Umanità, nuovo umanesimo, tecno-umanesimo, sono concetti che mi è capitato di incontrare con una certa insistenza nelle scorse settimane. Alcuni libri e parecchi post in rete ricorrono a questi termini per descrivere una tendenza e immaginare un domani differente e, presumibilmente, migliore.
E anche se in questo momento non so precisamente dove voglio arrivare, provo innanzitutto a chiarire i concetti e a verificare successivamente se esiste una loro applicabilità al mondo vino e alle sue multiformi vie di comunicazione digitale.
Un piccolo ripassino
Cito la definizione di Umanesimo dalla Treccani:
Periodo storico le cui origini sono rintracciate dopo la metà del 14° sec., e culminato nel 15°: tale periodo si caratterizza per un più ricco e più consapevole fiorire degli studi sulle lingue e letterature classiche, considerate come strumento di elevazione spirituale per l’uomo. – Treccani
Partiamo da qui per comprendere che l’Umanesimo delle origini promuoveva un elemento di elevazione dell’uomo, in particolare del suo spirito. L’umanesimo rinascimentale del Petrarca voleva infatti lasciarsi alle spalle i secoli bui del medioevo tramite una riscoperta dei classici greci e latini.
L’umanesimo mette l’uomo al centro del dibattito sociale e culturale. L’umanesimo crede sempre di più nell’uomo e sempre meno in dio.
Ho semplificato molto il tutto, riducendo i concetti a ciò che mi interessa per questo post. E se questa parte teorica ti sembra fuori tema ti prego di resistere e seguirmi in questo preambolo finalizzato a qualcosa di ben più concreto.
Facciamo ora un passo avanti, un lungo passo, fino ai giorni nostri.
Il tecno-umanesimo di Harari
Yuval Noah Harari, storico, saggista e professore universitario israeliano, nel suo ultimo libro Homo Deus, parla di tecno-umanesimo, la religione dei dati, per illustrare quella che ritiene essere la direzione ormai intrapresa dall’umanità.
Dopo essersi lasciato alle spalle gli dei prima e Dio stesso poi, l’uomo ha iniziato a vedersi come unico centro del proprio universo e, negli ultimi anni di rivoluzione tecnologica, ha imboccato la strada della divinità individuale che lo porterà a diventare un vero e proprio “uomo dio” in grado di dominare le leggi della natura e sfidare il concetto stesso di morte.
La nuova religione di questo super uomo sarà il tecno-umanesimo (o datismo). Si crederà nella tecnologia, negli algoritmi, nei dati.
E se la prospettiva non sembra essere delle più felici, è certamente indicativa del fatto che l’umanesimo del futuro non mira semplicemente a un’elevazione spirituale dell’uomo, bensì a una vera e propria evoluzione della specie.
L’umanità come motore del cambiamento Oceano Blu
Renée Mouborgne e W. Chan Kim, nel loro recente Oceano blu: cambiare, tirano in ballo il concetto di umanità come elemento imprescindibile nel processo di cambiamento necessario alle aziende per trovare o creare nuovi mercati e opportunità di business.
Qui l’Umanità è uno dei tre fattori di un cambiamento oceano blu di successo (insieme a Prospettiva e Strumenti), inteso come processo incaricato di “ispirare e costruire la fiducia delle persone in modo che possano impadronirsi e guidare il processo verso una reale implementazione”.
In poche parole,
se le persone non credono che il cambiamento sia possibile e non sono ispirate a muoversi in questa direzione, allora non possono nemmeno concorrere al processo di cambiamento necessario a vincere le sfide di un mercato sempre più variegato e competitivo.
L’adagio di fondo qui è che se vuoi riuscire nell’impresa devi far affidamento sulle persone.
H2H (Human to Human)
Di H2H ha scritto Bryan Kramer nel suo There Is No B2B or B2c: It’s Human to Human #H2h. Correva l’anno 2014, e Kramer discuteva di H2H (human to human) come alternativa possibile e auspicabile rispetto ai classici B2B e B2C.
