Anche se si introduce da solo nella risposta alla prima domanda, non posso non spendere due brevi parole su Gianluca Morino.
La sua vocazione di vignaiolo in provincia di Asti (Castel Boglione per la precisione) è espressa dai suoi stessi vini, e qui non serve far altro che cercarli o andarlo a trovare in azienda per conoscerlo e godere dell’esperienza dell’assaggio. La sua predisposizione al mondo digitale è pubblicamente raggiungibile sui social network e disponibile a chiunque abbia la voglia e la curiosità di leggerlo, ascoltarlo, seguirlo.
Gianluca è stato così gentile da dedicarmi del tempo in un periodo dell’anno decisamente complesso, quello della vendemmia. Lo ringrazio doppiamente dunque, e lascio che siano le sue risposte a raccontarci il suo personale rapporto con il vino e con il mondo digitale.
Anche se in molti già ti conoscono, raccontaci brevemente chi sei, che vino produci, in che territorio, e soprattutto perché lo fai?
Io sono un vignaiolo, ora proprietario dell’azienda di famiglia originatasi con Margherita, detta Garitina, nel lontano 1900, da cui il nome dei miei Nizza DOCG.
È la classica cascina piemontese con economia promiscua sino al 1985, anno nel quale si è deciso di dismettere l’allevamento del vitello della coscia e di orientarsi esclusivamente alla viticoltura. Alcuni campi, dove c’erano seminativi o pascoli, sono stati venduti, ad altri è stata cambiata la destinazione, vedi impianto di noci. La vigna è rimasta dove è sempre stata, cioè in collina e alta collina.
Mio nonno e mio padre hanno impiantato esclusivamente Barbera negli anni, per cui ora ho la fortuna di avere 6 vigneti con più di 50 anni, 4 con più di 60 e uno con oltre 70 anni.
Loro vinificavano tutta la produzione e poi commercializzavano il vino sfuso, imbottigliando solo una piccola parte, per un consumo prettamente locale.
Io sono nato durante la vendemmia del 1970, l’8 Ottobre, per cui il mio destino è stato, felicemente, segnato sin da subito. Ho fatto tutti gli studi di enologia, ho lavorato brevemente presso una grande azienda e poi sono arrivato in azienda a 22 anni. Faccio questo lavoro perché questa è la mia passione.
Quando e come hai mosso i primi passi nel mondo digitale?
L’anno di nascita digitale con uno scopo è sicuramente il 2009 quando, il 1° aprile, mi iscrivo a Twitter. Lì ho la fortuna di conoscere persone preparate, di seguire profili stranieri bravi a comunicare il vino, e lì trovo amici con cui confrontarmi sui temi del digitale.
Usavo già Facebook anni prima ma solo a livello semi ludico e solo per contatti del territorio.
Sicuramente la mia nascita digitale al grande pubblico coincide con #barbera2, un evento di comunicazione del vino organizzato con Monica Pisciella, che mi ha dimostrato quanto importanti siano i social network e quante porte ti si possono aprire se li usi correttamente.
Come è cambiata la rete negli anni? Quali sono stati i principali mutamenti che hai vissuto sulla tua pelle?
La rete è cambiata tantissimo, come tantissimo è cambiato Twitter italiano (purtroppo).
Ora è tutto più veloce, simultaneo (vedi Instagram Stories oppure Snapchat) e questo ha fatto perdere un po’ di importanza a certi blog. Il blog è una piattaforma da usare bene, un po’ come YouTube, dove inserire dei contenuti precisi e forti.
Cerco sempre di spostare la comunicazione da un troppo facile Facebook (account personale) agli altri account digitali. Su Instagram ho 5 profili e @vitadaviticoltore è quello che mi appassiona di più perché lì non compaiono brand, etichette o i miei riferimenti più stretti. Ascolti qualche volta la mia voce, vedi qualche volta il mio volto ma non mi “cecco” mai nelle mie vigne o nella mia azienda.
È un progetto di comunicazione della vigna e della figura del vignaiolo senza vincoli o esigenze commerciali. Mi piacerebbe farlo anche su YouTube e questa sarebbe l’evoluzione futura. È una comunicazione al cliente finale, quindi cerco di spiegare con parole facili la vita quotidiana in vigna.
Dove e come trovi il tempo per curare i tuoi canali social, aggiornarti sulle nuove tendenze digitali e svolgere il tuo lavoro di vignaiolo?
Dormo poco, leggo tanto, sono presente in rete e vivo i social,
cioè non uso Instagram in 1.0 come tanti ma lo vivo, lo commento, lo seguo. Mi piace seguire i vignaioli bravi della California, oppure Sud Africa, oppure Australia.
Su che canali sei più attivo oggi?
Sicuramente Instagram e Facebook, dove ho comunicazioni diverse tra l’account personale e quello aziendale. Poi ho un po’ di altre pagine come “You said wine?”, ” Flavescenza dorata Piemonte”, ” Nizzatodiscover”, “IlNizza”, “Rete vendita produttori”, “Ebike Nizza tour” etc…
Quanto pianifichi e quanto improvvisi?
