Verso la fine del 2019 è stato ufficializzato il dato che le Stories hanno superato i Post, diventando il feed principale di Instagram.
Siamo così arrivati a una distribuzione dei contenuti che vede un 51% Stories contro un 49% Post (immagino in crescita costante la percentuale Stories).
Solo un anno prima, da una fotografia scattata a ottobre 2018, le Stories rappresentavano uno scarso 18% dei contenuti presenti in Instagram. I post la facevano da padrone.
Il dato è indicativo di una tendenza social che inesorabilmente viaggia nella direzione della sempre maggiore semplificazione, moltiplicazione e velocizzazione dei contenuti.
Per comporre un Post serve almeno ragionare su:
- produrre una fotografia decente se non addirittura bella
- immaginare un taglio adatto al formato quadrato
- scrivere una parte testuale descrittiva, informativa, ironica o suggestiva
- scegliere gli hashtag giusti e nel giusto numero
- decidere se taggare qualcuno, qualcosa o qualche luogo
Alcune di questa funzioni, se non tutte, sono possibili anche nelle Stories, ma la loro natura è comunque più semplice. Basta una semplice foto, un ancor più semplice testo, o ancora più agilmente un breve video o videoselfie, e il gioco è fatto. Un meccanismo agile, non impegnativo, ripetibile all’infinito. Tanto in 24 ore scompare, e chi l’ha visto l’ha visto.
Pensa anche al ribaltamento del concetto stesso di storia. Instagram ha chiamato Stories dei contenuti che rappresentano l’opposto stesso di una storia. Da tradizione le storie hanno un inizio, uno svolgimento e una fine, sono fatte per rimanere, per tramandare una memoria, non per scomparire dopo 24 ore.
Ogni giorno vengono dunque prodotte più Stories che Post e, se ci hai fatto caso, ogni giorno ti capita di incontrare sempre più Stories sponsorizzate, ma questa è la dura legge del digitale. Dove ci sono persone e contenuti, arrivano anche le aziende.
Le statistiche, prodotte da SocialBakers, riportano però un’altra informazione cruciale per il nostro bel mondo del vino.
Sembra che il settore con il tasso più elevato di exit rate in Instagram sia proprio quello del bevarage, dove per exit rate si intende la percentuale delle visualizzazioni che si concludono con l’uscita dalla sezione Stories di Instagram, senza quindi proseguire nell’esperienza.
Il dato, come sempre, è globale e quando di parla di beverage non si parla solo di vino. In ogni caso è un dato che val la pena osservare con un occhio giustamente critico.
Tutto troppo e tutto troppo veloce
Ma usciamo dagli stretti confini di Instagram e cerchiamo di osservare il panorama digitale nella sua ormai irraggiungibile completezza.
Troppi contenuti? Troppa standardizzazione e omologazione? Troppa cieca semplificazione? Troppa velocizzazione del tempo?
E se mentre il filosofo Umberto Galimberti ci conferma che i giovani d’oggi non vivono più nel tempo, bensì nella velocizzazione del tempo, Riccardo Scandellari ci ricorda, in un suo recente post, che la rete è ormai da tempo satura di contenuti. E aggiunge:
Pubblicare contenuti non ha alcun valore economico, è una perdita secca, a meno che questi contenuti non vengano condivisi e valorizzati da un piccolo o grande pubblico che li ritiene utili e interessanti.
Riccardo Scandellari
Troppi contenuti significa anche meno attenzione per tutti, meno reach organica per tutti, più costi delle promozioni, maggiore competizione.
Un nuovo concetto di marketing
La domanda allora diventa la seguente: quanti e quali contenuti devo oggi essere in grado di produrre per raggiungere, interessare e coinvolgere il mio pubblico di riferimento?
Solo ragionando in questi termini è possibile ritagliarsi ancora uno spazio digitale di una certa rilevanza. Solo capendo che non posso dire tutto a tutti sempre, ma che devo dire alcune cose, a pochi, in determinate situazioni. E devo farlo per tanto tempo.
È dunque necessario rinnovare il concetto di marketing, cambiando l’approccio dai grafici che necessariamente non possono più continuare a salire, a una visione più ampia, coerente, coesa, progettuale e lungimirante, capace di comprendere e valutare metriche molto specifiche, impattanti su pubblici sempre più definiti.
In questa pausa natalizia ho letto il bel volume di Yuval Noah Harari, 21 Lezioni per il XXI secolo.
Qui ho ritrovato ulteriori spunti di riflessione utili a comprendere come stia cambiando il mondo che ci circonda e come ormai lo sviluppo digitale e quello tecnologico viaggino a ritmi talmente serrati che ne rendono impossibile la comprensione da parte dell’individuo.
Il mondo è composto da vecchi umani e da poche aziende tecnologiche che sviluppano frenetiche rivoluzioni.
I contenuti, anche per adattarsi alle attuali necessità temporali, si fanno ogni giorno più numerosi, ma anche più sintetici, semplici, per un certo verso poveri.
Gli esseri umani preferiscono pensare in termini di storie piuttosto che di fatti, numeri o equazioni, e più semplice è la storia, tanto meglio è.
Yuval Noah Harari
L’errore principale sta nel rincorrere le evoluzioni del mercato trascurando il concetto fondante di rilevanza dei contenuti.
La rilevanza non ha tempo. Se non interessi, se non coinvolgi, non esisti. La viralità di un contenuto è sempre più una chimera irraggiungibile. L’emozionalità, ancora ritenuta la chiave di un possibile successo, deve colpire le persone giuste al momento giusto con il messaggio giusto. Nulla di più difficile.
Il singolo contenuto non può più nulla. Una coerenza comunicativa fatta di qualità, persistenza e costanza è forse l’unica soluzione possibile oggi.
Guarda questo mio umile post, pensa a come sarebbe piccolo e indifeso, irrilevante, inesistente, se fosse da solo. Se acquista un qualche piccolo valore è solo perché inserito in contesto che comprende centinaia di altri contenuti tematizzati, costruiti negli anni e diffusi su canali specifici che si rivolgono a un pubblico coerente.
Ma non perdiamo le speranze
Anche tu che fai vino oggi, che lo produci per venderlo ai tuoi clienti storici ma anche ai nuovi millennial, che lo comunichi in rete attraverso uno sforzo che spesso ti sembra scarsamente premiato, non puoi ignorare questi concetti e nemmeno il contesto storico e sociale nel quale si inseriscono.
L’obiettivo è, ogni giorno di più, quello di conoscere sempre meglio il proprio pubblico per offrirgli qualcosa che abbia un reale valore.
Ecco perché la sfida principale è diventata la comprensione, anche se magari comunque illusoria, dell’oggi, più che l’impossibile previsione del domani.
Fonte: socialbakers.com – skande.com
Questo post contiene alcune informazioni che spero possano esserti d’aiuto concreto. Se vorrai condividerlo ne sarò felice.
Nel caso in cui necessitassi di ulteriori approfondimenti o desiderassi contattarmi per una consulenza, puoi farlo tramite la chat Messenger o scrivendo a andreamarc79@gmail.com
2 Responses
Interessante e utile come sempre! Grazie!
Grazie a te Dario!