Le vecchie categorie di Business e di Consumer lasciano spazio a una comunicazione, anche marketing e commerciale, che parla da essere umano a essere umano.
Ultimamente l’H2H è tornato di moda e in molti lo rispolverano e lo consigliano come approccio comunicativo per le aziende e per i professionisti. E se ci fai caso si parla sempre più spesso di personas e sempre meno di target.
Anche per il mercato ci stiamo nuovamente umanizzando, e da bersagli stiamo tornando a essere umani. Certo non cambia l’intendo di fondo, che è quello di venderci qualcosa, sia esso necessario o assolutamente superfluo.
Ma, ti starai chiedendo, come tutto questo movimento socio-filosofico-antropologico può essere declinato nella realtà di aziende che producono vino? A quali applicazioni concrete può portare?
Cosa c’è di più umano del vino?
Senza l’intervento cosciente dell’uomo, senza i suoi saperi uniti a ciò che la natura può produrre in autonomia, non ci sarebbe viticoltura, non ci sarebbe vino.
Il vino è un prodotto umano per eccellenza dagli albori della civiltà. Chi meglio di lui può inserirsi in questo ritorno ai valori di un’umanità ritrovata e rinnovata?
Alla luce di quanto scoperto può essere interessante fermarsi un attimo a riflettere, allo scopo unico di capire se e come tradurre questi concetti, queste tendenze e queste suggestioni in strategie comunicative efficaci e valide per i consumatori (ops, per le persone) oggi.
Ecco alcuni consigli pratici che mi sento di darti in riferimento alla tua comunicazione digitale, sia essa nei social network, sul tuo sito internet o all’interno di un blog aziendale.
Umanizza la tua comunicazione
Mettici la faccia e mostra i volti, le mani e le azioni di chi cura la vigna e di chi opera in cantina. Condividi i momenti conviviali che vedono protagonista il tuo vino, come le degustazioni, le fiere alle quali partecipi, gli eventi in cantina, le sponsorizzazioni, etc.
Rivolgiti alle persone
Nei social network dai del tu al tuo interlocutore, come se stessi condividendo con lui un bicchiere del tuo vino. Conversa con il popolo della rete come se avessi di fronte un paio di occhi che ti guardano.
Umanizza i tuoi contenuti
Racconta la tua realtà, il tuo territorio e il tuo vino in rete come se lo stessi raccontando a un amico. Quando parli con qualcuno non dici cose come “la nostra azienda si trova nel cuore del…, siamo una cantina con una lunga tradizione ma giovane e dinamica…, produciamo eccellenza sin dal…
Favorisci la condivisione dei tuoi contenuti
Credi nel potere delle persone come ambasciatori del tuo marchio e dei tuoi vini. Produci contenuti originali, utili, interessanti e di valore perché possano essere apprezzati e condivisi dal tuo pubblico. Il passaparola (qualità prettamente umana) resta ancor oggi il miglior veicolo di promozione e di reputazione possibile.
In un mondo sempre più connesso, digitale e virtuale, il vino può aiutarci a riscoprire la nostra umanità, a unirci intorno a un tavolo, scambiarci idee e opinioni, guardarci negli occhi. Tu che il vino lo produci, ricordarci sempre questa cosa. Te ne saremo infinitamente grati. E ci ricorderemo di te.
E ora che, sperando di essere stato utile, possiedi alcuni elementi in più per immaginare la tua comunicazione digitale, prova a progettare contenuti per le persone con un linguaggio adatto alle persone, e fammi sapere se ti vengono in mente altri approcci “umanistici” o se già ne applichi alcuni, coscientemente o inconsciamente.
Questo post contiene alcune informazioni che spero possano esserti d’aiuto concreto. Se vorrai condividerlo ne sarò felice.
Nel caso in cui necessitassi di ulteriori approfondimenti o desiderassi contattarmi per una consulenza, puoi farlo tramite la chat Messenger o scrivendo a andreamarc79@gmail.com