Pianifico zero e improvviso tutto. In primis il mio lavoro poi, lavorando, ti vengono le idee.
Come ti approcci a un nuovo medium digitale?
Di solito osservo gli altri, verifico che interazione può darmi e con chi, e poi decido. Ad esempio, per il momento, ho stoppato Snapchat perché non ci riuscivo più dato che ho preso la mano con le Instagram Stories.
Che finalità ha, a chi idealmente si rivolge e come è nato il progetto digital “Vita da Viticoltore”?
Non ci sono ragioni particolari per la nascita di @vitadaviticoltore in Instagram, è una cosa che mi piace fare e vorrei diventasse un punto di riferimento sul web per tutti quelli che vogliono imparare qualcosa sulla viticoltura.
Spiego cosa succede, quali sono le motivazioni del perché qualcosa accade, cosa può fare un vignaiolo per ovviare a problematiche quali il meteo, gli insetti, gli attacchi fungini, e soprattutto è un ambiente aperto, cioè se qualcuno pone qualche domanda, la risposta diventa un post.
Sei molto attivo, molto determinato e molto “verticale” nelle tue idee e nelle tue scelte. Promuovi una cultura del vino che crei consapevolezza nel consumatore, sostieni l’uso universale del tappo a vite, ti sei battuto in rete per il riconoscimento della denominazione Nizza DOCG (avvenuto ufficialmente il primo luglio 2016). Che ne sarebbe stato di tutto questo senza il supporto della rete? Pensi che avresti ottenuto gli stessi risultati?
Il riconoscimento a Nizza DOCG era sostenuto anche dalla mia azione da Presidente dei Produttori del Nizza. Il web mi è servito per avere un eco più vasto e per sensibilizzare su certi argomenti gli stessi produttori.
Senza web io non avrei raggiunto gli stessi risultati.
Qual è, ad oggi, la battaglia più difficile che hai combattuto, o che ancora combatti, in rete?
La battaglia più difficile è fare aprire gli occhi sul “abbiamo sempre fatto cosi'” e la battaglia più dura è sicuramente #nogliphosate e #gliphosatemerda (*) perché, se riuscissi a far capire questo cambiamento epocale, automaticamente ci sarebbero dei vignaioli più curiosi e più aperti al futuro.
La mia zona ha enormi potenzialità ed è ora di tirarle fuori solo che, per farlo, bisogna essere tutti uniti.
* Il glifosato, o glifosate, è un diserbante sistemico ancora molto in uso in vigna. Il suo utilizzo come erbicida è piuttosto evidente osservando i filari.
Non per fare quelli vecchi a tutti i costi, ma entrambi sappiamo che per le nuove generazioni il digitale sarà semplicemente scontato come per noi lo erano i giornali e la televisione. Così come sappiamo che il futuro è nelle mani di chi sa vedere e accettare i cambiamenti. Detto questo, che consiglio daresti ai vignaioli della vecchia guardia che ancora stentano ad approcciarsi ai social e alla rete in generale? Cosa gli racconteresti per fargli comprendere le opportunità che potrebbero cogliere?
Un corso base di inglese, due account basici su Facebook e su Instagram e poi di
guardare meno la televisione e iniziare a utilizzare i social per entrare in contatto con la realtà.
Non serve fare post o chissà quali discussioni, serve però osservare quelli bravi fino a che non si ha la consapevolezza di essere in grado di costruire qualcosa.
Un esempio è l’hashtag che ho lanciato a inizio Agosto, #piùUVAmenoUV, con il quale postare foto di uva per invadere il web della nostra attività. Anche senza scrivere nulla, bastano le immagini.
E ora la domanda scomoda. I social aiutano a vendere vino?
Il web fa vendere, sì, soprattutto se lo usi bene e ne fai un uso continuativo e costante. Vedo ancora troppi account, anche di produttori importanti, dove scappa la foto in bikini, la foto del culo o delle tette e quello non va bene, perché un account social è il tuo biglietto da visita.
Io vendo, ho contatti, riesco a svilupparne di nuovi ma lo uso da tempo.
Due dati?
Il 60% del mio fatturato arriva dai social network. In due anni ho fatto +150% delle visite in azienda. Riesco con i social a fare il selling out sia in Italia sia all’estero.
Il mio prossimo obiettivo? Aumentare il numero di visite/degustazioni in azienda e prepararmi per un mio e-commerce.
Lo dico sempre che in futuro, le aziende come la mia, dovrebbero avere un 70% venduto in azienda o tramite un proprio e-commerce.
È lì il futuro.
Dove trovi Gianluca
Qui di seguito trovi i principali canali digitali di Gianluca. Ti invito a seguirlo per osservarlo, confrontarti con lui e magari imparare qualcosa di nuovo.
Sito web Cascina Garitina
Instagram @cascinagaritina – @vitadaviticoltore
Twitter @gianlucamorino
Facebook @GianlucaMorino
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