Ammetto una crescente insofferenza nei confronti delle etichette, e non mi riferisco a quelle sulle bottiglie.
Naturale, biologico, tradizionale, biodinamico, ancestrale, artigiano, sono tutte definizioni che, associate al vino, dovrebbero aiutare il consumatore a capire qualcosa di più su ciò che si trova nel bicchiere, a catalogare un prodotto per renderlo maggiormente identificabile e, di conseguenza, comprensibile.
Spesso purtroppo non è così, e questi nomi, ridondanti, a volte altisonanti, sinonimici, non dicono assolutamente nulla al consumatore medio, né tantomeno raccontano qualcosa di rappresentativo o memorabile.
Dove per memorabile intendo capace di depositarsi e permanere nella mente delle persone, per essere rievocato in determinate circostanze, consciamente o inconsciamente.
Una questione culturale
Come spesso succede, il discorso ricade ancora una volta su una questione culturale. Informazione, divulgazione e cultura del vino possono fare la differenza. Nonostante questo, non sempre è facile raggiungere il grande pubblico con la corretta proposizione di concetti che, se non approfonditi, valgono come il 2 di picche a briscola.
L’entusiasmo generato negli ultimi anni dall’agricoltura biologica, unito all’attenzione verso i temi ambientali e la salute dell’individuo (a partire dalla sua alimentazione) hanno prodotto, da un lato, una maggiore coscienza da parte dei consumatori, dall’altro una crescente confusione nelle loro menti.
Il biologico e il biodinamico nel mondo vino sono l’esempio perfetto di come una sentita esigenza produttiva e identitaria possa nel tempo trasformarsi in una notevole macchina del marketing, purtroppo a discapito del messaggio reale e primario che la contraddistingue.
Ecco infatti che molti brand cavalcano l’onda delle tendenze bio solo perché “vanno di moda” e toccano un tema caro ai consumatori, arrivando a volte a disorientare chi si approccia a un prodotto, che non sa più se è preferibile un vino biologico a uno biodinamico, un vino naturale a uno tradizionale.
Le etichette vanno usate con cautela e non devono diventare bandiere per schieramenti opposti o calderoni nei quali gettarsi alla rinfusa.
Lavora sulla tua identità
In questo confuso e frammentato panorama, ci sono alcune strategie che puoi attivare per ottenere il doppio risultato di:
- informare il consumatore circa una filosofia produttiva
- trasmettergli un ulteriore valore che caratterizzi il tuo vino come unico, così da renderlo identificabile e distinguibile
1. Identifica il tuo pubblico
Prendi prima di tutto coscienza che il tuo mercato non è la massa, bensì una nicchia rappresentata da una precisa fetta di pubblico, un pubblico disposto all’ascolto, curioso, un pubblico sul quale devi far convergere tutti i tuoi sforzi, e che devi prima identificare e poi saper attrarre tramite contenuti interessanti e di valore.
2. Crea e divulga contenuti
Una volta identificato il tuo pubblico, inizia a creare e condividere contenuti progettati sulle sue esigenze. Ricordati che devi offrire valore a chi ti segue, dandogli costantemente motivi affinché scelga te e non altri.
Sul tema contenuti, un paio di miei precedenti post potrebbero essere di tuo interesse: uno fornisce 5 consigli per i contenuti di testo, l’altro approfondisce il tema dell’importanza dei materiali.
3. Valorizza e comunica la tua unicità
Lavora su te stesso, in qualità di singolo vignaiolo o di brand, valorizzando il concetto unico che ti rende ciò che sei al di là di etichette, categorizzazioni, contenitori più o meno comprensivi.
Negli ultimi anni si spinge molto sulla differenziazione del prodotto vino, sopratutto a seguito della numerosa e frammentata offerta vinicola del bel paese.
Alcune aziende, lavorando coerentemente sulle specificità di un vino, di un’uva, di un territorio o di un metodo, sono riuscite a crearsi un’identità forte e netta, diventando in questo modo dei punti di riferimento dell’enologia locale che li comprende. Che facciano vino biologico, naturale, ancestrale, riescono comunque a comunicare, insieme ai caratteri di una filosofia produttiva condivisa anche da altre cantine, una serie di valori ancor più profondi, perché collegati alla loro precisa e specifica identità.
Ovviamente non esistono formulette magiche. Ho visto aziende vinicole lavorare assiduamente e coerentemente su un metodo, altre sulla riscoperta di un vitigno autoctono, altre ancora effettuare precise scelte produttive.
Per riportare alcuni esempi posso citare Cà del Vént in Franciacorta con il suo marcato e personale stile produttivo, Sebastian Stocker in Alto Adige-Sud Tirolo con la tenace vinificazione del Terlano, Togni Rebaioli in Valcamonica con la riscoperta dell’Erbanno. Ma penso anche a Fazi Battaglia nelle Marche, che tempo fa puntò sull’originale formato della bottiglia di Verdicchio per rendersi riconoscibile, a Lino Maga con il suo, e solo suo, Barbacarlo in Oltrepò Pavese. Allo stesso modo, se si parla del territorio del Nizza, è difficile non conoscere Gianluca Morino di Cascina Garitina, impegnato quotidianamente nella produzione e condivisione di contenuti divulgativi sul lavoro in vigna e in cantina.
Gli esempi potrebbero continuare, spero abbiate colto il senso. Si tratta di vignaioli o cantine che hanno trovato la strada della loro unicità e la seguono con un impegno costante e una coerenza che denota visione di sé e del proprio mercato.
Ma come posso fare tutto questo? Ti starai domandando.
L’unicità, perdona la frase da bassa retorica, la trovi dentro di te. Lo sai tu cos’è che fa di te ciò che sei e che ti distingue dagli altri. Lo sai tu se prima di andare a letto, passi tra i filari e canti la ninnananna alle vigne. Se lo fai non vergognarti, raccontalo, sei tu.
Naturalmente la strada per l’unicità non può prescindere dal lato strategico. Ogni intenzione in questo senso deve avere le seguenti caratteristiche:
- inserirsi coerentemente all’interno della storia e della visione della singola realtà vinicola
- rappresentare qualcosa di nuovo o di insolito all’interno del territorio nel quale si inserisce
- garantirti un vantaggio competitivo su chi ha già intrapreso la tua stessa strada, a meno che tu non sia il primo della tua specie
Un simile approccio non deve comunque in alcun modo rappresentare una forzatura. Non serve trovare qualcosa “a tutti i costi”, ma è altrettanto vero che, affrontando la questione dal giusto punto di vista, diventa molto facile valorizzare la propria identità e comunicarla con perseveranza.
Questo post contiene alcune informazioni che spero possano esserti d’aiuto concreto. Se vorrai condividerlo ne sarò felice.
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