiene alcune informazioni che spero possano esserti d’aiuto concreto. Se vorrai condividerlo ne sarò felice.
Nel caso in cui necessitassi di ulteriori approfondimenti o desiderassi contattarmi per una consulenza, puoi farlo tramite la chat Messenger o scrivendo a andreamarc79@gmail.com
4 Responses
Spero che tu non mi risponda – almeno non subito – perché, come da tua premessa, significa che stai bevendo.
Mi compiaccio di aver letto il tuo articolo. E mi congratulo con te: la sintesi è un dono, la chiarezza di espressione una dote affinata.
Grazie.
Grazie Patrizio! Come hai visto ci ho messo un po’ a rispondere. Ero impegnato con un Sangiovese 😉
Bellissimo e interessante articolo che, mio malgrado, leggo un po’ dopo la sua pubblicazione. Col Sangiovese è sempre tempo ben speso
Grazie Francesco! Confermo anche il bel tempo speso con il Sangiovese 😉