Tutto è sempre una questione di target. Se non sai a chi ti rivolgi, o a chi vorresti rivolgerti, e non sai dove trovare il tuo pubblico, puoi avere la migliore strategia del mondo ma sei destinato a fallire.
In questi giorni sto leggendo un bel saggio di Jean M. Twenge dal titolo Iperconnessi.
In questo testo, la brillante psicologa statunitense cerca di approfondire la conoscenza degli adolescenti e preadolescenti statunitensi, nati tra il 1995 e il 2012, appartenenti a quella che lei stessa battezza la iGeneration, e che da altri è stata diversamente definita Generazione Z.
L’intento è quello di far luce sulle abitudini, i comportamenti, i desideri e i linguaggi dei più giovani, nella speranza di ricavarne una sorta di identikit statistico, utile soprattutto alle aziende che dovranno farci business, e che potrebbero non essere preparate ad approcciarsi a una generazione tanto differente dalle precedenti.
Come ho scritto, la lettura è in corso, ma devo dire che le prime pagine mi hanno già offerto un interessante spunto di riflessione per questo post, e mi pareva brutto non approfittarne.
Prima di procedere oltre è giusto ricordare che gli adolescenti indagati nella ricerca sono statunitensi. Ma dato che sono rappresentativi dei più vari ceti sociali e delle più svariate etnie, e considerato che il mondo è sempre più paese, direi che è possibile ritrovare in questi ragazzi molti tratti dei giovani di casa nostra, e una tendenza che se ancora non ci appartiene in toto, potrebbe verificarsi anche da noi con la stessa dirompenza nell’arco di qualche anno.
Un’ulteriore premessa tanto necessaria quanto riduttiva, mi porta a specificare infine che la testi principale di Twenge ruota attorno al concetto che la diffusione massiva degli smartphone (con il boom tra il 2011 e il 2012) abbia rivoluzionato, più di ogni altro fattore, le abitudini e i comportamenti sociali della generazione più giovane, soprattutto nel modo di concepire e trascorrere il tempo.
Chi sono gli iGen
Riporto alcune info rapide sugli iGen statunitensi, con focus sugli adolescenti tra i 13 e i 18 anni.
Si tratta di informazioni una volta tanto qualitative, se così possiamo definirle, e non meramente statistiche. Informazioni raccolte grazie a numeri e interviste, grazie a una conoscenza che certamente si basa sul metodo scientifico, ma cerca anche un approfondimento individuale tramite confronti diretti. Per chi volesse, nel libro è ben descritto il metodo di analisi.
Ecco che l’autrice ci racconta che gli iGen:
- crescono più lentamente della generazione precedente e tendono a prolungare il periodo dell’infanzia
- escono raramente con i propri coetanei o senza la compagnia dei genitori
- effettuano meno lavori occasionali e stagionali, e contano molto sulle finanze dei loro genitori per soddisfare i loro bisogni
- consumano meno alcolici e partecipano e meno feste rispetto alla generazione precedente
- trascorrono molto tempo in compagnia del proprio smartphone e tendono a sviluppare i propri rapporti interpersonali attraverso questo mezzo, occupando il loro tempo e scrivere messaggi, chattare, navigare in rete o nei social network, guardare video online
- leggono sempre meno libri, quotidiani e riviste e frequentano meno il cinema (d’altronde hanno a disposizione la comodità e la flessibilità di Netflix e simili)
Ora, non vorrei che questa rapida, e indubbiamente non omnicomprensiva, carta di identità dell’adolescente americano di oggi ti faccia perdere fiducia nel futuro. Qui ho riportato solo alcune informazioni utili allo scopo di questo post, e non essendo ancora arrivato al termine del libro non vorrei venisse alla fine rivelata l’ennesima ricerca che smentisce tutto il precedente (ovviamente scherzo).
Instagram e Snapchat, ma soprattutto Snapchat
Il testo sottolinea più volte che i canali social prediletti dagli adolescenti americani sono Instagram e, soprattutto, Snapchat.
Ecco alcuni dati riguardanti Snapchat, aggiornati al 17 settembre 2018:
- il 71% degli utenti ha meno di 34 anni
- circa il 70% degli utenti sono donne
- circa il 63% degli utenti accede quotidianamente alla piattaforma
- il 30% dei Millennial statunitensi utilizza regolarmente la piattaforma
- i giovani con meno di 25 anni usano Snapchat per 40 minuti in media ogni giorno, più delle ultime statistiche di Instagram per lo stesso gruppo demografico
- il 45% degli utenti ha un’età compresa tra i 18 e i 24 anni
- il 71% degli utenti dai 18 ai 24 anni utilizza Snapchat più volte al giorno
Noi, i giovani, Snapchat e il vino
Qui in Italia la situazione Snapchat non è poi così dissimile da quella statunitense. Vediamo una bella infografica con dati aggiornati ad agosto 2018.
Come puoi notare la stragrande maggioranza degli utilizzatori italiani ha età tra i 13 e i 24 anni, come se servisse una conferma del fatto che la piattaforma è in mano ai giovani.
Donne al 60% e uomini al 40% può forse essere spiegato dal fatto che gli adolescenti maschi dedicano una parte considerevole del loro tempo ai videogame, ma questa è una supposizione nata anche a seguito di quanto riportato nel testo Iperconnessi.
Da un lato quindi, se pensiamo al nostro amato ambito vinicolo, Snapchat non sembra essere un luogo interessante per aziende del vino. A meno che non si tratti di aziende molto lungimiranti.
La giovane età del pubblico presente, gli impedimenti anagrafici al consumo di alcolici, le informazioni raccolte, che descrivono profili di adolescenti che socializzano meno faccia a faccia, escono di meno e consumano meno alcolici, sono tutti elementi apparentemente in contrasto con la possibilità o l’efficacia di comunicare su Snapchat messaggi a tema vinicolo.
Ma se non ci fermano la grandine o le malattie della vite, perché dovrebbe fermarci il panorama di questa piattaforma digitale?
Una via Snapchat Vino è possibile (difficile ma possibile) a patto che vi sia consapevolezza del mezzo e dell’ambiente, contenuti efficaci e dedicati alla piattaforma e al pubblico che la popola, e idee estremamente chiare su quali sono gli obiettivi che si vogliono raggiungere.
Certo deve essere molto chiaro che se si decide di attivare una strategia comunicativa e contenutistica a tema vino in Snapchat, il pubblico al quale si comunica sarà formato da neofiti wine lovers, nella migliore delle ipotesi, ma tanto anche da ragazzi ai quali il vino non interessa e che ancora non possono approcciarsi ad esso per limiti d’età.
Ragazzi che però comprendono anche potenziali amanti del vino del futuro, ragazzi che sono nati con lo smartphone in mano e ne fanno uno strumento di interpretazione della realtà, ragazzi che stanno costruendo la propria identità, i propri gusti, e che domani saranno pronti a consumare vino come oggi consumano Coca Cola.
Così come in Snapchat comunicano aziende internazionali nel settore automotive, promuovendo il proprio brand e i propri valori a giovani che ancora devono prendere la patente, allo stesso modo un’azienda del vino lungimirante può scegliere di avviare una strategia di presenza in Snapchat con la volontà di coltivare un futuro che è davvero più vicino di quanto a volte non sembri.
A voi la scelta.
Fonti: omnicoreagency.com – vincos.it
Questo post contiene alcune informazioni che spero possano esserti d’aiuto concreto. Se vorrai condividerlo ne sarò felice.
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