Andrea Gori è tante cose, prima di tutto un appassionato professionista del vino. Con Andrea abbiamo affrontato molti argomenti.
Sommelier, giornalista, Ambassadeur du Champagne, biologo, blogger, amante della tecnologia, fondatore dei magazine online Dissapore e Intravino.
Come penso tu abbia capito, non potevo non fargli qualche domanda sul rapporto tra vino e digital, e sono davvero felice di iniziare questo 2019 di interviste proprio con la sua.
Lo ringrazio per la disponibilità e per la cura con la quale ha approfondito i temi che gli ho proposto.
A te, vignaiolo, eno appassionato o professionista del settore enoico, auguro buona lettura. Che anche questo contenuto possa ispirare il tuo percorso di presenza e di posizionamento online.
Non per farti sentire vecchio, ma negli anni ti hanno definito in tanti modi: influencer, blogger, giornalista, scrittore, ambasciatore. E tu stesso ti sei assegnato il titolo di “sommelier informatico”, come a volerti chiaramente definire. Cosa ti senti di essere oggi? Sommelier informatico ti rappresenta ancora o qualcosa è cambiato?
Quando ho iniziato non c’erano due mondi così lontani come il vino e l’informatica, e il web e il mio brand o nickname era volutamente provocatorio.
Mi prefiggevo di svolgere la professione di sommelier comunicatore usando gli strumenti del web e delle nuove tecnologie, cosa che oggi ha perso in gran parte significato perché non esiste più la distinzione tra mondo reale e virtuale, tra mondo fisico e mondo web.
Sono giornalista, scrittore e comunicatore in senso lato, perché raccontare il vino è faccenda complessa e per forza di cose multidisciplinare.
Prima Dissapore, poi Intravino, poi altri magazine o blog online hanno ospitato i tuoi contributi. L’attività di scrittura online è ancora viva oggi nel nostro paese? I blog del vino sono ancora forti, hanno ancora un senso?
I blog personali sono stati cannibalizzati dai profili Facebook dove le persone gettano via una quantità paurosa di tempo e risorse per scrivere spesso bellissimi contenuti destinati a sparire nel giro di poche ore.
Questo mi pare un’assurdità. La scrittura online è piuttosto viva anche se, come sopra, risulta difficile e anche di poco senso distinguerla da quella offline.
I blog personali di senso ne hanno poco se non inquadrati in un contenitore più grande e organico come è Intravino, che risulta un misto tra somma di blog personali e magazine.
Facevi video degustazioni su YouTube in tempi non sospetti, e sei arrivato a produrne oltre 2500 sul canale della Trattoria da Burde, la trattoria fiorentina della tua famiglia. Oggi il panorama video è ancora attuale ma è anche cambiato molto. Le app più diffuse sono Facebook e Instagram, dove i video sono spesso dirette o stories, il formato è verticale, la spontaneità è premiata, il montaggio quasi non esiste più. Pensi che i contenuti video, in relazione soprattutto al pubblico più giovane, siano ancora uno strumento valido per comunicare con il pubblico degli eno appassionati?
I video sono fondamentali e anche più di prima, e il fatto che il montaggio non esista più non è del tutto vero.
Sono cambiate le regole di ingaggio ma l’obbiettivo è sempre lo stesso ovvero catturare l’attenzione.
I contenuti video sono fondamentali, soprattutto le dirette di eventi significativi e tutto quello che permette di sbirciare le vite degli altri, siano essi produttori o influencer o ristoratori.
Una sorta di pettegolezzo globale che diviene la nuova TV su misura, basata in gran parte su Instagram. Faticosa da tenere ma molto redditizia in termini di engagement.
Hai un social network prediletto oggi? Se sì quale e perché?
Se guardo la app di utilizzo del mio telefono vedo che sto 6 ore su Facebook e 3 ore su WhatsApp ogni settimana, più altre 3 ore su Gmail e solo 2 ore su Instagram.
In realtà non ho un social network preferito perché di volta in volta scelgo quello più adatto a quello che cerco e quello che voglio ottenere, e il pubblico che voglio raggiungere
Parliamo di wine influencer. Quando sono nate le prime classifiche il panorama era molto differente, anche gli strumenti di misurazione erano altri, come Klout che nemmeno esiste più. Come ti relazioni oggi a questa confusa e discussa etichetta?
