Il presente post può contenere tracce di banalità, qualche concetto già sentito e, in generale, informazioni note ai più su un tema che dovrebbe essere ormai consolidato.
Preferisco comunque non sottovalutare l’ovvio e cercare di contestualizzare l’argomento al mondo vino, per comprendere qual è l’utilizzo ottimale degli hashtag nei differenti canali che ne permettono oggi l’uso.
Come nasce e perché lo usiamo
Un hashtag è un tipo di etichetta (tag) utilizzato su alcuni servizi web e social network come aggregatore tematico, la sua funzione è di rendere più facile per gli utenti trovare messaggi su un tema o contenuto specifico. Un hashtag può essere creato inserendo il carattere cancelletto # davanti ad una parola o una frase (senza spazi) del testo principale di un messaggio; successivamente la ricerca di quel hashtag restituirà tutti i messaggi che sono stati etichettati con esso. – fonte Wikipedia
A comprendere la potenzialità degli hashtag è stato Twitter nel 2009, quando il suo utilizzo era già minimamente diffuso tra le persone. Ciò che fece Twitter fu “semplicemente” dare vita alle paroline precedute dal cancelletto, rendendole cliccabili e ricercabili.
I suoi punti di forza sono da sempre rappresentati dalla semplicità di utilizzo e dalla #riconoscibilità immediata.
Un hashtag viene quindi usato per aggregare contenuti sotto un’etichetta così che, chi lo utilizza, aggiunge di fatto il proprio contributo al tema specifico categorizzato dal singolo hashtag. Le persone interessate a quel tema possono trovare quello specifico contenuto all’interno dell’etichetta cercata o cliccata che li raggruppa tutti.
Un hashtag ha una doppia anima. Da un lato aggrega e tematizza, dall’altro restituisce risultati coerenti.
Dove si possono usare gli hashtag
Sdoganati da Twitter, gli hashtag sono stati nel tempo adottati da tutti i principali social network sull’onda di un successo popolare, favorito dall’uso naturale e concreto che le persone hanno iniziato a farne.
Attualmente le piattaforme che li ospitano sono piuttosto numerose, le principali e più importanti sono:
- YouTube
- Google+
- Tumblr
Al di là di quelle che sono le possibilità d’uso, mi interessano maggiormente le reali opportunità che possono nascere dal loro utilizzo.
In questo senso direi che
gli hashtag sono fondamentali e fondanti in Twitter e Instagram, dove necessitano di cure e attenzioni particolari.
In altri social non giocano, almeno per ora, un ruolo così centrale, e il motivo principale è da ricercare nella complessità maggiore di ambienti come Facebook e Google+ (che preferiscono che ci concentriamo sul fare altro) rispetto al minimalismo e al ridotto numero di azioni possibili presenti in Twitter e Instagram.
Qui gli hashtag sono veri e propri strumenti di ricerca e di catalogazione, in altri canali sono poco più che una debole e non contestualizzata funzionalità aggiuntiva.
Meglio pochi ma buoni
Così come stiamo attenti a non sprecare acqua anche se girando il rubinetto ne esce quanta vogliamo, allo stesso modo non dobbiamo per forza inserire decine di hashtag in un post solo perché possiamo farlo.
Il rischio dell’uso scomposto e smodato di hashtag troppo generici, o poco o per nulla pertinenti, usati solo per cavalcare le tendenze e aumentare la visibilità di un contenuto, è quello di attratte traffico non interessato alla nostra realtà e di penalizzare fortemente la leggibilità e la credibilità del contenuto stesso.
In questo ambito serve solo il necessario, ciò che identifica il contenuto del post e non ne appesantisce la fruizione.
E se in Twitter, grazie al limite di caratteri per singolo tweet, il rischio di eccesso è minore, in Facebook e Instagram (sfruttando anche i commenti) c’è chi si sbizzarrisce a infarcire i propri contenuti di tutti gli hashtag che gli vengono in mente.
L’attenzione dovrebbe essere dedicata a preservare un equilibrio tra contenuto, leggibilità, esigenze di diffusione e pertinenza. L’ideale sarebbe inserire gli hashtag minimi indispensabili per la natura del nostro contenuto.
Certo poi possiamo ricorrere ai commenti per arricchire il post con ulteriori hashtag, chiamiamoli di secondaria importanza, ma sempre e comunque pertinenti.
