Dai piani alti ci dicono che quest’anno l’influencer marketing spacca di brutto. Gli altri due trend da tenere d’occhio in questa estate digitale sono il video marketing (leggi YouTube) e i podcast. I video sono tra l’altro un tema strettamente collegato all’oggetto di questo post.
Ma torniamo a puntare i riflettori sugli influencer, le nuove star del web, e sul potere ipnotico e persuasivo che hanno sui “poveri consumatori inconsapevoli”. Iniziamo dalla definizione di Influencer, per poi dare qualche numero utile a contestualizzare questo fenomeno internazionale.
Identikit dell’influencer
L’influencer è una persona in grado di influenzare scelte d’acquisto, politiche o decisionali di altre persone. L’influencer gode, nella vita reale o in quella virtuale, di autorevolezza ed è riconosciuta come esperta di un determinato argomento. La parola “influencer” si è diffusa in modo particolare negli ultimi anni nel web, in relazione a soggetti in grado di influenzare opinioni di una serie di altri utenti, al punto che oggi si parla anche di Influencer Marketing. – fonte webinfermento
Ecco che si compone l’identikit dell’influencer, un soggetto seguito e autorevole in un particolare settore, capace di influenzare le scelte d’acquisto del proprio pubblico, tramite contenuti, consigli e suggerimenti su prodotti e servizi.
Così descritto l’influencer può essere chiunque, un appassionato come un professionista, un uomo della strada come un giornalista, un critico o un personaggio famoso, addirittura un brand. L’importante è che possegga alcuni caratteri imprescindibili, come un seguito di una certa rilevanza in rete o nei social network, e una reputazione che lo identifichi come autorevole punto di riferimento nel suo settore.
Come dire: a casa nostra siamo tutti influencer, diverso è esserlo per una community online.
Ma non voglio dilungarmi sulla figura dell’influencer, quanto piuttosto approfondire il fenomeno dell’influencer marketing, ovvero delle strategie aziendali che mirano a coinvolgere gli influencer e a ricorrere alla loro autorevolezza per presentare e promuovere prodotti o servizi presso il pubblico di riferimento dell’influencer.
Qualche dato per contestualizzare
Ultimamente si è sentito parlare molto di influencer marketing perché il fenomeno è esploso nel corso del 2016 e rappresenta tuttora un trend in rapida crescita. Sempre più influencer si affacciano sulla scena digitale, o vengono riconosciuti in quanto tali, e sempre più aziende ne richiedono i servizi o semplicemente li tengono d’occhio per capire se possono rivelarsi di una qualche utilità per il proprio business.
Il 51% dei marketers riconosce che i consumatori coinvolti tramite influencer sono qualitativamente migliori rispetto al pubblico raggiunto grazie ad altre forme di marketing.
L’80% degli appartenenti alla Generazione Z (nati tra il 1995 circa e il 2010) e il 74% dei Millennials (nati tra i primi anni ’80 e i primi anni 2000) sostengono che i social media influenzano fortemente le loro abitudini d’acquisto.
Il 70% dei marketers è concorde nel sostenere che la creazione di “ambasciatori” dei propri prodotti rappresenta la migliore strategia di influencer marketing.
Il 71% dei consumatori è più propenso a effettuare un acquisto basato su una raccomandazione proveniente da un canale social.
E se questi dati si riferiscono principalmente al mercato americano, puoi star certo che il fenomeno è globale e la cosa interessa anche te che produci vino, che tu sia una grande cantina o un piccolo vignaiolo.
Se pensi anche solo a quanti profili in Instagram condividono fotografie e video di bottiglie, di vigne, di momenti conviviali con protagonista il vino, ti renderai conto di quale potere possono avere uno o più instagrammer nel momento in cui mostrano l’etichetta del tuo vino alle loro migliaia, a volte centinaia di migliaia, di seguaci.
Su questo tema ti consiglio il mio post su come usare al meglio Instagram.
La pubblicità tradizionale è morta, e anche quella web non è messa molto bene
I giovani e giovanissimi identificano immediatamente le forme pubblicitarie e promozionali tradizionali e le evitano consapevolmente, perché non le ritengono autorevoli e veritiere.
Su di loro il marketing tradizionale ha perso il suo potere persuasivo. Contenuti sponsorizzati, banner, promozioni e in generale tutto quanto “puzza di pubblicità”, viene percepito come fastidioso e invadente e, nella migliore delle ipotesi, viene ignorato. In molti altri casi si cerca di evitare del tutto l’esposizione ai contenuti sponsorizzati.
Il 41% dei millennials usa AdBlock (estensione per browser che blocca tutte le pubblicità web).
Il 69% dei giovanissimi appartenenti alla Generazione Z salta immediatamente gli advertising su YouTube.
