Anche se oggi hai a disposizione innumerevoli canali e strumenti per comunicare il tuo vino, non è detto che tu debba per forza usarli tutti.
L’11 aprile del 2017 scrivevo un post dal titolo Non DEVI usare Instagram, Snapchat, YouTube, etc… PUOI.
Oggi, quasi al termine di una delle letture più interessanti degli ultimi anni in ambito sociologico, mi ritrovo di fronte questo concetto, attuale e rinnovato, che ha molto a che fare con il tempo, con le nostre abitudini e con l’abitare una società “liquida”, così come l’ha brillantemente definita Zygmunt Bauman.
Il libro è un bel dialogo tra Bauman e Leonidas Donskis, intitolato Cecità morale.
Riferendosi a una delle principali caratteristiche del nostro occidentale presente, Donskis ci dice che oggi:
Potere equivale a dovere: posso, dunque devo.
Leonidas Donskis
E continua.
Puoi, quindi devi. Puoi essere online, quindi devi essere online. Se rimani offline smetti di far parte della realtà. Tutto qui.
Leonidas Donskis
Se caliamo questa tendenza nel dettaglio delle scelte e delle azioni di una parte considerevole delle aziende del vino in rete e, soprattutto, nei social, ci rendiamo conto che portiamo alla luce uno dei più gravi e diffusi errori strategici digitali: il fare perché si può e non perché ha senso.
Seguimi
Se hai qualche ettaro libero puoi certamente scegliere di piantarci 50 diversi vitigni.
Puoi. Hai la terra, hai accesso a tutte le barbatelle che desideri (puoi acquistare anche su cataloghi online), hai le competenze tecniche per procedere con il lavoro. Meravigliosa libertà.
Se però sei un vignaiolo intelligente sai che la cosa non ha molto senso. Sei consapevole di insistere su un determinato e magari normato territorio vinicolo, di possedere un suolo con caratteristiche ben precise e di essere inserito in un definito contento sociale.
Poi magari hai anche la fortuna di possedere una tua personale visione del vino che vorresti ottenere, del vitigno che ti piacerebbe valorizzare, della tecnica produttiva che vorresti sperimentare.
In base a tutte queste informazioni, visioni e desideri, arrivi a scegliere il vitigno (o i vitigni) migliore per quei tuoi ettari vergini.
Ecco che puoi ma non devi a tutti i costi. Puoi e, nonostante questo, decidi di scegliere, decidi di selezionare.
Lo stesso dovrebbe valere per la tua comunicazione digitale, ma spesso non è così.
Il Digitale nuovo El Dorado
Il digitale offre oggi innumerevoli e variegati canali di comunicazione a una qualsiasi azienda del vino. Offre promesse di visibilità, di successo, di vendite.
Ognuno di questi canali possiede di base le seguenti differenti e specifiche caratteristiche:
- funzionalità
- pubblico
- tipologia di contenuti
- linguaggio
- scopi
Alcuni canali possiedono aspetti sovrapponibili, altri sono completamente diversi gli uni dagli altri.
Facebook, Instagram, Snapchat, Pinterest, YouTube, solo per citare i più noti player del settore, offrono decine e decine di possibilità a chi decide di approdarvi e farne un uso che si spera ragionato.
Mi è capitato più volte di incontrare aziende, non solo del vino in verità, con molteplici canali aperti senza una reale esigenza, senza scopi, senza obiettivi, senza visione e, nei casi peggiori, senza contenuti sufficienti per popolarli e mantenerli nel tempo.
Lo facevano, e ancora in molti lo fanno, perché è possibile, perché è alla portata di tutti, perché esistono, perché lo fanno gli altri. Possono, quindi devono.
Ma la questione non si limita ai canali. La stessa insensata logica ricade spesso anche all’interno della singola piattaforma.
Instagram, ad esempio, permette di produrre immagini, testi, stories e dirette, ma non tutte queste possibilità vanno bene per tutte le aziende del vino.
Eppure anche qui vi sono casi di aziende, vignaioli o professionisti del settore che si mettono davanti al proprio smartphone, fanno partire una diretta, senza vere nulla di davvero interessante da condividere ma, soprattutto, senza una chiara strategia in testa.
Tu che fai vino, che scegli per definizione cosa mettere nel bicchiere che incontrerà naso e gusto del tuo consumatore, non fare questo errore madornale. Scegli i canali, scegli cosa fare nei singoli canali e scegli cosa e come comunicare al tuo pubblico.
Non devi per forza fare, anche se puoi.
Il risultato della deriva del “fare per forza” ci sommerge di contenuti di poco valore, di migliaia di inutili e ripetitive dirette dove l’aggettivo più utilizzato per descrivere un vino è un banalizzante e impoverente “interessante”.
Il digitale è una ricchezza, ma una ricchezza che va compresa e utilizzata con intelligenza e spirito critico, altrimenti ci trasformiamo in una versione imbruttita di Re Mida, che trasforma in like tutto quello che tocca.
Questo post contiene alcune informazioni che spero possano esserti d’aiuto concreto. Se vorrai condividerlo ne sarò felice.
Nel caso in cui necessitassi di ulteriori approfondimenti o desiderassi contattarmi per una consulenza, puoi farlo tramite la chat Messenger o scrivendo a andreamarc79@gmail.com