Se fotografi una bottiglia di Pinot Nero e la condividi in Instagram puoi certamente utilizzare tutti i generici hashtag italiani e inglesi legati al vino (#vino #wine #winetasting) insieme a quelli specifici del #pinotnero, ma non andrai a inserire hashtag fuori contesto come #barolo, o genericamente incongruenti come #drink, #party o #food solo perché sono molto usati.
Quali hashtag scegliere
Per prima cosa ti consiglio di scrivere il tuo post senza hashtag, così almeno hai un’idea chiara di cosa vuoi dire e di come lo vuoi dire.
Successivamente puoi convertire in hashtag le parole strettamente collegate alla tua identità, alla tua uva o denominazione, al tuo territorio, o quelle generiche del mondo vino come accennato poco fa.
In base a ciò che vorresti inserire devi poi effettuare delle scelte in relazione agli ambienti nei quali ti stai muovendo.
Se pubblichi un tweet dovrai probabilmente scremare ulteriormente il tuo set di hashtag per ridurlo al minimo indispensabile. Se invece sei in Instagram puoi permetterti il lusso di utilizzare i più importanti e strategici nel corpo del messaggio e gli altri, secondari per importanza e pertinenza, nel primo commento.
Se poi vuoi scoprire quali sono gli hashtag più utilizzati in Instagram, il metodo che preferisco è sempre quello della ricerca manuale in piattaforma. Digitando una parola chiave nella sezione Tag della ricerca in app escono tutti gli hashtag correlati con l’indicazione del numero di immagini associate. In questo modo è possibile farsi un’idea di quali sono gli hashtag più usati e valutare se utilizzare quelli più ampi o usarne altri meno diffusi ma più specifici.
Esistono poi alcune app che censiscono gli hashtag più usati in relazione a macro argomenti o tematiche, come ad esempio TagsForLikes, ma personalmente tendo a non usarle.
Interessante e curiosa, ma ancora da approfondire per quanto mi riguarda, è invece Lisa, un assistente virtuale da connettere al proprio account Instagram, che propone prima di tutto quale fotografia può avere più successo all’interno di una set di immagini scelte, successivamente suggerisce gli hashtag più pertinenti e usati in base all’analisi dell’immagine. Anche in questo caso il risultato e la selezione degli hashtag sono opinabili e vanno osservati con occhio critico.
Per Twitter invece è possibile affidarsi a tool esterni come ad esempio RiteTag che, in base a una ricerca, suggerisce gli hashtag correlati e quelli maggiormente diffusi.
Gli utilizzi errati degli hashtag
Alla luce di quanto sopra descritto e della semplicità di creazione di un hashtag, molte persone si sono fatte “prendere la mano” e regolarmente pubblicano contenuti correlandoli a hashtag creati, improbabili, superflui e, spesso e volentieri, mai usati in precedenza. Di seguito un esempio.
~Wine of the Month~ Composed by Hispa Range Syrah, at £7.00 ex-vat. #mondaymotivation #wineofthemonth #cheers #enjoy #summer #happy #vino #🍷 pic.twitter.com/V0iYUXS3yo
— Hispamerchants Ltd (@Hispawine) 3 luglio 2017
In questo caso l’oggetto del post è chiaramente descritto sia dall’immagine sia dalla parte copy. Alcuni degli hashtag inseriti risultano quindi ridondanti, non pertinenti e genericamente fuorvianti. Al loro posto si sarebbe potuto lasciare più spazio al contenuto descrittivo, oppure trovare hashtag maggiormente pertinenti e, quindi, più efficaci.
In altri casi invece accade che, presi da un ingiustificato impulso creativo, ci lanciamo in cose del tipo #oggièlunedìnoncelapossofare o #ilbarolopiùbuonodelmondo, creando dei mostri che non solo non portano da nessuna parte perché nessun altro li usa, ma restano fini a se stessi, a volte divertenti se usati in Facebook, ma nulla di più.
Gli hashtag sono nelle tue mani, nella tua capacità di utilizzarli al meglio così che diventino strumenti realmente utili di raccolta e reperimento delle informazioni. Il resto è buon senso e rispetto delle logiche di questo piccolo grande strumento dalla forza prorompente.
Questo post contiene alcune informazioni che spero possano esserti d’aiuto concreto. Se vorrai condividerlo ne sarò felice.
Nel caso in cui necessitassi di ulteriori approfondimenti o desiderassi contattarmi per una consulenza, puoi farlo tramite la chat Messenger o scrivendo a andreamarc79@gmail.com