Se sei un piccolo vignaiolo probabilmente non ti sfiora nemmeno l’idea di creare una tua applicazione mobile e, lasciatelo dire, fai bene.
Se sei una cantina medio grande magari ci hai pensato, qualche consulente ti ha messo questa possibilità sul piatto e forse ancora l’idea ti ronza in testa, devi solo capire se la cosa ha un senso in relazione ai tuoi obiettivi e al tuo target.
Molto bene. Questo post vuole prima di tutto fotografare lo stato in cui versano oggi le app per smartphone, capire se c’è ancora spazio per nuove applicazioni, dare un’occhiata allo specifico ambito vinicolo e scoprire se le app nel mondo vino possono rappresentare una valida alternativa digitale per comunicare con il proprio pubblico.
Iniziamo dai numeri
Ci sono più di 2 milioni di applicazioni presenti in App Store e Google Play.
Una recente ricerca della statunitense comScore, “2017 U.S. Mobile App Report”, ci ricorda (anche se ormai ce lo sentiamo ripetere da tempo) che le persone utilizzano regolarmente un numero molto limitato di applicazioni, soprattutto di utilità e di social networking.
Spesso la motivazione del ricorso a poche app viene ricondotto allo spazio limitato a disposizione sui nostri smartphone. A mio avviso si tratta di un appiglio debole e semplicistico. La verità è che ci sono davvero poche app in grado di migliorarci la vita o di coinvolgerci nel nostro tempo libero.
Il resto è confinato alla logica di “scarico, provo e disinstallo”, che incrementa anche di molto il numero di installazioni della singola applicazione, ma non garantisce un rapporto duraturo con app che vengono disinstallate anche pochi minuti dopo averle scaricate.
Come vediamo dal grafico che riporta le 10 app più amate dai Millennials (gli utenti ad oggi più interessanti anche per quanto riguarda il consumo di vino), la metà di queste sono utility app, ovvero applicazioni che ci aiutano concretamente a fare qualcosa, ottimizzare un processo, migliorare la nostra quotidianità. Tra le più amate troviamo Amazon per gli acquisti, Gmail per la posta elettronica, le mappe di Google che ci dicono dove andare e ci aiutano a trovare ristoranti e enoteche, e tutte quelle app di messaggistica (Messenger, WhatsApp) per comunicare con i nostri amici.
La fascia più giovane (18-24 anni) dei Millennials (18-38 circa) è quella che ricorre più spesso all’utilizzo delle app, con una media di tempo speso di 3 ore al giorno.
Il 51% degli intervistati alla ricerca sopra citata, non scarica nuove applicazioni. Il 24% scarica una o due applicazioni nuove al mese. Solo il 5% scarica 8 o più applicazioni in un mese (in questa percentuale, oltre alla fetta di pubblico che prova costantemente nuove app di gioco, c’è anche la gente come me che scarica per testare e poi disinstalla).
Nonostante l’affollamento del mercato, unito all’uso continuativo di poche app, il pubblico dei Millennials si dichiara aperto a provare nuove e interessanti applicazioni, dove per nuove e interessanti possiamo tranquillamente leggere utili e in grado di fargli risparmiare tempo.
Il valore del tempo e il fascino irresistibile del cazzeggio
Il tempo sembra essere un elemento chiave nel processo di scelta e affezionamento a nuove applicazioni.
Uno dei motivi principali per l’uso ricorrente di alcune app è legato al risparmio di tempo. Il dato sembra in forte contro tendenza rispetto al fenomeno delle app sociali, all’interno delle quali il tempo si disperde con molta facilità e quasi inconsapevolmente.
Da una parte c’è l’esigenza di avere app che ci facciano risparmiare tempo (le utility app) dall’altra il bisogno di restare sempre connessi ai social network, sui quali di tutti noi ormai “si spende la miglior parte”.
Dobbiamo garantirci il tempo per vivere meglio e per cazzeggiare di più. Usiamo Amazon per acquistare in pochi minuti e non muoverci da casa, Google Maps per sapere dove andare senza pensare e senza sbagliare strada, WhatsApp per evitare di dover chiamare, magari trovare occupato, richiamare, etc, e poi ci sdraiamo sul divano la sera per osservare la vita degli altri su Facebook, Instagram, Twitter, etc.
