Diamo un occhio a cosa fanno le aziende vinicole californiane in rete e cerchiamo di trarne qualche utile spunto.
Nella primavera di quest’anno, il Wine Business Institute della Sonoma State University, in collaborazione con la società californiana di marketing digitale vinicolo SommDigital, ha condotto un sondaggio coinvolgendo i dirigenti marketing di ben 257 cantine.
Scopo dell’analisi era quello di fotografare le attività digitali messe in pista dalle aziende del vino statunitensi, così da capire punti di forza e punti di debolezza.
Il panorama delineato è decisamente interessante. Ricco di spunti e di suggestioni utili anche per le aziende di casa nostra.
Traduco qui di seguito i dati di una infografica (ebbene sì esistono ancora) riportata su un post del 22 agosto del magazine vinicolo Wine Industry Advisor, che ben illustra i risultati del sondaggio.
Che attività digitali svolgono le aziende del vino statunitensi
Il 98% delle aziende vinicole statunitensi è presente in Facebook, l’88% in Instagram.
Facebook resta dunque il primo social network a livello numerico, ma ritengo anche per questioni storiche. Il dato non entra nel merito dell’utilizzo ma solo della presenza, quindi è di relativo interesse.
Lato sponsorizzazioni è curioso notare come l’investimento maggiore avvenga invece in Instagram (62% delle aziende), seguito a ruota da Facebook (54% delle aziende).
Qui mi permetto una doppia lettura: da un lato il dato può significare una maggiore importanza strategica di Instagram rispetto al più datato Facebook, dall’altro lato semplicemente che per essere visibili in Instagram oggi serve investire più budget.
C’è da aggiungere che le cantine statunitensi che attivano promozioni sulle piattaforme digitali, spendono in media poco, con il 75% degli intervistati che ammette di investire meno di 100 dollari al mese.
YouTube, che conta un misero 35% delle aziende del vino (a conferma del fatto che il contenuto video di qualità resta il più complesso da produrre, diffondere e promuovere), vede solo il 37% delle cantine presenti effettuare qualche tipo di sponsorizzazione.
Business Insider Intelligence insiste nell’affermare che entro fine 2020 i contenuti video rappresenteranno l’82% di tutto il traffico web.
Non conosco il dato attuale, ma lato canali social con contenuti a tema vino mi sembra di vedere ancora un evidente predominio dell’immagine statica.
Negli Stati Uniti c’è ancora tanto Twitter, che coinvolge il 67% delle aziende del vino, molto più di YouTube (35%) o di portali come TripAdvisor o Yep.
Lato SEO siamo messi malino. Mentre il 50% delle aziende vinicole la gestisce internamente (non si sa quindi come e con che azioni e ritorni), solo il 18% affida questo importante aspetto ad aziende esterne. Nel totale quindi, 1 azienda su 3 non affronta proprio l’ottimizzazione del proprio sito per i motori di ricerca.
Conclusioni utili anche per te
Alla fine il copione è chiaro e non troppo dissimile da quello che va in scena a casa nostra. Le aziende del vino non credono ancora fino in fondo nel digitale.
Esattamente come quando ti decidi a comprare i pesi per fare esercizi a casa, ed inizi a uscire qualche volta a correre, ma non ti fidi a fare l’abbonamento in palestra.
Hai compreso l’importanza del tema ma non hai ancora fatto il passo necessario a interiorizzarlo facendolo diventare parte integrante della tua quotidianità. Almeno non abbastanza da renderlo un aspetto a cui dedicare del budget serio affidandosi a professionisti seri.
Comunicare il tuo vino dovrebbe essere importante tanto quanto produrlo. Considerato che i principali canali di comunicazione oggi sono di natura digitale, non dovrebbe essere dujnque difficile comprende che come investi in attrezzature dovresti investire in marketing online.
La causa principale di questa situazione risiede in queste tre macro mancanze:
- mancanza di conoscenza e consapevolezza
- mancanza di personale qualificato
E se sul primo punto abbiamo fatto passi da gigante, per il resto il digitale è ancora quel tutto e niente affidato spesso a figure improvvisate, o gestito dal figlio del titolare (perdonami la provocazione).
Non fraintendermi però. Come ho detto prima sono stati fatti passi da gigante, oltreoceano come a casa nostra. Oggi di digitale se ne parla, lo si vive, spesso lo si comprende.
Restano certo alcune aree oscure che si spera vengano presto illuminate, per il bene delle aziende che finalmente potranno comprenderne a pieno potenzialità e valore, e per il riconoscimento di chi fa il mio mestiere cercando ogni giorno di promuovere cultura e conoscenza di canali e piattaforme.
Fonte: wineindustryadvisor.com
Questo post contiene alcune informazioni che spero possano esserti d’aiuto concreto. Se vorrai condividerlo ne sarò felice.
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