Un concetto fondamentale per il tuo brand, un punto di vista necessario, una predisposizione cardine spesso dimenticata.
Se la tua strategia di comunicazione digitale cambia al cambiare delle piattaforme, probabilmente anche il tuo vino muta al mutare dei mercati.
Mi spiego meglio
Tutte le aziende del vino devono ascoltare gli stimoli provenienti dal mercato.
Alla fine sempre di business si tratta. Che tu sia una grande cantina o un piccolo vignaiolo, l’obiettivo finale è lo stesso: vendere il tuo vino al tuo pubblico.
Questa regola vale per tutti, ma non è l’unica regola che decide e definisce la direzione strategica del tuo business e della tua identità di brand.
Tu non sei solo commercio. Sei anche territorio, filosofia, valori, metodo, uve. E tutto concorre a che qualcuno si interessi al tuo vino e decida di assaggiarlo.
Se domani il mercato vuole orange wine, in base a chi sei, cosa fai e dove lo fai, sai che dovrai ascoltare questa richiesta ma che potrai anche decidere di ignorarla (e lasciare serenamente che siano altri a soddisfarla).
Anche nel business del vino le operazioni commerciali devono seguire un senso che riesca a soddisfare il mercato, senza però far nascere il dubbio che quello che viene pianificato sia mosso unicamente da interessi commerciali.
Se sei un piccolo produttore che fa vino in una zona vocata per le bollicine e produci unicamente metodo classico da uve Chardonnay, probabilmente non ti verrà mai in mente di espiantare vigneto per impiantare Ribolla perché un nuovo mercato vuole orange wine.
Magari invece sei un piccolo produttore friulano che ha sempre prodotto vini convenzionali e che può intelligentemente sfruttare questa opportunità. O una grande cantina con vigneti in tutta Italia che decide di investire in una nuova etichetta orange perché può farlo e perché farlo non stride con la sua identità di brand.
Tutto questo ci sta, tutto questo ha un senso, tutto questo ha un pubblico pronto ad accoglierlo.
Detto in maniera diversa, espressioni diverse del vino hanno mercati di riferimento differenti perché, per fortuna, il mercato non è solo uno.
La stessa coerenza di approccio dovrebbe ricadere sulla comunicazione digitale del vino, ma spesso non è così. E non è così perché il digitale è terra di tutti e di nessuno, perché il digitale detta le mode e incide sui comportamenti delle persone, perché il panorama muta troppo rapidamente.
Il mutamento continuo come standard
Noto e avverto, come alcuni animali annusano la paura, la trepidazione e la frenesia di molti produttori e aziende, in concomitanza all’evoluzione concitata e continuativa degli strumenti e degli ambienti digitali.
Ma il cambiamento continuo non sempre è una cosa buona, perché se da un lato offre nuove possibilità, dall’altro non permette un reale assestamento dell’identità di brand.
Instagram, ad esempio, cambia a una velocità mai registrata prima in un social network, con nuove funzionalità e aggiornamenti che spesso suonano sospetti, quasi calcolati per non permettere all’utente di fermarsi troppo a riflettere sui contenuti.
Se sposti continuamente i pesi qualcosa si rompe, o comunque rischi di non definirti, di non raggiungere e consolidare un’identità riconoscibile.
Allo stesso modo, le aziende del vino che inseguono il cambiamento senza riflettere, incorrono negli stessi errori.
Devi riflettere bene su chi sei e chi vuoi diventare prima di muoverti in rete. Non puoi cambiare in base agli strumenti e ai canali digitali. Puoi adeguarti, puoi evolverti, ma non cambiare a causa loro. Il processo di evoluzione del tuo brand deve essere attivo, non schiavo della tecnologia.
Il paradigma è da ribaltare perché ora i padroni sono loro, e del tuo marchio decidono le sorti a suon di sviluppi software e aggiornamenti dell’algoritmo.
Devi tornare a essere padrone del tuo brand e delle tue azioni comunicative, ed essere in grado di usare gli ambienti digitali come strumenti al tuo servizio.
Il tuo cambiamento lo decidi in primo luogo tu, non un imprenditore di Palo Alto che cerca (e riesce) giustamente in tutti i modi di sviluppare il suo business, forte del vantaggio di non distrarsi come stai invece facendo tu mentre ansiosamente osservi il numerino dei follower che un giorno sale e un giorno scende.
Il rischio più grande
Chiudo riprendendo e applicando a questo nostro mondo enoico un concetto ben più articolato, originariamente destinato a fotografare il ben più ampio contesto socio politico che ci circonda.
Il cambiamento continuo diventa una perfetta forma di controllo sociale.
Leonidas Donskis
Tutto il tempo che spendi sui social a osservare spasmodicamente metriche tanto sensazionali quanto irrilevanti, potresti dedicarlo ad analizzare i dati o a conoscere meglio il tuo pubblico; chi è, cosa vuole, come comunica, di chi si fida, così da costruire contenuti a lui destinati, che lo possano raggiungere ovunque si trovi, non solo su un singolo canale.
L’attenzione oggi è troppo concentrata su pochi canali, perché chi li amministra vuole questa concentrazione continua, così come i presentatori TV di una volta promettevano novità sensazionali dopo l’intervallo pubblicitario, per non farti cambiare canale.
Mestre scrolli feed, osservi bacheche, insegui i like, non hai tempo per pensare al valore che dovresti creare.
Pensaci! Perché la tua attenzione sui canali, e la conseguente distrazione su tutto il resto, è quello che vogliono loro (questa fa troppo complotto e poteri forti lo so). Non dargliela vinta, resta focalizzato sulla tua strategia.
Questo post contiene alcune informazioni che spero possano esserti d’aiuto concreto. Se vorrai condividerlo ne sarò felice.
Nel caso in cui necessitassi di ulteriori approfondimenti o desiderassi contattarmi per una consulenza, puoi farlo tramite la chat Messenger o scrivendo a andreamarc79@gmail.com