Molti validi influencer italiani sono amici e ci frequentiamo in molte occasioni e conosco molto bene come lavorano.
Secondo me sono una valida integrazione ad altri tipi di comunicazione, fanno brand awareness e raramente brand building, ma la maggior parte dei risultati effettivi sono da verificare.
Non credo che siano una bolla o se lo sono direi che selezionerà i migliori da quelli pompati solo da automatismi genera follower.
In ogni caso nessun vino, per almeno qualche altro anno, sarà mai venduto o apprezzato soltanto perché ne parla un influencer, mentre la sua azione potrà proseguire e aumentare l’efficacia di altre azioni promozionali o giornalistiche.
Fammi, a tuo insindacabile e personale giudizio, i nomi di alcuni wine influencer, anche non italiani.
Il mondo è vasto, se mi limito all’Italia ti dico:
- Anais Cancino di The Wineteller
- I ragazzi di CantinaSocial
- Stefano Quaglierini di italian_wines
- Francesco Saverio Russo di italianwinelover
- Emanuele Trono di enoblogger
- Simone Roveda di winerylovers
- Eleonora Galimberti di enozioni
Tra gli esteri direi:
- Amelia Singer – UK
- Andre Ribeirinho – Portogallo
- Björn Bittner – Germania
- Julien Miquel – Francia
- Amaya Cervera – Spagna
- Matt Walls – UK
- Mike Turner – UK
- Tim Atkin – UK
- Michelle Williams – US
- LU Yang – Cina
- The Wine Wankers – Australia
- Diala Canelo – Canada
- Kelly Mitchell – US
- Kenichi Ohashi – Giappone
Conosci molto bene realtà vinicola da una parte e mondo digitale dall’altra. Come vedi oggi il rapporto tra i due? C’è sufficiente consapevolezza digitale nel mondo del vino?
Rispetto anche solo a dieci anni fa c’è un abisso, e il mondo del vino ha saputo colmare un grande gap di mentalità e strumenti in un tempo davvero brevissimo per i suoi standard in genere legati alle stagioni e alle vendemmie.
La consapevolezza è aumentata ma ovviamente non è sufficiente e in ogni caso il limite più grande, pare assurdo, in molti casi sta nel fatto che le zone rurali non sono ancora del tutto coperte da segnale 3G. In termini di servizi geolocalizzati sarebbe importantissimo.
Quali sono a tuo avviso i peggiori errori che commettono le aziende del vino italiane nella propria comunicazione digitale, siano essi sul sito aziendale o sui canali social?
L’errore peggiore, ma non solo delle aziende del vino, è quello di buttare via contenuto su Facebook senza archiviarlo anche altrove.
Spesso si leggono post bellissimi che generano discussioni interessanti destinate a perdersi negli archivi di Facebook senza lasciare traccia utilizzabile in seguito.
Guardiamo al futuro prima di lasciarci. Come vedi la comunicazione digitale del vino nei prossimi anni?
Sempre più interattiva e con sempre più disintermediazione tra le cantine e i loro consumatori.
Inoltre vedo grandi possibilità di sviluppo nel rapporto diretto (e non mediato da distributori / importatori) tra cantine e acquirente con servizi innovativi di gestione carte dei vini just in time quasi senza magazzino.
Altri campi stimolanti sono le applicazioni di realtà virtuale come tour immersivi e anche profumi e sensazioni inviabili a distanza.
L’intelligenza artificiale si occuperà di molte di queste attività, i produttori dovranno solo imparare a fidarsi di lei.
Dove trovi Andrea
A seguire i principali canali digitali di Andrea.
Sito web Trattoria da Burde
Twitter @burde
Instagram @burde73
Questo post contiene alcune informazioni che spero possano esserti d’aiuto concreto. Se vorrai condividerlo ne sarò felice.
Nel caso in cui necessitassi di ulteriori approfondimenti o desiderassi contattarmi per una consulenza, puoi farlo tramite la chat Messenger o scrivendo a andreamarc79@gmail.com