Grazie all’esperienza personale da una parte, e all’osservazione di come comunicano online le aziende del vino dall’altra, stilo la mia lista delle cose in cui credo oggi (quelle che ritengo funzionino meglio) e di quelle in cui ormai non credo più.
La lista che segue non è certamente esaustiva. Tra le molte cose, genericamente digitali, in cui credo (e le altrettante in cui non credo) ne ho scelte 4 per parte, che penso possano essere particolarmente interessanti per te che fai vino e lo vuoi comunicare attraverso ambienti e strumenti web.
In cosa credo
Facebook (nonostante la crisi)
Secondo uno studio del Pew Research Center (istituto statunitense che fornisce informazioni su opinione pubblica e andamenti demografici), solo il 51% degli individui americani di età compresa tra i 13 ei 17 anni afferma di usare Facebook. Il drammatico crollo, dal 2015, è ben del 71%.
A Facebook i giovani adolescenti statunitensi preferiscono YouTube, Instagram o Snapchat, piattaforme più snelle, verticalizzate su tipologie ben specifiche di contenuto, meglio incasellate e incasellabili rispetto al pachiderma onnisciente Facebook.
Il vino però è un ambito che gode di una consapevolezza tardiva. La curiosità per il nettare di bacco sorge solitamente dopo qualche anno di incontrollate sbronze, quando i gusti si affinano e la curiosità favorisce la voglia di imparare e di conoscere.
E se è indubbiamente vero che un’azienda del vino deve saper guardare anche a quel domani in cui i giovani bevitori di oggi diventeranno appassionati acquirenti ed evangelisti dei propri vini, è altrettanto vero che lo stesso vino deve trovare già oggi consumatori pronti e disponibili a comprenderne a pieno il valore.
Per questi motivi Facebook è ancora un ambiente interessate per il mondo del vino, e questo anche perché permette una targetizzazione del pubblico ancor oggi impensabile su altri social network.
Tutto questo con i nonostante del caso, che non sono pochi:
- nonostante l’esodo dei più giovani
- nonostante i problemi etici, sociali, tecnici, di privacy e di controllo dei dati
- nonostante i repentini aggiornamenti del proprio algoritmo
- nonostante il fatto sia oggi quasi impossibile raggiungere una buona percentuale del proprio pubblico senza ricorrere a promozioni e sponsorizzazioni
Non smetterò di di ripetere che Instagram è per me oggi, soprattutto in rapporto al mondo vino, il canale più interessante, dinamico, coinvolgente che si possa trovare.
Poche possibilità chiare e ben distribuite in piattaforma, ambiente poco dispersivo, aggiornamenti costanti e, almeno sino ad ora, perfettamente centrati.
Aggiungo una suggestione che reputo interessante. Non ho al momento dati a supporto ma, da quello che concretamente e direttamente evidenzio, ti posso assicurare che le persone in Instagram non sono affatto spaventate da testi anche lunghi e strutturati, anzi. Leggono e commentano ben volentieri le descrizioni articolare a supporto delle immagini caricate.
Non avere dunque timore a scrivere e raccontarti in Instagram. Non limitate i tuoi post a un nero e spesso asettico elenco di hashtag, corredati (nella migliore delle ipotesi) da una sorta di titolo o descrizione breve. Lanciati pure in testi più strutturati e narrativi e usa gli hashtag solo a conclusione di ciò che vuoi dire e trasmettere, la loro funzione primaria resta quella legata all’indicizzazione e alla diffusione del contenuto.
Il contenuto è il re, l’hashtag solo un efficiente messaggero.
Su Instagram preferisco non dilungarmi oltre, navigando questo blog troverai più di un post dedicato a questo canale.
YouTube
Qui stiamo parlando forse dell’unica piattaforma che, pur rimanendo ormai da molto tempo uguale a se stessa, non ha sofferto reali flessioni o esodi, ed è riuscita a mantenere alto il livello di presenza e partecipazione del proprio pubblico.
Una piattaforma verticale per i contenuti video, il secondo motore di ricerca più grande della rete.
Questo non significa che non vi siano stati problemi o incidenti di percorso, dalla crisi della pubblicità ai goffi tentativi di integrazione con Google Plus, per citarne un paio.
