Comunicare è una qualità innata dell’essere umano, e non solo. Senza comunicazione saremmo soli, isolati, incompresi, inumani.
Tutti sappiamo comunicare quindi, ma tra una comunicazione interpersonale e una comunicazione business vi sono differenze fondanti e sostanziali.
Non tutti sanno comunicare con finalità marketing, commerciali o reputazionali, ed è bene saperlo.
Se non ce ne rendiamo conto, rischiamo di confondere una comunicazione soggettiva, non finalizzata, inefficace, per qualcosa di valore per il nostro pubblico, quando invece non lo è per nulla, lascia il tempo che trova, crea rumore e non ottiene alcun risultato semplicemente perché non esiste alcun obiettivo.
Se non ora quando?
Mi sono domandato più volte se fosse il caso di pubblicare un post lievemente accusatorio in un periodo storico come questo. Poi mi sono reso conto che, molto probabilmente, è a maggior ragione oggi che un contenuto come questo acquisisce valore.
Oggi che abbiamo più tempo per ascoltare, per leggere, per metterci in discussione e, in un certo senso, per agire anche digitalmente, essere consapevoli delle proprie capacità comunicative è fondamentale come non mai.
Spesso ho scritto che nessuno come l’azienda stessa conosce i propri valori, le proprie unicità, la propria storia e il proprio modo di intendere un vino, un territorio, una denominazione.
Nessuno come chi il vino lo coltiva e lo produce è in grado di entrare in profondità nelle maglie di una identità che racchiude in sé, in potenza, i migliori afflati comunicativi e commerciali.
È tutto vero ovviamente, ed è tutto attuale, ma il fatto che il/la vignaiolo/a, o comunque chi in cantina ci lavora, sia la persona che meglio conoscono i valori aziendali, non significa che sia anche la più indicata a comunicare all’esterno questi contenuti con finalità business.
Questo deve essere chiaro e lampante. Se qualcuno ti dice che sei la persona migliore per comunicare il tuo vino ti sta mentendo, perché anche se è vero che sei tu il depositario del sapere aziendale, è anche vero che puoi essere un pessimo comunicatore per la tua impresa vinicola.
Purtroppo spesso mi capita di incappare in ingenui e sconsiderati consigli ai/alle vignaioli/e da chi, puntualmente, non fa parte del settore della comunicazione e del marketing.
La comunicazione aziendale o di brand e il marketing (è bene chiarirlo e impararlo una volta per tutte), sono discipline normate, storiche, codificate. Non si improvvisano, non si acquisiscono per semplice scambio di informazioni o di opinioni.
La comunicazione è ambito subdolo, come la respirazione. Tutti sano respirare. Sarebbe idealmente ridicolo che qualcuno ci insegnasse a farlo, lo facciamo già ogni giorno, naturalmente, senza nemmeno pensarci.
Poi però potrebbe capitarti di appassionarti di canto o di recitazione, e scopriresti che non respiri affatto bene, che non usi il diaframma, che dispersi e non ottimizzi, che non sfrutti a pieno le opportunità offerte dal tuo respiro.
Ecco, per la comunicazione è la stessa identica cosa.
Serve consapevolezza
Dicevo, puoi fare un ottimo vino ma comunicarlo è un’altra cosa. Puoi sapere tutto sulla tua azienda ma produrre una strategia di marketing e un piano media è un’altra cosa.
Senza contare che comunicare in ambito b2c è diverso rispetto al b2b, che comunicare nei social è diverso rispetto a comunicare in una newsletter, che parlare a un pubblico è diverso che parlare a un altro.
Vero anche che ci sono produttori/produttrici e vignaioli/e più propensi alla comunicazione del loro vino e più preparati su canali, strumenti e tecnologie. Ma si tratta sempre di un bagaglio personale accessorio, non di un abito indossato tutti i giorni.
Difendo da sempre, su questo blog e non solo, i produttori dai falsi professionisti, dai comunicatori da 4 soldi, dagli improvvisati. Ma questo non significa affatto che la comunicazione e il marketing non necessitino di consulenti preparati. Così come non basta questo blog o i contenti di altri professionisti per fare di voi dei comunicatori.
Chi fa il mio mestiere non solo studia e applica, ma osserva anche, incontra realtà diverse e impara da esse, si contamina con altre discipline come ad esempio l’estetica, la sociologia, l’antropologia, le neuroscienze, l’informatica, etc etc.
Chi comunica, dunque, comunica per te come per altri, ha quindi non solo a disposizione risorse professionali e strumenti del mestiere, ma anche risorse esperienziali di varia natura, in grado di fornire un prezioso valore aggiunto fatto di diversità, di variabilità, di lezioni imparate da sperimentazioni ed errori.
Per fare vino serve saper fare vino. Per comunicare serve sapere comunicare. Per promuovere serve saper promuovere. Per vendere serve saper vendere.
Ecco che promuovendo il mito che tutti possono comunicare, compiamo il danno maggiore, e lo vediamo ogni giorno confrontandoci con le migliaia di inutili e banali contenuti auto prodotti, non necessari e, soprattutto, non finalizzati, che affollano le piattaforme sociali.
Non bastano una foto e un testo carino per fare la differenza. Quelli servono solo per esserci, per partecipare al cangiante carrozzone digitale.
Anche perché comunicare per gioco è facile e poco impegnativo, comunicare per business prevede alcuni dettagli come la scelta degli obiettivi e dei kpi, o la misurazione delle azioni nel corso della tua strategia, l’analisi dei dati, etc etc.
Questo non significa che tu debba smettere di comunicare in solitaria. Affatto. Ma è come se ci fossero due livelli comunicativi differenti. Uno è più naturale, se vogliamo, spontaneo, diretto, simulante il dialogo. L’altro finalizzato, ragionato, pianificato allo scopo di ottenere risultati o raggiungere obiettivi.
Entrambi devono coesistere, devo essere concordi, devono andare nella stessa direzione, devono sottostare alla medesima visione strategica.
Comunica quindi, ma fallo con cognizione, consapevolezza e visione.
Concludo
Ricordati che la comunicazione e il marketing sono qualcosa d’altro. Sono le statistiche che hai ma che non osservi, o che giustamente e comprensibilmente non sai osservare, sono gli insight dei social che non consulti, sono le piattaforme di promozione, analisi e reportistica che non puoi approfondire, sono i libri e i blog che non leggi, le conferenze alle quali non partecipi, gli workshop che non frequenti nel corso dell’anno.
Ma questo, come avrai capito, è solo in parte un rimprovero a te che il vino lo concepisci e lo produci, e che hai dunque ben altro a cui pensare. Più che altro vuole essere, e spero che sia stato, un’occasione per fissare un punto, e per permetterti di distinguere ancor meglio chi opera da chi improvvisa, chi ti offre un consiglio sensato da chi sono opinioni. E, perché no, per dare dignità a chi comunica di mestiere, ché è uno dei compiti più difficili proprio perché dei meno riconosciuti.
Questo post contiene alcune informazioni che spero possano esserti d’aiuto concreto. Se vorrai condividerlo ne sarò felice.
Nel caso in cui necessitassi di ulteriori approfondimenti o desiderassi contattarmi per una consulenza, puoi farlo tramite la chat Messenger o scrivendo a andreamarc79@gmail.com