Quando l’ho visto quasi non volevo crederci. Eppure in Spagna lo hanno fatto, hanno prodotto un vino blu, il Gik Blue Wine.
Un articolo online del Corriere della Sera titolava qualche giorno fa: “Vino blu, l’ultima frontiera del marketing”.
Doppio stupore! Ma davvero si crede che questo sia Marketing? Davvero esiste una necessità di vino blu così netta e precisa da arrivare alla produzione di un tale abominio enologico?
In ogni caso, che si sappia, non di marketing si tratta. Chiamiamola trovata commerciale, tentativo di dar vita a un fenomeno virale (il concetto di virus in questo caso sembra calzare a pennello), ma non ditemi che è marketing.
Lo slogan di Gik è: “Aprite le menti e ignorate tutti i pregiudizi”.
Beh, che dire, il rosso e il bianco dei vini sono diventati pregiudizi, e gli antociani possono andare a farsi un giro.
Questi hanno letto solo il titolo de La Mucca Viola di Seth Godin e lo hanno preso alla lettera.
Aggiornamento del 9 marzo 2017
Leggo, con un certo divertimento, un post di oggi che riporta la notizia che il vino blu basco è stato multato da una legge europea che vieta la produzione di vino con colori diversi dal bianco e dal rosso, imponendo all’azienda spagnola di rimuovere la dicitura “vino” dal Gik, sostituendola con la generica indicazione di “bevanda alcolica”.
Morale della favola, anche se l’intruglio blu prodotto dall’aggiunta, a un vino parrebbe scarso, di antocianine e indaco, sembra aver avuto un certo successo in Asia, da oggi non più di vino si tratta, bensì di una bevanda alcolica dal colore blu.
Qui il link al post.
Questo post contiene alcune informazioni che spero possano esserti d’aiuto concreto. Se vorrai condividerlo ne sarò felice.
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