Nonostante questo, e nonostante i cambiamenti apportati da social network più freschi e giovani, YouTube resiste e rimane la piattaforma di riferimento per i contenuti video intesi in accezione professionale o amatoriale semi professionale.
La presenza in YouTube e la crescita di un canale non sono cose semplici. Serve costanza, frequenza e, soprattutto, qualità. Qualità nelle riprese, nel montaggio, nel suono, qualità nei contenuti e nelle idee. Distinguersi non è facile e infatti in pochi riescono in questo compito.
Jordan Vineyard & Winery, azienda vinicola di Sonoma di cui ho già avuto modo di parlare in precedenti post, è il perfetto esempio di una cantina che ha attivato e porta avanti una strategia video su YouTube che gli ha permesso, ad oggi, di raggiungere gli oltre 16.500 iscritti al canale.
Il Mobile
Credo che ogni sforzo progettuale in abito web o digital, debba essere oggi primariamente concentrato sui dispositivi mobili, soprattutto sullo smartphone.
Dalle ricerche agli acquisti, dalle indicazioni stradali alle informazioni meteo, dalle recensioni alle conversazioni sulle app social, fino alla ricerca di spunti, idee, informazioni in movimento, su un territorio, a piedi, in bicicletta, in auto, siamo sempre connessi e sempre con il nostro smartphone.
Chi oggi ancora non possiede un sito ottimizzato smartphone, non possiede un sito.
I numeri parlano chiaro, la maggior parte del traffico proviene da mobile perché è lo smartphone che abbiamo sempre con noi, in ogni momento della giornata.
Ecco che il mobile diventa la prima scelta, con quel Mobile First che non vuole essere discriminatorio (alla Trump), ma semplicemente rafforzativo di un’abitudine ormai consolidata.
Se ha intenzione di rinnovare il sito web della tua cantina, o di progettarne uno nuovo, pensa prima di tutto a come sarà fruito da mobile, perché è così che lo vedrà e lo navigherà la maggior parte dei tuoi visitatori.
In cosa non credo più
Google Plus
Sono stato uno di quelli che ci ha creduto davvero.
All’inizio mi sono iscritto e lanciato nella mischia delle cerchie. Poi ho iniziato ad avvertire una certa carenza di partecipazione e di coinvolgimento degli utenti, riscontrando interazioni minime con i post che proponevo.
Ma qualcuno sosteneva che poteva essere di qualche utile dal punto di vista SEO, senza entrare in ulteriori e convincenti argomentazioni.
Forte di questa speranza ho resistito e, fino a una settimana fa, ho sempre condiviso i post di questo blog anche su Google Plus.
Ma di fronte al calo constante di like, commenti o altro, e alla mancanza di prove o conferme che postare su Google Plus porti qualche beneficio lato SEO, ho deciso di non dare seguito alla condivisione di post su questa piattaforma.
Non ho dunque nessun motivo valido e dimostrabile, per consigliare a un’azienda del vino una presenza costante e strutturata in Google Plus oggi. Ovviamente generalizzo, e ovviamente non nego che per altri ambiti possa rivelarsi interessante, ma sfido chiunque ad affermare che la comunicazione del mondo vino oggi passa da questo social medium.
Per tutto il resto, Google rimane una realtà imprescindibile in rete. Approfondisci questo spunto con il mio post che ti spiega perché devi considerare Google nelle tue strategie digitali.
La SEO delle parole chiave
La SEO è cambiata molto nel corso di questi frenetici anni digitali.
L’argomento è troppo ampio per essere compreso in queste poche righe, e non è mia intenzione entrare nel merito di dinamiche complesse come quelle legate al posizionamento nei motori di ricerca.
Quando la SEO era, per molti ma fortunatamente non per tutti, un giochino di parole chiave utile a scalare le posizioni nei motori di ricerca, fare ottimizzazione possedeva un significato intimamente legato al codice di sviluppo, ai contenuti e ai link.
Oggi, contenuti, codice e link continuano a valere, ma si sono messi in mezzo i concetti di usabilità, accessibilità ed esperienza, il mobile, i social network, la multicanalità, i big data e quant’altro, a complicare il panorama.
