Il digital marketing, non solo nel mondo vino, è ancora considerato poco più che un hobby da nerd. Un evanescente e frivolo ambito sul quale tutti si sentono in diritto di esprimere un’opinione.
Sarà forse per la sua ancor giovane età, sarà forse per le visioni retrograde e immobilistiche di chi decide che fare marketing digitale non serva a nulla (solo perché, o non l’ha fatto o l’ha fatto male), sarà forse per l’incredibile rapidità con la quale il panorama digitale cambia ogni giorno, rendendo impossibile identificare dei paletti fissi, sarà forse per l’assenza di vere e proprie regole comuni e riconosciute sulla materia, sui suoi ambienti, sugli strumenti e sui criteri di misurazione delle azioni. Sarà…
Fatto sta che, da consulente che cerca nel suo piccolo di fare cultura di settore, sono piuttosto stanco di vedere una professione relegata all’indegno e svilente ruolo del passatempo diffuso.
Vero anche che, negli anni, uno stuolo di indubbi professionisti del settore tech e digital ha svolto la sua parte nel portare l’ambito ai minimi storici in termini di conoscenza e reputazione.
Voglio dunque dare, a te che fai vino e vuoi comunicarlo in rete con l’aiuto di qualche professionista o agenzia, alcuni consigli utili per distinguere chi può davvero darti una mano da chi è invece solo interessato ad acquisire un nuovo cliente o chiudere in fretta un contratto.
Ecco il mio personale, e assolutamente non esaustivo, “Diffida di…”
Chi promette la prima pagina di Google
La prima posizione non esiste (non oggi almeno), è una chimera inventata per farti sognare e distrarti da quelli che dovrebbero essere i tuoi reali obiettivi.
Non solo la prima posizione non esiste, ma la prima pagina di Google (come le successive) è tutto tranne che qualcosa di scolpito nella pietra.
News, video da YouTube, contenuti AMP, mappe, post da social network, e molto altro ancora, compongono una prima pagina dei risultati di ricerca che, potenzialmente e concretamente, è diversa per ogni utente a parità di chiave di ricerca.
Ed è diversa perché costruita sulle abitudini e sulle necessità del singolo, prediligendo un contenuto piuttosto che un altro, modificando i risultati in funzione dello storiche delle ricerche, della cronologia, del fatto di essere o meno riconosciuti grazie al login con Google, della posizione nella quale ci troviamo, del dispositivo che stiamo utilizzando.
Senza contare che la prima pagina si presume essere un obiettivo più o meno raggiungibile in relazione a un set di parole chiave pertinenti e, soprattutto, ricercate dagli utenti con una frequenza che le renda degne di note.
Non mi sembra molto utile lavorare per raggiungere la prima pagina di Google con chiavi ricercate solo da tre utenti all’anno, esattamente come è impensabile ottenere buoni posizionamenti con parole chiave tanto ricercate quanto inutilmente ampie, come ad esempio “vino rosso”.
Da una altro punto di vista è invece molto facile promettere la “prima pagina”, addirittura la “prima posizione”, senza specificare con che chiave di ricerca si intende farlo. Scommettiamo che riuscirò ad ottenere la prima posizione in Google con la chiave “Di chi, e di cosa, è meglio diffidare”? Ma di cosa stiamo parlando?
Chi parte puntando il dito sui difetti e sulle mancanze del fornitore precedente
Quanti ne ho sentiti, molti a torto altri a ragione, proporre servizi di web marketing puntando l’attenzione prima di tutto su quanto di migliorabile esiste osservando un lavoro precedentemente svolto.
Premetto che siamo in un ambito nel quale, a parte rari casi, è sempre possibile migliorarsi e far meglio. Ciò nonostante, qui critico l’atteggiamento e l’approccio di alcuni, rivolto principalmente a stigmatizzare presunti difetti o carenze precedenti in una logica molto vicina alla politica, che preferisce l’attacco dell’altro alla proposizione dei propri punti di forza e delle proprie peculiarità.
Se un professionista è serio, e possiede competenze ed esperienza, partirà da qui per convincerti delle sue capacità. Lo dimostrerà con i fatti e con le proposte, non spostando il tuo sguardo su quanto di male è stato fatto prima di lui.
Ripeto, perché ci tengo, che davvero tutto è migliorabile. Detto questo è molto facile affermare che si sarebbe potuto far meglio, che si sarebbero ottenuti più like, più visite in cantina, più visibilità al sito. Con il senno si poi… lo sai anche tu.
Certo il miglioramento di quando fatto in passato deve esserci, ma integrato in una strategia ragionata su analisi del precedente, identificazione degli obiettivi e pianificazione delle azioni per raggiungerli. Non può certo essere il biglietto da visita, o il passepartout magico per la porta digitale dell’azienda vinicola.
Chi ragiona troppo in grande
Se incontri sulla tua strada quelli del “facciamo come Facebook”, “facciamo come Amazon”, sorridi e non versargli più vino.
E bada bene che non sto dicendo che non si debba o non si possa pensare in grande. Ma tu sei tu. Con i tuoi obiettivi (anche giustamente ambiziosi), la tua identità, il tuo pubblico.
In un mondo dove andar bene per tutti non è più un valore, né reputazionale né commerciale (a meno che tu non sia Google o Amazon), avere consapevolezza della propria collocazione nel mercato è un vantaggio competitivo non da poco.