Amazon
Sono andato piuttosto veloce ma spero non ti sia sfuggito il fatto che la app più usata in assoluto è una app di acquisto online, la app del più ambizioso e-commerce al mondo, Amazon.
Le persone amano cercare prodotti e acquistare online, oggi più che mai, ricercando soprattutto un’esperienza d’acquisto di alto livello, un servizio impeccabile, tempi di consegna rapidi e, perché no, sconti e offerte.
Se ti interessa il tema del commercio elettronico puoi leggere i miei 2 post dedicati alla parte più importante di un e-commerce del vino volume 1 e volume 2
Questa esigenza può tranquillamente essere traslata anche nel mondo vino, dove in verità poche app verticali offrono agli enonauti del web la possibilità di acquistare comodamente online i loro vini preferiti.
Un bel post di Web in Vigna raccoglie e commenta i migliori 5 e-commerce del vino in Italia. Il dato interessante è che solo uno di questi 5 siti possiede un’applicazione disponibile sugli store, e si tratta dell’ormai celeberrimo Tannico.
Vivino e le altre
Vivino non ha bisogno di presentazioni. La sua più grande vittoria in questi anni è stata quella di riuscire a fare, per il mondo vino, ciò che Amazon ha fatto per il commercio online.
Se dico “e-commerce” mi viene in mente Amazon, se dico “app del vino” ecco che mi viene in mente Vivino.
Come dice Marco Montemagno in un suo recente video su come entrare nella testa delle persone: “chi controlla la parola controlla l’acquisto”. E Vivino ha saputo posizionarsi molto bene nella mente degli amanti del vino.
Accanto a Vivino, una serie di altre app tematiche fanno cose diverse. Il già citato Tannico per l’e-commerce, Wine-Searcher per scovare etichette, comparare prezzi e acquistare, Vino, app ufficiale di Vinitaly che offre anche la possibilità di acquisto di vini, e via dicendo.
Ci sono poi alcune piccole app a tema vino che fanno piccole cose, alcune molto male, come app per imparare a degustare, app che suggeriscono abbinamenti con il cibo, app dizionari, app di eventi vinicoli, app di strade del vino e una piccola parte di app di proprietà di singole aziende o gruppi (alcune delle quali non disponibili sugli store ma distribuite per mezzo di canali diretti), il cui scopo principale è quello di fare branding, spesso fallendo miseramente grazie all’assoluta mancanza di contenuti interessanti, utili o di reale valore.
Una tua app
Eccoci arrivati alla resa dei conti. La domanda che dovrebbe essere ormai sorta nella tua mente è:
ha ancora senso puntare sulle app del vino? C’è ancora spazio per i piccoli?
La domanda è in realtà duplice, perché pone il dubbio sia sulla realizzazione di applicazioni generaliste come Vivino, sia sulla possibilità, per una singola azienda vinicola, di costruirsi la propria app a scopo brand reputation.
La risposta in entrami i casi temo sia più no che sì. E non per pessimismo cosmico o poca fiducia nelle capacità del singolo o di un’organizzazione di concepire qualcosa di unico, utile e originale. Piuttosto le cause sono da imputare alla concorrenza, unita al forte e deciso posizionamento di grandi nomi e rafforzata dal poco spazio a nostra disposizione e dalla poca disponibilità all’utilizzo di decine di applicazioni dallo scarso valore.
Una qualsiasi app oggi, per guadagnarsi un posto nello smartphone delle persone, deve necessariamente offrire qualcosa di unico e di valore, qualcosa in grado di migliorare la nostra vita o di migliorare la percezione che abbiamo di noi e degli altri.
Vivino è l’unica che è riuscita fino ad ora nello scopo, costruendosi una community di appassionati che la usano regolarmente per trovare nuove etichette, comparare prezzi, leggere e scrivere opinioni sugli assaggi.
Per non essere totalmente disfattista mi riservo il beneficio del dubbio e tengo bene gli occhi aperti sul domani, nella speranza di veder sorgere una nuova e irresistibile app del vino che non posso certo farmi mancare.
Se ti è piaciuto questo post condividilo e fammi sapere nei commenti o nei social quali app del vino hai sul tuo smartphone e quali utilizzi regolarmente.
Altre fonti: Report: App Saturation Makes It Difficult For New Players To Break Through, Why Millennials Are Flocking To Utility Apps
Questo post contiene alcune informazioni che spero possano esserti d’aiuto concreto. Se vorrai condividerlo ne sarò felice.
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