In questo nuovo e più articolato mondo, le parole chiave sono insufficienti se non addirittura estinte. Ciò nonostante sento ancora qualcuno parlare di parole chiave in relazione al posizionamento organico, approccio che ritengo davvero miope e a tratti sostanzialmente errato, preferendo discutere di obiettivi e strategia, valutando in questo modo se e quanto può essere utile spingersi nei meandri di un’ottimizzazione organica che davvero non possiede più i limiti e i confini di un tempo.
Snapchat (con riserva)
Per evitare fraintendimenti, chiarisco subito che sono un fan di Snapchat (pur non usandolo in modo attivo), perché sono convinto che rappresenti, per i più giovani, l’unica vera alternativa oggi allo strapotere del regno di Zuckerberg (che, ti ricordo, comprende Instagram).
Detto questo, e riallacciandomi a quanto scrivevo poco sopra circa Facebook, ritengo che il pubblico che al momento utilizza Snapchat con una frequenza tale da definirsi affezionato, non sia particolarmente interessante se sei un vignaiolo e, a maggior ragione, se sei un vignaiolo nel nostro bel paese.
Non consiglierei, se non in rari e assolutamente individuali casi, una strategia digitale in Snapchat a un’azienda del vino italiana. E questo perché penso non vi siano i presupposti per cavarci qualcosa di realmente e concretamente interessante a livello di reputation o di business.
In questo senso Snapchat resta davvero una faccenda per pochi brand, brand capaci di parlare lo stesso linguaggio dei giovani che la utilizzano, capaci di creare contenuti interessanti e creativi, capaci di coinvolgere utilizzando dinamiche e sintassi completamente differenti rispetto ad altri canali social.
Twitter (in Italia)
Sono, e resto, un fan di Twitter (dove sono presente e attivo ma in una logica maggiormente proiettata all’ascolto ultimamente).
Trovo che sia ancora una bella piattaforma, con un’identità ben precisa, caratterizzante. Trovo anche che sia viziata da un mancato aggiornamento logico, concettuale e strutturale che la rende un filo troppo statica rispetto ad altre piattaforme sociali.
Mentre a YouTube ha fatto bene rimanere fedele a se stesso, non posso dire la stessa cosa per Twitter. Un’evoluzione è richiesta ormai a gran voce dalla community di utenti attivi, e i tiepidi e poco convincenti mutamenti (come l’aumento del numero di caratteri per tweet) non hanno certo avuto la forza di un rinnovamento auspicato e non ancora giunto.
Twitter soffre, ormai da tempo, ma resiste, anche se nessuno sa dire ancora per quanto.
In Italia poi non è un canale che ha mai preso piede davvero (dai un occhio all’infografica sotto riportata e cerca l’Italia).
Gli Stati Uniti sono terreno fertile per utenti Twitter, e penso che in questa accezione specifica possa rivelarsi interessante e utile. Se si hanno rapporti o partner commerciali con gli Stati Uniti, se si ha intenzione di penetrare un mercato come quello statunitense, forse allora avere un account Twitter e usarlo al meglio (in lingua inglese) per comunicare i propri valori, potrebbe rivelarsi una mossa azzeccata per un’azienda del vino.
Conclusione
Vorrei trarre una sorta di morale da questo elenco di “buoni e cattivi”. La generalizzazione è figlia della semplificazione, che a volte è necessaria per osservare meglio fenomeni di una certa ampiezza.
Dall’elenco che ho voluto condividere con te oggi, non voglio passi il messaggio che le prime 4 cose le devi per forza fare, mentre dalle seconde 4 devi stare alla larga.
Quello che vorrei trasmetterti è il fatto che esistono oggi ambienti e opportunità più adatti a una comunicazione digitale del vino, mentre altri che non lo sono ancora o non lo sono più.
Tutto poi si gioca sul singolo caso e su specifici obiettivi. La prossima volta che qualcuno arriverà a proporti Snapchat non sbattergli la porta in faccia, ma pretendi di sapere perché proprio questo canale, con che obiettivi e con quali modalità di misurazione dei risultati.
Fonti: www.pewinternet.org – www.theguardian.com – www.statista.com
Questo post contiene alcune informazioni che spero possano esserti d’aiuto concreto. Se vorrai condividerlo ne sarò felice.
Nel caso in cui necessitassi di ulteriori approfondimenti o desiderassi contattarmi per una consulenza, puoi farlo tramite la chat Messenger o scrivendo a andreamarc79@gmail.com