Avrei voluto titolare “10 domande da porti…” ma poi le domande erano 12 e allora, per tramandare ciecamente la tradizione dei titoli acchiappa clic, volevo tentare con “10 domande (+2) da porti…”.
Alla fine, “Cose da…”, mi sembrava più adatto e meno ruffiano.
Questa lista nasce dalle riflessioni con le studentesse e gli studenti del mio corso di copywriting alla Libera Accademia di Belle Arti di Brescia. Li e le ringrazio perché è stimolante confrontarsi con loro, sono mentalmente agili e, anche se fanno fatica a scrivere e non sanno niente di vino, quando ci si mettono, con metodo, scrivono meglio di tanti comunicatori vinicoli.
Osservandol* mi sono reso conto che anche le aziende del vino spesso commettono i loro stessi errori. Non sanno bene cosa è una strategia copy e perdono in coerenza e aderenza agli obiettivi man mano che comunicano per mezzo della parola scritta.
Ecco quindi una serie di domande che non faranno di te un/una copywriter ma, certamente, miglioreranno i testi della tua comunicazione vinicola.
Chi sono?
La domanda sembra banale ma non la è. So per esperienza che a volte ti dimentichi chi sei. Se comunichi in rete, come brand vinicolo o come professionista (vignaiol*, enolog*, sommelier, etc), hai una responsabilità in più, e ti devi ricordare chi sei con quella veste. Non puoi dire ciò che vuoi a livello strettamente personale, non puoi divagare su argomenti totalmente fuori tema vinicolo, non puoi lamentarti, non puoi inveire contro la vita, non puoi insultare il prossimo, non puoi utilizzare il canale e il tuo brand per scopi estranei al tuo settore. Sei lì con un ruolo, chi ti segue è interessato quasi esclusivamente a quello.
Qual è il mio obiettivo?
Perché stai scrivendo? Non hai nulla di meglio da fare, è un po’ che non posti o, come dovrebbe essere, hai un obiettivo specifico? Quando scrivi puoi voler informare, educare, fare branding, vendere, invitare in cantina o a un evento, aprire un dialogo. Resta focalizzato, non dimenticare l’obiettivo perché se vai fuori strada hai perso.
A chi mi rivolgo (per chi scrivo nel nostro caso)?
Pensa a chi scrivi e per chi scrivi. Abbandona ego, autoreferenzialità, celebrazioni e frasi fatte per produrre qualcosa che sia davvero interessante o utile per chi legge. Gli altri non sono l’inferno, e se hai targettizzato bene è probabile che non siano nemmeno astemi. Qui due dritte per conoscere meglio il tuo pubblico.
Che reazioni voglio scatenare?
So per certo che su questo aspetto ti perdi, non ci pensi proprio. Se sei nei social, ambienti nati per conversare (e i mercati sono conversazioni – cit.), alla domanda “cosa dico” devi aggiungere “cosa faccio dire”. Se il tuo scopo non è puramente informativo, se cerchi un dialogo, un riscontro, devi chiederti che tipo di ritorno ti immagini o ti aspetti, che reazione e quali sentimenti intendi scatenare, così, quando ti metterai alla tastiera, riuscirai meglio a invitare chi legge a reagire come vorresti.
Che canale scelgo?
L’ho già scritto mille volte ma mi ripeto volentieri. Le risposte alle domande precedenti, soprattutto obiettivi e target, ti aiutano a scegliere i canali migliori per il tuo contenuto. In questo post trovi qualche suggerimento per orientarti al meglio nelle tue scelte.
Quale tono di voce utilizzo?
Sul concetto di “tone of voice” mi rendo conto di non essermi mai speso molto. Trovi facilmente decine e decine di validissimi post online sul tema. Se poi ti servono un paio di riferimenti autoriali ti consiglio di leggere come ne parlano Annamaria Testa e Valentina Falcinelli. Asciugando il concetto ai minimi termini devi capire “come dire quello che vuoi dire”, con che intenzione, con quale intensità, in che forma, con che livello di formalità / informalità, se vuoi ricorrere a un gergo specifico. E dipende anche molto da che sentimenti / reazioni vuoi favorire in chi ti legge.
Come dialogano tra loro immagine e testo?
I due elementi dovrebbero “parlarsi”. Se appiccichi un testo con un determinato contenuto a un’immagine che non c’entra nulla la tua comunicazione ha già fallito.
Quello che sto proponendo possiede organicità e coerenza? È aderente al mio obiettivo?
Quando hai abbozzato il testo rileggilo e poniti queste due domande. Se capisci che sei andato “fuori tema”, che le frasi che hai scritto non sono tra di loro collegate, che hai toccato più di un argomento creando confusione, che hai perso aderenza rispetto alla tua intenzione comunicativa, allora cancella e riscrivi.
Se serve, mi sono ricordato della call to action?
Dovevi forse invitare le persone a fare qualcosa, ad approfondire un contenuto, cliccare su un link, compilare una richiesta di visita in cantina, e non l’hai fatto? Modifica subito il post e inserisci il tuo invito all’azione, e cerca di essere originale se possibile.
Ho usato enunciati o parole “plastificate”?
Qui mi riferisco all’uso di enunciati e parole abusate, stanche, formule linguistiche precotte, costrutti pronti all’uso e mille volte scritti e letti, e ne ho parlato in modo esteso un questo posto sulla plastificazione della lingua.
Sono stato troppo vago?
Anche la vaghezza affossa il tuo contenuto, lo appiattisce, lo banalizza, gli toglie interesse e freschezza. E anche per questo punto rimando al mio recente post sulla vaghezza nella comunicazione vinicola.
Ci sono errori / refusi?
Sembra banale ma prima di pubblicare devi rileggere, per scovare eventuali errori o refusi. Non c’è cosa peggiore dello sprecare un buon contenuto con una “ha” senza acca o con un’apostrofo sbagliato ;).
Concludendo
Ovviamente non ti domanderai mai tutto questo, coscientemente, ogni volta che scrivi qualcosa, ma una certa educazione al metodo e al dubbio serve, è realmente utile e, se ti impegni e ci fai caso, può cambiare in meglio la tua comunicazione scritta.
Immagine in evidenza realizzata con Midjourney
Questo post contiene alcune informazioni che spero possano esserti d’aiuto concreto. Se vorrai condividerlo ne sarò felice.
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