Sul pubblico dei più giovani, e non solo, l’influencer marketing funziona invece molto bene, e questo per diversi motivi:
- si pone al loro stesso livello
- parla il loro linguaggio
- è veicolato sulle loro piattaforme di riferimento, in relazione ai differenti target
- è nativamente integrato nelle piattaforme (un video è un video, non un banner in sovra impressione al video)
- crea immedesimazione e, quindi, coinvolgimento e partecipazione
- non puzza di pubblicità
- è, o si configura come, spontaneo e naturale
Per approfondire la conoscenza delle nuove generazioni di consumatori di vino ti consiglio di leggere il mio post sulle 4 cose da sapere sulla Generazione Z.
Influencer nel mondo vino, ve ne sono? E come scovarli?
Pur essendo potenzialmente presenti in ogni ambiente digitale (anche e soprattutto in relazione al proprio pubblico di riferimento), i due canali oggi preferenziali per un Influencer sono YouTube e Instagram.
E se in YouTube risulta forse più difficile identificare chiaramente degli influencer che non siano brand (anche per il maggiore impegno necessario a creare una certa quantità di contenuti video di valore), in Instagram, così come in Facebook o in Twitter, è di gran lunga più facile riconoscere una persona in quanto influencer nel mondo vino.
Faccio alcuni esempi di wine influencer che seguo personalmente.
Joe Menezes dall’Australia, aka Once Upon A Wine
Jancis Robinson dal Regno Unito
Saverio Russo dall’Italia
Ognuno di loro interpreta personalmente il concetto di wine influencer, riuscendo a raggiungere decine (a volte centinaia) di migliaia di persone con i propri contenuti distribuiti su differenti canali. Difficilmente presidiano un solo social network, a volte hanno anche un sito personale o un blog a rafforzare la propria reputazione. Solo per semplicità e per interesse ho scelto di concentrarmi su Instagram.
Il modo migliore per identificare queste persone in rete rimane quello di utilizzare le piattaforme e viverle in tutte le loro funzionalità.
Ambienti come Facebook, Twitter o Instagram posseggono efficaci strumenti di ricerca (spesso tramite hashtag) utili a scovare i profili più interessanti.
La presenza attiva e la partecipazione all’interno dei canali social si rivela fondamentale anche per la verifica della bontà di questi profili. Osservandoli e seguendoli puoi infatti controllare il loro reale livello di ingaggio, il numero di persone che raggiungono, la quantità e la qualità delle interazioni in termini di like, condivisioni e commenti.
Un’alternativa a questo “approccio manuale” è rappresentata da quei portali che aggregano in diverse forme gli influencer. Per citarne un paio posso suggerirti di dare un occhio a Klout o, ancor meglio sotto l’aspetto della ricerca dei profili, Buzzoole.
Come curiosità ti informo che quello di Wine Spectator è ad oggi il primo profilo per influenza globale nel mondo vino, ed è un brand.
Cosa puoi fare tu che il vino lo produci
Il mio personale consiglio, a meno di pianificare e attivare precise strategie digitali, è quello di tener d’occhio gli influencer seguendoli sui loro canali social. Seguili, osservali, guarda come si muovono e che tipologia di vino prediligono.
Un passaggio successivo potrebbe essere quello di taggarli in qualche tuo post, ma solo se esiste un gancio comunicativo pertinente.
Se ad esempio un influencer internazionale condivide in Instagram l’immagine di un Pinot Nero che non aveva mai bevuto prima, commentandolo in maniera positiva, puoi allora permetterti di condividere la fotografica del Pinot Nero che produci tu, aggiungendo un commento che invita l’influencer a provarlo qualora se ne presenti l’occasione.
Un’altra via è quella della partecipazione alle conversazioni, inserendo un tuo commento, un tuo punto di vista o la tua interpretazione di uno specifico tema che l’influencer propone in un suo post.
Queste rappresentano modalità soft di interazione che, se ben dosate, ti permettono di farti notare dall’influencer. Tutto ciò che di buono potrà nascere da questa conoscenza sarà ben accetto.
Chiudo ricordandoti che anche gli influencer devono mangiare, e capita che sponsorizzino o promuovano prodotti e servizi a seguito di un pagamento, o comunque favoriti da agevolazioni che le aziende riservano loro. Non è questa la sede per affrontare anche questo aspetto della faccenda, il post è sin troppo lungo. Se comunque volete approfondire un minimo la questione guardate questo bel video di Matteo Flora.
E tu? Segui qualche wine influencer in particolare?
FONTI: insightpool.com – ion.co – ion.co
Questo post contiene alcune informazioni che spero possano esserti d’aiuto concreto. Se vorrai condividerlo ne sarò felice.
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