Pianifica dunque la tua strategia per la conquista del mondo digital, ma che sia il tuo mondo, quello realmente interessato al tuo vino.
Non farti abbagliare da false e velleitarie promesse di fatturati quadruplicati in nome di obiettivi irraggiungibili, perché ne rimarresti deluso e butteresti via i soldi.
Chi semplifica troppo i concetti senza approfondire
Di contro abbiamo chi la fa un po’ troppo facile.
I social sono gratis, ti basta aprire un profilo Instagram e fare qualcosa ogni tanto per ottenere risultati (occhio a come viene usata questa magica quanto omnicomprensiva parola, “risultati”), ci mettiamo qualche bot e vedrai quanti (aggiungo io “inutili”) followers otterrai, etc.
Qui l’intento è semplicemente quello di sedurre e strappare un contratto o uno straccio di collaborazione.
Senza contare che, solitamente, quelli che semplificano troppo sin dall’inizio, poi sono abituati a farlo anche nelle altre fasi del progetto, presentando scarni e generici report sull’andamento delle azioni che non bastano nemmeno a comprendere se i soldi che gli hai dato sono andati spesi in Adwords, in Facebook o in una flotta di cinesi dal mi piace facile.
Per prepararti un minimo su alcuni aspetti digital solitamente poco o male spiegati, ti consiglio il mio post sul non acquistare ciò che non comprendi.
Chi fa terrorismo psicologico, invece di proporre soluzioni
“Tutti ci sono e tu no”. “Il mondo va veloce se non ti muovi muori”. “Il digital è per i coraggiosi non per i pavidi” (questa devo averla usata anche io ma a fin di bene e argomentando). “Questo così non va bene”. “Così facendo perdi contatti”. O, peggio: “sai quanti contatti perdi ogni giorno stando fuori dai social network?”
Scoraggiare, spaventare, mettere pressione non è mai una buona strategia di approccio a un cliente. Hai già le condizioni meteo da tener d’occhio, la partecipazione alle fiere, i rapporti con i clienti e con i fornitori. Non sceglierti partner digitali negativi e disfattisti.
In questa categoria di terroristi della comunicazione digitale, ci sono anche quelli che premono subito sull’acceleratore del confronto con la concorrenza, mostrando quanto è verde il vigneto digitale del vicino rispetto al tuo.
La concorrenza c’è, esiste e va considerata. Non può però rappresentare la base di partenza o il motore di una strategia di comunicazione digitale. Quello che fanno le altre cantine, come e in che canali comunicano il proprio vino, è certamente un dato da analizzare in ottica migliorativa e distintiva.
Un buon consulente parte da te, dalla tua identità, dai tuoi obiettivi. Il resto del mondo rappresenta il contesto, certamente anche competitivo, nel quale la tua strategia deve trovare posto, dignità, riconoscibilità ed efficacia in termini di ritorno d’immagine o economico (meglio se entrambi).
Chi non assaggia il tuo vino
Sembra banale ma non lo è. Sembra trascurabile ma non lo è. E non si tratta di avere, per forza di cose, un interlocutore del settore, un sommelier o un appassionato. Basterebbe semplicemente un curioso, qualcuno consapevole del fatto che deve conoscere ciò che afferma di poter e di saper comunicare e promuovere in rete.
Ora basta direi, il pippone è più che sufficiente. E anche se so che questo post puzza di sfogo personale, penso che ogni tanto anche uno sfogo serva, non fosse altro per contrastare la banalizzazione e l’appiattimento dei concetti legati al mondo digital.
Se ti ho fatto perdere tempo me ne scuso, tornerò a parlare di strumenti e tendenze del mercato dal prossimo post. Se invece pensi che anche questo contenuto abbia un suo valore, condividilo e fammi felice.
Questo post contiene alcune informazioni che spero possano esserti d’aiuto concreto. Se vorrai condividerlo ne sarò felice.
Nel caso in cui necessitassi di ulteriori approfondimenti o desiderassi contattarmi per una consulenza, puoi farlo tramite la chat Messenger o scrivendo a andreamarc79@gmail.com
2 Responses
Molte cose vere purtroppo, e che sento molto spesso. Sopratutto che un cliente crede che tutto cambierá da un momento all’altro se avranno tanti followers, comprati con un sistema automatico. Spesso il concetto del tempo e della visibilitá di cosi detto ‘qualitá’, cioé persone che condividono perché danno sostegno ai tuoi prodotti, tua visione, ecc…é molto difficile da spiegare. E il ROI di social media e digital marketing é difficile da mostrare, ci vuole tempo. Quindi capisco le tue frustrazioni.
Poi a volte é difficile quando lavori con un canale (Twitter, per esempio, nel mio caso) che puó portare molto lontanto, ma in Italia pochi ci credono perché neanche i digital marketers spesso sanno come usarlo o come crearne una strategia. Con questo non mi sto lamentando di nessuno, o puntando un dito a nessuno :-)…ma solo dicendo un fatto. Cosi come FB non é mia specialitá e lo ammetto, ma mi concentro per imparare a gestirlo. E credo che se non hai l’interesse di metterti a imparare e studiare, c’é poco da fare…;-)
Hai perfettamente ragione Katarina. Servono tempo, costanza e competenze per ottenere risultati. Grazie del tuo commento!